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giovedì 24 maggio 2012

1974, la partita che unì la Germania-commento alla nota di Angelo Fazio




Cari amici ed amiche.

Leggete questa nota scritta dall'amico Angelo Fazio:

"In Germania si è soliti dire che “un pezzo del Muro di Berlino era già caduto nel 1974”, è l'artefice di ciò si chiama Jurgen Sparwasser.
Il 22 giugno del 1974, si gioca ad Amburgo, una partita di calcio che va molto oltre il semplice significato sportivo: nell'ambito del primo turno del campionato mondiale (disputato, quell'anno, in Germania Occidentale), si incontrano le due Germanie.
L'Est contro l'Ovest, è raro che accada durante tutta la storia della divisione del paese: i significati extra-sportivi di tale partita sono alle stelle.
Il governo della DDR, per l'occasione, permette a qualche migliaio di suoi cittadini di varcare il confine.
Nessuno nell'Est si illude più di tanto (neppure fra i membri del governo): la squadra della DDR è solo un gruppo di atleti non professionisti (come era tipico dei paesi socialisti), alcuni provenienti da altre discipline.
Invece la Germania Ovest è una potenza del calcio mondiale, i suoi giocatori sono delle rinomate star: Berti Vogts, Sepp Maier, Franz Bekhenbauer, Paul Breitner, Gerd Muller, solo per citarne alcuni.
“Sarà sicuramente una disfatta” si mormora, un po' in tutti gli ambienti politici e sportivi della DDR.
Invece succede l'inverosimile: al 77' minuto, l'attaccante della Germania Est Jurgen Sparwasser raccoglie un lancio con un controllo fortuito, supera Berti Vogts e beffa il portiere Sepp Maier in uscita, con un tiro ben piazzato. E' 1-0.
I tedeschi dell'Ovest non riescono a reagire e perdono la partita.
Ha vinto l'Est, non ci crede nessuno. Ciò ha dell'incredibile: gli odiati cugini capitalisti filo-americani, sono stati sconfitti!
Una squadra di semi-professionisti ha sconfitto una delle grandi del calcio!
A riportare le cose alla realtà, ci penserà il proseguo del torneo: la vittoria della DDR è poco più che platonica.
Difatti, la squadra tedesca dell'Est, sarà eliminata al turno successivo, mentre la Germania Occidentale, arriverà addirittura a vincere il mondiale (e questo rende questa sconfitta del primo turno contro i cugini, poco più che un incidente di percorso).
Tuttavia, se il risultato (a livello sportivo) non vale molto, il suo significato propagandistico ha un significato straordinario.
Il regime utilizzerà ampiamente questa vittoria e Sparwasser, verrà dipinto come un eroe nazionale, il paladino del socialismo che ha sconfitto gli odiati capitalisti dell'occidente. Ciò anche aldilà della volontà del protagonista della partita, che si ritiene solo un'atleta che ha fatto il suo dovere.
La storia, però, non finisce qui.
Dopo la carriera da calciatore, Sparwasser ha un sogno: diventare professore di educazione fisica, ma si sa com'è nei regimi tirannici: le persone non sono del tutto libere di scegliere per le proprie vite, specie gli “eroi di regime”, o, per meglio dire i burattini di questo.
Sparwasser ottiene una cattedra di pedagogia dello sport all'Università di Dresda, ma il governo, per lui, ha stabilito che dopo il ritiro dal calcio, Jurgen dovrà divenire allenatore del Magdeburgo.
Questa è una società che ha dato tanto lustro al calcio della DDR e che, adesso, naviga in cattive acque. Questo non giova alla propaganda di regime: bisogna provvedere per riportare questa squadra ad alti livelli.
Sparwasseer, peraltro, è anche originario di Magdeburgo, quindi, lui può essere l'uomo giusto per rilanciare questa squadra. Ecco che, dunque gli viene imposto dal regime di rinunciare all'insegnamento per sedersi su quella panchina.
