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venerdì 29 aprile 2016

Il laicismo fa male anche agli ebrei

Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo de "Il Foglio" che è intitolato "Gli ebrei d’Europa stanno morendo. Di laicità e assimilazione".
L'articolo inizia così:

"L’occasione era quella del settantesimo anniversario della deportazione e dell’annientamento della comunità ebraica ungherese. Trecento rabbini provenienti da quaranta paesi europei si sono così dati appuntamento a Budapest, sotto l’egida del Rabbinical Center of Europe, e alla presenza dei due rabbini capi d’Israele, l’ashkenazita David Lau e il sefardita Yitzhak Yosef.Non si è parlato di antisemitismo, di vandalismo, di attacchi nelle strade di Parigi o di Londra, di violenza spicciola e diffusa in tutto il Vecchio continente. No, il principale pericolo per il futuro dell’ebraismo europeo viene da dentro. Si chiama assimilazione. Secolarizzazione. Laicismo.

L’assorbimento fatale nella cultura dominante, laicista e multiculturalista europea. Secondo l’agghiacciante rapporto del Rabbinical Center of Europe, l’ottantacinque per cento degli ebrei europei è assimilato e ha contratto matrimoni misti; l’ottanta per cento non partecipa più a riti in sinagoga, neppure per la solennità dello Yom Kippur; il settantacinque per cento dei loro figli non beneficia di una educazione ebraica e il novanta per cento degli studenti ebrei non ha alcun legame con la comunità
.".

Il laicismo non fa male solo a noi cristiani ma anche agli ebrei.
Il rifiuto del "dare un riconoscimento pubblico alle dimensioni religiose delle persone".
Purtroppo, l'Europa non è come gli Stati Uniti d'America.
Negli USA, vi è una realtà multiculurale e multireligiosa ma il concetto di laicità è inclusivo.
In poche parole, negli USA non vi è una religione di Stato ma la dimensione religiosa delle persone ha valenza pubblica, tanto da influenzare anche l'elezione del presidente.
In Europa, invece, la religiosità viene tenuta fuori dalla vita pubblica e per certi versi si spinge anche per toglierla dalla vita privata e dalla cultura delle persone.
A risentire maggiormente di questo relativismo sono Ebraismo e Cristianesimo, due religioni a carattere comunitario (per i riti e per certe opere) ma che nel contempo mettono al centro la persona.
Inoltre, l'Ebraismo non fa proselitismo.
Se una persona si converte all'Ebraismo lo fa per sua scelta e perché è stata lei ad interessarsi a quella reliogione.
Il Cristianesimo attecchì in Europa grazie alle predicazioni e all'evangelizzazione di uomini come San Paolo.
Riguardo all'Islam, il discorso è diverso.
Nell'Islam, come scrisse Magdi Cristiano Allam, la comunità viene prima della persona.
L'Islam, inoltre, si impose con mano militare.
Per il musulmano, la divinità (Allah) si fece carta nel Corano, il quale è anche un sistema giuridico.
Il regime laicista europeo non funziona con l'Islam.
Da qui nascono i problemi.
L'Islam funziona di fatto come un'"istituzione parallela" rispetto alle istituzioni europee.
Di fronte al nichilismo culturale dell'Europa, l'Islam si radicalizza.
Per salvarsi, l'Europa deve ritrovare le sue radici, che sono quelle giudaico-cristiane, creando quella "laicità positiva ed inclusiva" che c'è negli Stati Uniti d'America.
Solo così può salvarsi.
Cordiali saluti.




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