Cari amici ed amiche,
questo è il brano che è stato letto nella messa vespertina di questa sera (a cui io ho partecipato) e che sarà letto domani:
"Dal libro degli Atti degli Apostoli, capitolo 4, versetti 32-35.
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.
Parola di Dio".
Queste parole mi ricordano quello che aveva detto una volta l'ex-presidente della Camera e leader comunista Fausto Bertinotti.
Bertinotti aveva paragonato il comunismo al primo Cristianesimo, facendo un discorso ben pronunciato.
Ora, questo paragone non è corretto.
Certamente, i primi cristiani misero in comune i loro beni.
Essi lo fecero perché erano poveri.
La Chiesa si mosse sempre per la carità e così essa fa ancora oggi.
La Chiesa di allora si mosse così per necessità.
Successivamente, nella Chiesa entrarono anche i ricchi.
Questi si dedicarono ad opere di carità ma non rinunciarono alle loro proprietà
Quello che vogliono fare capire è che il Cristianesimo non è contro i ricchi o la proprietà privata in quanto tali.
Il comunismo, invece, si fonda sull'odio contro i ricchi e sull'invidia sociale.
Cordiali saluti.
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