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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 10 aprile 2016

Stanno uccidendo la Chiesa?




Cari amici ed amiche,

vi invito a leggere un articolo di "Maurizio Blondet & Friends" che è intitolato "La "dolce morte" della Chiesa".
Dell'articolo, io riporto questo stralcio:

"Geniale astuzia gesuitica. Se non altro, bisogna dargliene atto. Con l’esortazione apostolica sulla famiglia è riuscito a catturare e calamitare su di sé l’attenzione universale, compresa quella di chi lo detesta. Tutti col fiato sospeso in attesa che scoccasse la fatidica ora. Mai la pubblicazione di un documento del Magistero aveva provocato tanta suspense ed era stato atteso con tanta trepidazione, seppure di segno diverso a seconda degli schieramenti. Che si sia d’accordo o meno, una simile ansia, da sola, ha comunque conferito al documento una risonanza enorme a livello mondiale, fuori e dentro la Chiesa. Non c’è che dire: un altro colpo da maestro nella strategia di manipolazione collettiva di cui tutti, nolenti o no, siamo inevitabilmente vittime – forse, come potremo verificare nei prossimi mesi, il colpo più devastante degli ultimi tre anni.I commenti, in senso favorevole o contrario, saranno d’obbligo e si moltiplicheranno a dismisura su siti e testate di ogni orientamento, continuando a tenere incollato l’interesse di tutti su un testo che, secondo l’ormai collaudata tecnica, non contiene dichiarazioni che contraddicano nettamente il deposito della fede, ma insinua l’eresia sotto forma di mantra ossessivi: accoglienza, inclusione, misericordia, compassione, inculturazione, integrazione, accompagnamento, gradualità, discernimento, coscienza illuminata, superamento di schemi rigidi o sorpassati… Chi può contestare una tale esortazione alla (apparente) carità evangelica senza passare per un ottuso e insensibile difensore di dottrine astratte, formulate in modo non più compatibile con la situazione odierna? Se – a quanto si afferma – il matrimonio cristiano (che i nostri genitori, nonni e bisnonni hanno normalmente vissuto, pur con tutti i loro limiti e sforzi) è un ideale cui tendere e non più la vocazione ordinaria del battezzato, elevata e fortificata dalla grazia, chi siamo noi per giudicare famiglie ferite situazioni complesse?".

L'articolo è molto critico verso Papa Francesco.
Ora, faccio una mia riflessione.
In primo luogo, vorrei ricordare che i gesuiti sono stati tra coloro che hanno difeso più di tutti la cattolicità nel mondo.
In secondo luogo, il problema della Chiesa di oggi non è certo rappresentato dal dialogo con gli altri cristiani o con altre religioni, in primis l'Ebraismo.
Certo, dovrebbero prima di tutto dialogare le persone.
Inoltre, tra cristiani non ci deve essere discordia.
Il vero problema è che, come scrisse il grande professor Plinio Correa de Oliveira, la Chiesa di oggi è un campo di battaglia tra quella che il grande pensatore cattolici brasiliano definì "Rivoluzione" e la "Controrivoluzione".
Nella Chiesa di oggi, come in passato, ci sono due schieramenti, uno conservatore ed uno progressista.
Tuttavia, fino all'elezione di Papa Francesco, la Chiesa è rimasta unita perché i Papi che si sono succeduti dal XIX secolo ad oggi hanno sempre agito in maniera sinodale, cercando una sintesi tra le varie posizioni, ovviamente nel rispetto della tradizione della Chiesa.
Con Papa Francesco qualcosa è cambiato.
Questo Papa prende posizione in modo netto e riguardo a certi temi, come l'immigrazione e l'ambiente, egli ha preso posizione in modo netto e senza tenere conto proprio di un'idea sinodale, basandosi più sulla sua idea di società che non tenendo conto della realtà dei fatti.
Il risultato?
Il risultato è che oggi tanti hanno l'impressione che il Papa sia più un capo politico che non il successore dell'apostolo San Pietro.
Questo rischia di dividere la Chiesa.
Ora, qualcuno mi dirà: "Tu non sei più cattolico perché metti in discussione il dogma dell'Infallibilità del Papa".
Qui casca l'asino.
Vi invito a leggere l'articolo di Tommaso Scandroglio su "Il Foglio" che è intitolato "Come criticare il Papa senza essere eretici".
Vi riporto l'articolo tout court:

"Il Papa, qualsiasi Papa non solo l’attuale, deve essere sempre ascoltato senza batter ciglio oppure può essere criticato? Proviamo a verificare cosa dice sul punto la chiesa. La congregazione per la Dottrina della fede nel 1998 elaborò una “Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei”, a firma dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, che delimitava i campi e le modalità attraverso cui l’infallibilità petrina si esprime. Solo in alcuni ambiti e unicamente nell’osservanza di precise condizioni è impegnata l’infallibilità del Sommo Pontefice e dunque i relativi asserti sono assolutamente vincolanti per tutti i cattolici e non criticabili perché in tali assunti non ci può essere nascosto nessun errore dottrinale. Va da sé che al di fuori di queste materie e condizioni il Papa non è infallibile e dunque può sbagliare. Ad esempio ciò che dice un Papa in un’intervista non impegna la sua infallibilità. Ciò naturalmente non significa che tutto quello che ha detto sia opinabile.

