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domenica 16 luglio 2017

La questione della mafia

Qualcuno mi taccia di fare "apologia della mafia" e di mancare di rispetto alla memoria dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per il fatto di sostenere che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa sarebbe da abolire o per la mia posizione sul caso Dell'Utri.
Oggi, ho visto su "Canale 5" il film dedicato a Paolo Borsellino, il cui anniversario della morte sarà tra quattro giorni.
Da qui mi viene in mente una riflessione.
Non voglio fare un racconto storiografico. Quello lo farò e potrei farlo sulla rivista "La Civetta", con cui collaboro.
Un reato del genere si potrebbe applicare con delle istituzioni che funzionano bene.
Le istituzioni che funzionano bene sono quelle che non strozzano i cittadini con le tasse, che non li mortificano con una burocrazia prolissa e macchinosa e che non sperperano soldi pubblici in spese inutili.
Le istituzioni che funzionano bene sono quelle con una giustizia efficiente e che garantisce la certezza della pena e quella del diritto.
Le istituzioni che funzionano bene tutelano il cittadino.
Purtroppo, qui in Italia (e quindi in Sicilia) non sempre è stato così.
La mafia è di fatto una sorta di istituzione concorrente rispetto alle istituzioni legittime.
Se queste ultime sono forti, sono rette da persone integre e funzionano bene, la mafia è sotto controllo.
Anzi, essa è praticamente perdente.
Se le istituzioni sono deboli, invece, la mafia vince, sia colpendo chi cerca di opporsi sia infiltrandosi in esse come un cancro che attacca i tessuti circostanti.
Il caso di Falcone e Borsellino fu eclatante.
Essi furono sì uccisi dalla mafia ma (come sostiene qualcuno) nelle istituzioni ci furono dei "Giuda" che ne propiziarono le morti.
Non ci sono vie di mezzo.
A fronte di ciò, cosa deve fare un cittadino?
Un cittadino (che magari è sposato e con figli) cosa deve fare quando le istituzioni non funzionano e (magari) sono anche infiltrate dalla mafia?
Se le istituzioni non tutelano il cittadino, quest'ultimo rischia di essere costretto a dovere cedere di fronte ad una mafia che si presenta come "istituzione".
Come ci si deve con un cittadino costretto a collaborare con la mafia?
Anche pagare il pizzo è dare un contributo alla mafia?
Lo si deve punire e stigmatizzare o lo si deve aiutare, perché non sia più costretto a pagare il pizzo?
Si deve cambiare mentalità.
Si deve capire che la mafia è a tutti gli effetti un'"istituzione contro le istituzioni"  (cosa che Falcone e Borsellino seppero) e cercare di fare una battaglia culturale per fare capire ciò.
Facendo ciò si fa sì che le istituzioni funzionino bene.
Inoltre, si deve assolutamente evitare che la lotta alla mafia sia gettata nel tritacarne della lotta politica.
La lotta alla mafia è cosa di tutti e creare divisioni su questo tema è controproducente.
Quando si capirà ciò, tutti potremo andare a testa alta e dare alla mafia il colpo del KO.


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