leggete l'editoriale del direttore di "Panorama" Giorgio Mulè (nella foto) che è intitolato "Le guerre che il Csm non vede".
Dell'articolo è interessante la parte che recita:
"Da alcuni mesi anche i lettori meno attenti si sono accorti che alla Procura di Milano è in corso un violentissimo scontro tra il capo, Edmondo Bruti Liberati, e uno dei suoi più stretti collaboratori, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo. Detta in breve: i due si sono scambiati accuse gravissime sulla conduzione delle inchieste (non si parla di fascicoletti sull’abigeato, ma dell’Expo o del Mose), sull’assegnazione delle indagini, sugli atti da compiere. Una guerra che, in qualsiasi altro ufficio pubblico o privato, si sarebbe risolta con l’avvicendamento di uno dei due o con una precisa direttiva su chi deve fare che cosa e con l’indicazione tassativa sui confini entro i quali ognuno avrebbe dovuto muoversi."
E' evidente che nella magistratura e nel Consiglio Superiore della Magistratura vi sia uno scontro tra correnti.
Questo scontro è dovuto ad un certo carrierismo dei magistrati.
In quell'ambito c'è gente che vuole fare carriera.
Che la magistratura (o almeno una larga fetta di essa) abbia ambizioni che vanno ben oltre il potere giudiziario è cosa vera.
Basti pensare ai numerosi magistrati che sono passati alla politica, molti dei quali militano a sinistra.
Le correnti della magistratura sono diventate luoghi in cui costruire carriere.
Questo "virus" colpisce anche Consiglio Superiore della Magistratura.
Così, i magistrati litigano tra loro sulle attribuzioni delle indagini.
Mentre ciò accade, le nostre istituzioni perdono credibilità.
Cordiali saluti.
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