Il lavoro che manca

Sulla rivista "Panorama" vi è un articolo di Michele Tiraboschi (il quale è direttore del Centro Studi "Marco Biagi" dell'Università di Modena e Reggio Emilia) che è intitolato "Non è così che si incrociano domanda ed offerta".
Riporto questo pezzettino dell'articolo:

"Quello che serve a un mercato del lavoro moderno, in linea con quanto proposto dalla legge Biagi, è proprio una rete ampiamente sussidiaria e partecipata dalle parti sociali che metta insieme tutti gli attori al fine di offrire quei servizi di cui i mercati territoriali del lavoro hanno bisogno, a partire dalla formazione e dalla riqualificazione delle persone passando per una vera e propria alfabetizzazione digitale per quei lavoratori che, espulsi dal mercato del lavoro, faticano a rientrarci a causa del gap di competenze maturato negli anni".

Sono perfettamente d'accordo con queste parole.
Anzi, vado oltre, dicendo che la formazione debba essere adeguata alla nuova situazione fin dalle scuole materne.
Ergo, un ragazzo diciottenne dovrebbe conoscere anche almeno una lingua straniera (come l'inglese) e dovrebbe sapere usare bene il computer.
Oggi, queste due cose servono.
La formazione dovrebbe avere anche maggiori collegamenti con il mondo del lavoro, attraverso lo strumento degli stage.
Inoltre, bisogna anche liberalizzare il lavoro.
Certi ordini e certe corporazioni sono anacronistiche ed antistoriche dovrebbero essere soppresse.
Per finire, cosa più importante, serve una politica fiscale che non opprima le imprese.
Le imprese sono tartassate e molti imprenditori debbono scegliere tra il pagare le tasse ed il pagare i dipendenti.
Forse, tagliando le tasse, liberalizzando il lavoro e con una formazione adeguata, le cose cambierebbero.