Cari amici ed amiche,
leggete l'editoriale del direttore di "Panorama" Giorgio Mulè (nella foto) che è intitolato "Le Brigate nere del voyeurismo giudiziario".
Dell'editoriale è interessante la parte che recita:
"Lo dico con assoluta certezza: sono stati anni di piombo. Anni putridi, in cui nel nome della superiore necessità di distruggere quel nemico personale e politico chiamato Silvio Berlusconi, s’è sparato ad alzo zero come negli anni più bui della Repubblica.
Non abbiamo sentito il rimbombo dei colpi di P38 ma abbiamo sulla nostra pelle le cicatrici di micidiali pallottole di carta mentre le molotov sono state sostituite da vergognose serpentine televisive. E d’altronde l’humus quello era. Quello, cioè, di un gruppo di reduci del ’68 che occhieggiavano alla lotta armata senza impugnare una pistola perché tanto a fare il lavoro sporco ci pensavano i poveracci della classe proletaria. È il loro "stile", che inizia col lurido manifesto contro il commissario Calabresi dopo la morte di Giuseppe Pinelli. Venne pubblicato per tre settimane di fila dal settimanale L’Espresso nel giugno del 1971, meno di un anno dopo Luigi Calabresi veniva ucciso dalla manovalanza di Lotta continua su incarico dell’ideologo del gruppo Adriano Sofri.
Quel manifesto agghiacciante che "ricusava" la legge e bollava come "torturatore" il commissario lo firmarono in 757 (andatevi a leggere chi lo sottoscrisse e vi sembrerà di partecipare a una riunione di redazione del gruppo L’Espresso). Non è stato perciò sorprendente, per me, leggere la scorsa settimana su L’Espresso un articolo che dava conto di una intercettazione telefonica del luglio 2013 tra me e Marina Berlusconi della quale ignoravo l’esistenza non essendomi mai stata consegnata dai signori magistrati. Ma all’Espresso, ribadisco, lo stile impunito della casa è questo. Che permette, nonostante una diffida legale, la pubblicazione di un atto penalmente irrilevante qual è questa conversazione tra il direttore e il suo editore, non indagato, in un procedimento comunque archiviato ben quattro mesi fa. Una barbarie assoluta. La cui presunta rilevanza pubblica viene giustificata meschinamente ai propri lettori con il bla bla politico che vuole Marina Berlusconi prossimo leader del centrodestra. Quell’intercettazione, tra l’altro, rappresenta uno dei punti più bassi nella storia giudiziaria italiana. Per settimane, infatti, sull’onda di un’ipotesi di reato offensiva e palesemente farlocca (si presumeva che io avessi corrotto qualcuno per avere uno scoop) vennero ascoltate migliaia di telefonate su 24 utenze in uso al sottoscritto, al vicedirettore esecutivo, al capo della redazione romana, a un giornalista e a un collaboratore. Una gigantesca operazione degna della peggiore Stasi. ".
Non posso fare altro che essere d'accordo con ogni singola parola del succitato articolo.
La stampa dovrebbe tutelare i cittadini da ogni ingiustizia, dando le informazioni.
Invece, una parte molto rilevante è diventata il "braccio armato" di certa magistratura che anziché fare il giusto mestiere di fare rispettare la legge vuole inficiare la sfera politica, mettendo di fatto a rischio l'ordine democratico del nostro Paese.
Così, a certa stampa vengono dati gli "scoop" da mettere sui giornali, per processare in piazza il "nemico" da abbattere.
Pur di avere qualche soldo in più, certa stampa si piega a certi dettami.
Si fa il processo in piazza prima ancora che quello in tribunale.
Il caso del presidente Berlusconi è l'esempio paradigmatico di ciò.
Basti pensare a tutto quello che è stato detto e scritto sul "caso Ruby" , un caso che si è mostrato farraginoso e fondato sul nulla.
Qui c'è in ballo la democrazia.
Una bella mattina (si fa per dire) un magistrato si sveglia ed inizia a fare indagini contro un determinato personaggio della nostra politica.
Subito, contro quest'ultimo inizia ad esserci una vera e propria gogna mediatica.
La sua vita e quelle dei suoi cari vengono spiattellate sulle prime pagine dei giornali e sconvolte.
Poi, magari, l'indagine finisce con un "nulla di fatto" ma le vite dell'indagato e dei suoi cari sono rovinate.
Questa è irresponsabilità, una irresponsabilità che spesso resta impunita.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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