Ma laddove il Papa non è infallibile può essere criticato? In altri termini: il fedele ha un diritto di critica? Il Catechismo della chiesa cattolica impone obbedienza al Papa perché seguendo la sua volontà si aderisce a quella di Dio. Ma laddove questa volontà fosse in conflitto con quella divina, l’auctoritas pontificia verrebbe meno, perché ogni potestas – insegna Tommaso D’Aquino – riceve validità dall’ossequio al bene. La suprema legge nella chiesa, si legge nel codice di Diritto canonico, è la salus animarum e il primo balsamo per le anime è la verità a cui è sottomesso lo stesso Vicario di Cristo. Quindi sì obbedienza, ma non papolatria. Infatti il codice di Diritto canonico al n. 212 chiede ai fedeli da una parte obbedienza ai pastori e dall’altra riconosce a loro il diritto di esprimere delle riserve “su ciò che riguarda il bene della chiesa”. Nulla di nuovo sotto il sole. San Paolo criticò Pietro, primo Papa della storia, in merito all’obbligo da parte dei convertiti di sottoporsi al giudaismo: “Quando Cefa venne ad Antiochia mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto” (Gal. 2,11). Il problema sta nel fatto che Paolo riprendeva Pietro per un aspetto pastorale e invece le recenti critiche mosse a Papa Francesco sono anche e soprattutto di carattere dottrinale.

Da qui una seconda domanda: accertato che esiste un diritto alla critica esiste anche un dovere di critica? Anche in questo caso facciamo parlare i documenti della chiesa. Sempre il codice di Diritto canonico al numero già citato afferma che i fedeli possono e devono in alcuni casi manifestare le loro perplessità “salvo restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità delle persone”, o per dirla con il n. 37 della Lumen Gentium, “con verità, fortezza e prudenza, con rispetto e carità verso coloro che, per ragione del loro sacro ufficio, rappresentano Cristo”. Il n. 62 della Gaudium et spes poi indica un atteggiamento di umiltà nel manifestare la propria opinione. Se si tratta infine di coloro che si dedicano alla studio delle scienze sacre il n. 218 del Codice richiede prudenza nell’esprimere il proprio pensiero. In questi passi si rinviene, per chi vuole essere fedele alla chiesa sino in fondo e pienamente cattolico, il criterio per comprendere quale sia lo spazio di manovra del cattolico dubbioso delle parole del Papa. Se io mi sento in dovere di criticare il Pontefice, magari anche a ragion veduta perché noto delle divergenze tra ciò che lui afferma e ciò che invece dichiara il Magistero (esclusiva unità di misura della verità per il cattolico), e lo faccio con il fine di avvalorare la verità, di illuminare i dubbiosi, di far chiarezza sulla dottrina ma poi, nelle circostanze concrete, a queste utilità si sommano altri effetti di carattere negativo come la mancanza di rispetto verso la figura del Santo Padre perché ci si pone di fronte a lui come il più bravo della classe, l’aumento di confusione tra le fila dei cattolici e il disorientamento dei semplici, forse è bene desistere dall’intento censorio proprio a motivo del fatto che le conseguenze negative annullerebbero quelle positive. Mai si deve fare il male, ma a volte è necessario astenersi dal bene per un bene maggiore.

Come non escludere ad esempio che il fronte laicista-relativista approfitti di queste critiche per sostenere che nemmeno il Papa è più credibile dato che ce lo confermano i cattolici stessi? Che il Papa può essere portato sotto processo da tutti dal momento che lo fanno pure i suoi fedeli più osservanti? Che l’importanza del Papa è ormai deteriorata e dunque il suo ruolo ecclesiale deve essere rivisto? Che nemmeno i cattolici si trovano più d’accordo su quale sia la verità dogmatica da seguire?
A tutto ciò si obietterà che anche di fronte a un simile rischio di scandalo è sempre doveroso e preferibile annunciare la verità. Ma se le modalità di annuncio per paradosso danneggiassero la verità stessa? Il rimedio non sarebbe peggiore del male? Non si otterrebbe operando così proprio l’effetto opposto a quello desiderato? Faremmo davvero un bel servizio alla verità? Allora forse la strada è quella della ripresentazione dei contenuti di fede e di morale contenuti nel Magistero ma usando la virtù della prudenza che indica gli strumenti più efficaci per raggiungere lo scopo prefissato. E’ quindi un problema che attiene alle modalità di critica più che al merito della critica stessa. Non è questione di etichetta, bensì concerne il miglior modo di servire la verità.

di Tommaso Scandroglio".


Quando Papa Francesco dice che chi non accoglie gli immigrati non è cristiano, dice solo un suo pensiero.
E' un pensiero legittimo ma per esso non vale certo il dogma dell'Infallibilità.
Esso può essere criticato?
Certamente.
Del resto, la carità si può fare in tantissimi modi.
Pensiamo ai missionari cattolici che vanno nei posti in cui i poveri sono presenti e li aiutano in casa loro.
Quando Papa Francesco ha riconosciuto la Palestina, definendo Abu Mazen un "Angelo della Pace" e deludendo gli israeliani, ha fatto solo un atto politico.
Esso può essere criticato?
E' sicuro.
Da simpatizzante di Israele, io ho criticato questa decisione e non mi pento.
Quando Papa Francesco dice che il "denaro è lo sterco del diavolo" dice un pensiero legittimo ma per esso il dogma dell'Infallibilità non vale.
A mio modesto parere, dire che il denaro è lo "sterco del diavolo" suona un po' come un'ipocrisia, se spacciato per verità assoluta.
Lo esprimo senza volere mancare di rispetto al Santo Padre.
Infatti, cos'è il denaro?
Il denaro è solo carta e metallo a cui viene dato un valore e che viene usato per il commercio.
Semmai, è l'uomo a fare del denaro lo "sterco del diavolo", con la sua ingordigia.
Essere Papa è un privilegio ma è anche una grossa responsabilità.
Il Papa è la pietra su cui Cristo fondò la Chiesa.
Cordiali saluti.








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