Rai non più di tutti

Come riporta un articolo di Antonella Piperno su "Panorama", che è intitolato "Dopo nani e ballerine i Rai ecco i burattinai", la nostra TV pubblica non è più la TV di tutti ma di una certa parte politica.
Il caso del contratto a Fabio Fazio e l'oscuramento della trasmissione di Massimo Giletti sono la dimostrazione di ciò.
L'articolo è un intervista a Michele Anzaldi, segretario della Commissione di vigilanza Rai.
Egli denuncia il fatto che in quell'azienda siano gli agenti delle star a dettare legge.
Egli ha citato personaggi come Lucio Presta, Fernando Capecchi e Beppe Caschetto e ritiene che la loro influenza sia da limitare.
La sua proposta sarà votata in Parlamento ed è un atto contro il conflitto d'interessi che, se passerà, servirà a fare sì che la Rai sia costretta a ridimensionare gli agenti, le società di produzione e le cordate.
I personaggi trainano i loro colleghi di scuderia e spesso intervistano coloro che lavorano per la concorrenza nei  loro programmi, come nel caso di Fabio Fazio che ha intervistato Alessia Marcuzzi.
Con questo nuovo atto, se esso passerà, Fabio Fazio potrà diventare socio della società Magnolia ma non potrà più proporla come controparte alla Rai per i suoi programmi e Capecchi non potrà più riempire di suoi personaggi "Tale e quale show" e se Roberto Benigni vorrà fare un programma su Dante Alighieri non potrà più produrlo con la sua società.
Va ricordato che la Rai è una TV pubblica pagata da noi.
Quindi, serve una riforma che tagli certi sprechi.
La Rai deve essere di tutti.