tanti anni fa (nel 1998) andai in Toscana e (tra i vari luoghi) visitai Siena.
Avevo parlato di Piazza del Campo.
Ora, parlo del duomo o meglio dei misteri che hanno a che fare con esso.
Iniziato nel 1229 e terminato , il duomo di Siena ha una bella facciata che in basso in chiaro stile romanico ma che nella sua parte alta esprime il meglio dello stile gotico italiano.
L'interno, colpisce per la sua policromia, con le sue volte a crociera e le opere di insigni artisti come Neroccio di Bartolomeo de' Landi (1447-1500), Francesco di Giorgio Martini (1439-1501) e Domenico Beccafumi (1486-1551).
Colpisce, però, il pavimento.
Il sito "Due passi nel mistero" parla delle tarsie del pavimento.
Entrando nella cattedrale, trovate la scritta latina che recita:
"CASTISSIMVM VIRGINIS TEMPLVM CASTE MEMENTO INGREDI ".
Essa in italiano significa: "Entra castamente nel castissimo tempio della Vergine".
Questo può significare molte cose.
Nel Santo Rosario, dopo la recita dei "Padre nostro" ed "Ave Maria" vi è la litania mariana e Maria viene anche chiamata "Tempio dello Spirito Santo".
Quindi, quell'iscrizione potrebbe ricollegarsi a ciò ma potrebbe dire un'altra cosa.
Vicino a quell'iscrizione vi è la tarsia che raffigura Ermete Trismegisto, il personaggio leggendario legato all'alchimia ed autore della "Tavola smeraldina".
La "Tavola smeraldina" racchiude i segreti della natura.
In antichità, egli era accostato alla divinità egizia Thot, il dio della scienza e della scrittura, della magia e della Luna e a Hermes, la divinità greca che in ambito dell'antica Roma era chiamata Mercurio.
Trismegisto era capace di imprigionare angeli e demoni in statue.
Di lui scrisse il monaco bizantino Michele Psello (1018-1078).
L'opera di Trismegisto che è intitolata "Corpus hermeticum" risale ad un periodo compreso tra il II ed il III AD ma la fonte potrebbe essere più antica.
L'opera (divisa in quattordici testi) venne fatta conoscere da Marsilio Ficino tra il 1463ed il 1464.
Ficino era interessato Cabala e sicuramente vide il duomo di Siena in costruzione, poiché egli visse tra il 1433 ed il 1499.
Il cartiglio vicino ad Ermete Trismegisto recita:
"HERMIS MERCURIUS TRIMEGISTUS CONTEMPORANEUS MOYSI'".
In italiano, esso significa: "Ermete Mercurio Trismegisto, contemporaneo di Mosè".
E' un ragionamento cabalistico?
Ermete Trismegisto è ritratto mentre dà un libro ad un uomo barbuto con il turbante e la veste bordata di rosso.
Quest'uomo dovrebbe rappresentare l'Oriente e la sua sapienza.
Dietro a quell'uomo con il turbante vi è un altro personaggio senza barba e vestito con una tunica bianca.
Questo personaggio dovrebbe rappresentare l'Occidente.
Ora, anche la Bibbia ha un riferimento simile
Il Vangelo secondo San Matteo (capitolo 24) ha questo versetto (n°27) che recita:
Da oriente, infatti, venne il Cristianesimo ma venne anche l'alchimia.
Il libro ha una scritta che recita: " Suscipite o licteras et leges Egiptii",
Essa è un riferimento all'Egitto.
Ora, nella Bibbia (Vecchio Testamento) l'Egitto è chiamato anche "terra di Cam" ma esso può essere chiamato anche "terra di Kemi" .
Ora, nella Bibbia (Vecchio Testamento) l'Egitto è chiamato anche "terra di Cam" ma esso può essere chiamato anche "terra di Kemi" .
Dal nome "Kemi" (che mostra una certa assonanza con il nome di Cam, uno dei tre figli di Noè) derivano i nomi di "alchimia" e "chimica".
Gli Arabi, infatti, parlavano di "Al Kemi", indicando l'alchimia con il nome di "Arte egizia".
Questi simboli, insieme a quelli delle città alleate di Siena, come Pistoia (simboleggiata dal drago), Grosseto (simboleggiata dal grifone) e Volterra (simboleggiata dall'aquila) sono un vero e proprio trattato di alchimia.
Per esempio, secondo Carl Jung, il drago rappresenta ciò che quest'ultimo chiama "Ombra", ossia la pigrizia, gli intrighi, le fantasie irreali e la distruzione della nostra coscienza?
Esso non potrebbe ricollegarsi alla morte o alla decomposizione di sostanze o addirittura alla nigredo dell'alchimia, ossia la dissoluzione della materia che va putrefacendosi?
Il grifone è citato da Dante Alighieri (1265-1321) nel Purgatorio (Canto XXIX 106-120) in questo modo:
un carro, in su due ruote, triunfale,
che al collo di un grifon tirato venne.
Esso tendea in su l’una o l’altra ale
tra la mezzana e le tre e tre liste,
sì ch’a nulla, fendendo facea male.
Tanto salivan che non eran viste;
le membra d’oro avea quant’era uccello,
e bianche l’altre, di vermiglio miste.
Non che Roma di carro così bello
rallegrasse Affricano, o vero Augusto,
ma quel del Sol saria pover con ello...
Il grifone traina un carro d'oro, il carro del Sole (già descritto da Ovidio ne "La metamorfosi") e le sue ali protendono verso l'infinito.
Non è che sia un invito a cercare di conoscere la natura?
Forse, quel pavimento è un vero e proprio testo di alchimia, senza la quale non vi sarebbe la chimica.
Cordiali saluti.
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