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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 27 febbraio 2017

Prima di volere l'eutanasia, consiglio a tutti di leggere queste parole



Cari amici ed amiche,

invito tutti a leggere queste parole:

"Chi non è sano e degno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino. Qui, lo Stato nazionale deve fornire un enorme lavoro educativo, che un giorno apparirà quale un'opera grandiosa, più grandiosa delle più vittoriose guerre della nostra epoca borghese".

Sapete chi scrisse queste parole?
Queste parole furono scritte da Adolf Hitler, nel suo "Mein Kampf".
Con queste parole, egli giustificò e favorì quell'abominio che portò alla morte di tante persone con disabilità.
Ora, io rispetto la vicenda del dj Fabo, il quale ha scelto di morire in Svizzera con il suicidio assistito, ma dico anche che l'eutanasia non è la soluzione del problema.
Prima di tutto, non sarebbe corretto chiamare quella pratica "eutanasia" ma "suicidio assistito".
In questo senso, gli svizzeri sono stati più corretti, perché hanno chiamato quella pratica "suicidio assistito" e non "eutanasia".
L'eutanasia, pardon il suicidio assistito, non è la soluzione.
Il problema vero è che questa pratica nasce dall'idea secondo cui un malato terminale o una persona con gravi disabilità non è più utile alla società.
Questo aspetto non differisce molto da quello che capitava nella Germania nazista.
L'unica differenza sta nel fatto che nella Germania nazista l'eutanasia veniva imposta mentre in questa nostra società viene caldeggiata e definita come "soluzione" di molti problemi del malato e dei suoi cari.
In realtà, questa è solo apparenza.
L'idea secondo cui il malato terminale o l'invalido non è un elemento dignitoso per la società è ancora presente.
Cambia solo la forma.
Al malato viene fatto credere di essere inutile e quindi spinto (di fatto) a scegliere la morte.
Non è così che funziona in una società civile.
Ai malati vanno proposte alternative come, per esempio, le cure palliative.
Soprattutto, però, si deve fare capire ai malati che essi hanno una dignità e che possono anche contribuire alla nostra società.
Serve una battaglia culturale.
Cordiali saluti.



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