l'amico e collaboratore Angelo Fazio mi ha portato all'attenzione questo stralcio di un'intervista fatta al filosofo cattolico francese Rémi Brague (nella foto) da "Il Foglio":
"Tutto dipenderà dai cristiani stessi. Essi sono compiaciuti troppo facilmente del loro status di minoranza; accettano troppo facilmente di essere discreti. Naturalmente in questo sono aiutati dai media, che preferiscono opporsi al cristianesimo o ridicolizzarlo. Annegano il pesce parlando, sempre al plurale, di “religioni” che sono intrinsecamente violente. Dovremmo allora chiederci non solo se il cristianesimo abbia un futuro in Europa, ma se l’Europa possa avere un futuro senza cristianesimo. Senza di esso, ovviamente, la geografia non cambierà, ci sarebbe ancora una regione al mondo da chiamare “Europa”. Ma sarà anche europea?".
Ringrazio Angelo.
Queste domande me le pongo anch'io.
Il problema di questa Europa è il relativismo, l'idea di mettere tutte le religioni sullo stesso piano, senza tenere conto che tra esse vi sono delle differenze.
Per esempio, non si può dire che Islam e Cristianesimo sono eguali.
Il Cristianesimo riconosce in Gesù Cristo il Figlio di Dio, il Messia.
Per l'Islam Gesù è un profeta.
Dunque, qui vi è una differenza abissale.
Inoltre, tra noi cristiani ci sono persone che "in nome dell'accoglienza" tolgono i loro simboli, quasi come se si vergognassero di ciò in cui credono.
Questo non è fare un buon servizio al Cristianesimo.
Ricordo che l'Europa si fece grazie all'intreccio culturale tra l'eredita greco-romana e quella giudaico-cristiana.
Senza questo intreccio, l'Europa non sarebbe mai esistita.
Cordiali saluti.
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