San Giovanni Paolo II Papa ed il rabbino capo di Roma Elio Toaff nella visita al Tempio Maggiore di Roma del 1986 |
noi cattolici non possiamo essere ignavi di fronte al dramma che si sta compiendo in Israele.
Noi dobbiamo schierarci con Israele e con gli ebrei.
Un riferimento può essere trovato nel sito dei "Cattolici per Israele".
Da questo sito ho trovato del materiale molto interessante.
Il motivo può essere rintracciato nella dichiarazione del Concilio Vaticano II "Nostra Aetate" (1965) che creò un fondamento positivo per una teologia di Israele e del popolo ebraico:
Il motivo può essere rintracciato nella dichiarazione del Concilio Vaticano II "Nostra Aetate" (1965) che creò un fondamento positivo per una teologia di Israele e del popolo ebraico:
- il legame spirituale tra i cristiani e il popolo ebreo.
- che la Chiesa riceve l'Antico Testamento dal popolo d'Israele.
- che la Chiesa “trae nutrimento dalla radice dell'olivo buono (Israele) sul quale è stato innestato l'olivastro, i Gentili” (Rm 11,17-24).
- che Gesù il Messia, con la sua croce, ha “riconciliato ebrei e gentili, facendo dei due un popolo solo in se stesso” (Ef 2,14-16).
- che al popolo ebreo appartiene "l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, le legge, il culto e le promesse, i patriarchi; da essi proviene il Messia secondo la carne" (Rm 9,4-5).
- che gli apostoli e la maggior parte dei primi discepoli erano ebrei.
- che nonostante il fatto che molti ebrei hanno rifiutato Gesù e il Vangelo, “Dio ama gli ebrei a causa dei Padri” e “i Suoi doni e la Sua chiamata sono irrevocabili" (Rom 11,28-29).
- gli ebrei e i cristiani un giorno adoreranno e serviranno il Signore insieme ad una sola voce.
- l'importanza del rispetto reciproco e della comprensione come frutto di uno studio e di un dialogo comune.
- che nonostante “le autorità ebraiche e i loro seguaci abbiano esercitato pressioni a favore della morte di Cristo; comunque ciò che accadde nella Sua passione non può essere imputato contro gli ebrei, indistintamente, viventi a quel tempo, né contro gli ebrei di oggi.”
- che conseguentemente, “gli ebrei non dovrebbero essere considerati come rifiutati o maledetti da Dio, come se tutto ciò scaturisse direttamente dalle Sacre Scritture;” e quindi la Chiesa “stigmatizza l'odio, le persecuzioni, le manifestazioni di antisemitismo rivolte agli ebrei di ogni tempo e provenienti da qualunque persona.”
- che rimane comunque “il peso della predicazione della Chiesa consistente nella proclamazione della croce di Cristo come segno dell'amore universale di Dio e come sorgente da cui scaturiscono tutte le grazie.”
- Nonostante Nostra Aetate abbia fornito un fondamento essenziale a una teologia cattolica positiva di Israele, esso non ha posto niente altro che la struttura di base di questa fondazione, lasciando molte domande senza risposta. Riportiamo di seguito alcuni esempi di tali domande:
- Considerato che i doni di Dio e la chiamata di Israele sono irrevocabili, anche se la maggioranza degli ebrei a oggi non ha ancora accolto il Vangelo, qual é esattamente il ruolo di Israele nel progetto di salvezza di Dio a partire dalla venuta di Gesù il Messia?
- Il grande mandato di Gesù alla Chiesa di “predicare il Vangelo a ogni creatura” (Marco 16,15) rimane valido, in particolare nei confronti del popolo ebreo dal momento che il Vangelo é "potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, prima per il giudeo e poi per il gentile" (Rm 1,16). Come può la Chiesa manifestare fedelmente la sua chiamata missionaria nei confronti del popolo ebreo nel rispetto, nella delicatezza, nell'amore, attenta a non ripetere i riprovevoli abusi commessi nel passato?
- Come possono gli ebrei che incontrano Gesù il Messia e trovano la pienezza della verità nella Chiesa Cattolica continuare a vivere e a esprimere la propria identità ebraica come ebrei cattolici ?
- Come possono i cattolici di origine ebraica relazionarsi alla Torah e all'osservanza dei suoi comandamenti?
- Supposto che i doni e la chiamata di Israele da parte di Dio sono irrevocabili, uno dei doni più fondanti è la terra di Israele – un dono che non è mai stato revocato dal Nuovo Testamento. Qual è il significato della terra di Israele oggi e del recente ritorno del popolo ebreo nella terra dei loro antenati?
Ora, io vorrei dire un'altra cosa.
A prescindere dalla conversione degli ebrei al cattolicesimo, va detto che il discorso del Messia è aperto.
