Il sempre acuto Filippo Giorgianni mi ha inoltrato questo brano di Jean Madiran:
«L'uomo di sinistra (che ha naturalmente nel suo partito altrettanti ed ancor più approfittatori e politicanti che il partito avversario) è sinceramente indignato per delle ingiustizie che sono un motivo di indignazione e per altre ancora che non esistono se non nella sua immaginazione; ma bisogna dire che confonde ed imbroglia tutto, confondendo la giustizia e l'uguaglianza: i grandi ed i grossi, in qualsiasi ordine, non possono essere grandi e grossi, lo creda o meno egli lo dice, che per effetto di una ingiustizia. L'indignazione è facile da creare, facile a sviluppare, facile da sfruttare quando si appoggia anche sull'invidia, invidia democratica, che sicuramente preesisteva alla sinistra, e di molto, ma che la sinistra a decorrere dal 1789 ha organizzato ideologicamente, sociologicamente, sistematicamente. Si arriva di conseguenza ad una situazione dell'opinione pubblica conforme alla mitologia di sinistra, dove si crede fermamente che tutti sono di sinistra salvo i privilegiati. Quando questa situazione è raggiunta, o già quando è prevedibile, gli stessi privilegiati si manifestano di sinistra, per non denunziarsi all'opinione pubblica e per stornare verso altri il risentimento e la concupiscenza. […] Tutti sono di sinistra, a cominciare dai privilegiati, che hanno da tempo compreso che è più utile per loro servirsi della sinistra piuttosto che combatterla.»
Mi sembra di leggere un brano di Plinio Correa de Oliveira.
La sinistra non vuole l'eguaglianza dei diritti ma odia ogni diseguaglianza e ciò è male.
Infatti, ogni uomo è diverso dal proprio prossimo.
Ciò fa parte dell'ordine naturale delle cose.
Ogni è uomo è diverso per cultura, caratteristiche fisiche, sesso, posizioni politiche e quant'altro.
Ora, la sinistra vuole "portare l'eguaglianza generando l'odio".
La sinistra, per esempio, genera odio verso i ricchi, senza tenere conto del fatto che un uomo ricco possa essere diventato tale per meriti suoi.
Oppure, la sinistra odia la meritocrazia, perché essa è fonte di diseguaglianza.
Fondamentalmente, la sinistra ha la "cultura dell'odio".
Quando il presidente Berlusconi dice che la sinistra è "il partito dell'odio", dice una cosa vera.
Ora, nella realtà delle cose, la meritocrazia fa parte della natura.
Ogni uomo ha ambizioni proprie e, quindi, proprie capacità di arrivare a certi obbiettivi.
L'egualitarismo rischia di "castrare" chi può emergere (per capacità proprie) e di non aiutare chi è meno capace a migliorarsi.
Infatti, la sinistra odia chi emerge rispetto la massa ma non si pone il problema di fare in modo che gli altri possano migliorarsi.
Quindi, questa idea non è solo inutile ma è anche dannosa.
Cordiali saluti.
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