Ora, gli ebrei aspettano ancora oggi il Messia.
Noi cristiani (e cattolici) aspettiamo il ritorno del Cristo, la parusia.
Qui salta fuori una mia "provocazione": non è che il nostro Cristo che tornerà con la parusia possa essere quel Messia che gli ebrei, nostri fratelli maggiori, aspettano tanto?
Il nostro Cristo della parusia sarà sì il Gesù Cristo che si fece mettere in croce sul Golgota ma Egli tornerà come Giudice e giudicherà vivi e morti.
Questo viene recitato da noi quando facciamo la nostra professione di fede durante la Santa Messa.
Sarà esattamente come il Messia ebraico.
Questo avvicina molto gli ebrei e noi cristiani e crea, invece, una divisione rispetto all'Islam.
Possiamo dire che tra noi e gli ebrei c'è un rapporto di "discendenza".
Per noi i libri della Torah sono il Vecchio Testamento, quella che parla dell'Antica Alleanza tra Dio ed il patriarca Abramo.
Per noi riconosciamo in Isacco e in Giacobbe i nostri patriarchi, esattamente come gli ebrei.
Anche tre dei quattro Vangeli (i Vangeli secondo San Matteo, San Marco e San Luca) hanno una forte connotazione ebraica.
Quando insegna a pregare con il "Padre nostro", Gesù si rifà ad una preghiera ebraica del kaddish, una delle più antiche preghiere ebraiche che si recita in presenza del Minian composto da dieci ebrei maschi che abbiano compiuto la maggiore età religiosa, 13 anni.
Anche altri libri del Nuovo Testamento, come quello dell'Apocalisse di San Giovanni deve molto alle tradizioni ebraiche, specie nell'uso dei numeri.
Inoltre, la nostra Cena Eucaristica si rifà alla cena della Pasqua (Pesach) ebraica.
Senza Ebraismo non può esserci Cristianesimo.
L'Islam, al contrario, ha un rapporto "collaterale" rispetto all'Ebraismo e al Cristianesimo.
Esso ha nozioni della tradizione giudaico-cristiana ma in fondo è qualcosa di diverso.
Infatti, noi e gli ebrei riconosciamo in Isacco il nostro patriarca.
Isacco nacque da Abramo e da sua moglie Sara.
Gli islamici, invece, riconosco nel suo fratellastro Ismaele (figlio di Abramo e della schiava Agar) il loro patriarca.
Inoltre, per gli islamici le vere città sante sono La Mecca e Medina
Anche Gerusalemme è per loro molto importante (poiché secondo la loro tradizione il loro profeta Maometto andò lì in una notte) ma le due città principali sono La Mecca e Medina.
Per noi e per gli ebrei, invece, il fulcro Gerusalemme.
Inoltre, vi è la posizione di Gesù Cristo.
Per noi cristiani Gesù Cristo è il Messia.
Egli è Alfa ed Omega, Inizio e Fine di tutto.
Quindi, dopo di lui non può esserci nessuno.
Per i musulmani, invece, Gesù è un profeta.
Lo considerano molto importante ma non un Messia per come lo intendiamo noi e, soprattutto, per loro dopo di lui c'è Maometto.
Questo cozza con il principio che ho enunciato prima.
Inoltre, per i musulmani Gesù non morì sulla croce ma venne sostituito da un'altra persona, per intervento divino.
Questo cozza con il principio secondo cui il Gesù si sacrificò per la nostra salvezza.
I musulmani dicono che alla fine dei tempi si vedrà se Gesù sarà il Messia o meno.
Questo però, è incoerente, poiché il Messia è l'Alfa e l'Omega e i musulmano già dicono che dopo Gesù venne Maometto.
Noi cristiani ci dobbiamo schierare con Israele.
Il motivo è semplice: Israele garantisce ai cristiani il diritto di celebrare il culto.
Per noi cristiani Dio si fece carne in Cristo Gesù.
Per i musulmani, Dio si fece carta nel Corano.
Ora, l'Islam non ha una Chiesa stabile e la fede è affidata a laici.
Questo fa sì che si dia un'interpretazione letterale del Corano.
Ciò comporta il rischio che tutto quello che non è giudicato pienamente conforme rispetto al dettame del coranico sia visto male.
In alcune sue sure, il Corano incita alla punizione di chi non è fedele al suo dettame.
Queste sono parole di Magdi Cristiano Allam, un ex musulmano.
Israele è l'unica garanzia per i cristiani presenti in Gerusalemme e nella zona.
Inoltre, quello ebraico fu il popolo di Gesù.
Questo ci deve motivare ancora di più a sostenere Israele.
Am Chai Israel!
Cordiali saluti.
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