Lui però non ci sta: troppo grande è il desiderio di insegnare educazione fisica e così Sparwasser sceglie di ribellarsi al regime e opporsi a questa imposizione. Così decide per la fuga clandestina nell'Ovest
Nel 1988, si presenta l'occasione giusta: nel territorio della Germania Federale si gioca una partita per beneficenza fra vecchie glorie del calcio tedesco, Spaewasser viene invitato e il suo governo (ignaro del suo piano di fuga) gli concede il permesso di recarsi nell'Ovest per tale esibizione.
Contemporaneamente, la moglie, riesce, quasi per caso, ad ottenere anche lei un visto per seguire il marito: così i controlli della STASI sono elusi e la fuga viene posta in essere.
I membri del governo della DDR sono increduli e furenti. “No! Sparwasser no!”, esclamano Eric Honeker e compagni: l'eroe nazionale, il “figlio prediletto della DDR”, l'operaio che ha umiliato i ricchi e odiati cugini dell'Ovest, ha operato una defezione in piena regola!
Per la propaganda socialista dell'Est è un duro colpo: c'è chi parla di alto tradimento.
Ma questo stato di cose non dura a lungo, più tardi è l'89, ovvero l'anno della caduta del Muro di Berlino e la Germania ritorna ad essere un paese unito.
In Germania sono pronti a giurarlo: il colpo sferrato da Sperwasser (tramite la sua fuga) è stato fatale per il regime della DDR. Un fatto che ha, certamente, velocizzato gli eventi che avrebbero portato alla fine del sogno di Eric Honeker, ovvero, al fatidico 1989, anno della caduta di quel Muro che ha rappresentato la divisione di un paese (e la conseguente sofferenza collettiva per un popolo intero e tante famiglie, i cui membri vennero separati dalla politica), nonché del mondo intero in due blocchi, per diversi decenni, in quella situazione geopolitica che storici e politologi sono soliti chiamare “guerra fredda”.
Ma c'è di più, sebbene, alla caduta del Muro, sono passati ben quindici anni rispetto al 1974, dopo il 9 novembre del 1989, le immagini di quel gol segnato contro i tedeschi dell'Ovest, vengono riproposte di continuo dalle trasmissioni televisive, molti programmi sportivi delle TV tedesche lo adottano come loro sigla introduttiva.
Difatti, quel gol, dagli eventi del 1989 in poi, ha modificato radicalmente il suo significato, ma non ha diminuito la sua importanza: non più il gol della propaganda socialista contro gli odiati capitalisti, bensì una rete su cui si può ricostruire un'identità collettiva di un paese intero costretto per troppi anni alla divisione politica, certamente un evento sportivo utile e strumentale a celebrare un'unità nazionale ritrovata.
Oggi, tutti i tedeschi, (indipendentemente dal lander di cui sono originari), sono grati al sessantenne Jurgen Sparwasser, per ciò che questo ex atleta ha fatto per il bene del paese. Questa persona è, giustamente, molto amata in tutte le regioni tedesche.
Lui non è un semplice ex calciatore, ma molto di più: è l'uomo che diede due picconate decisive al muro di Berlino (prima con il gol del 1974 e poi con la fuga del 1988), in situazioni diverse e in momenti differenti della sua vita, e si capisce bene il sentimento di gratitudine della Germania verso di lui.
E' fin troppo ovvio: questa è una gratitudine che va molto oltre lo sport e le sue manifestazioni, e che abbraccia i destini di un'intera nazione.
".

Ringrazio Angelo Fazio, che mi ha fatto leggere questa sua nota, dimostrando il suo grande acume.
Noi tutti, spesso e volentieri, parliamo di un calcio che divide.
Quella partita del 1974, invece, unì una nazione, la Germania.
Quel goal di Jurgen Sparwasser cambiò la storia.
Il regime comunista della Germania del'Est l'aveva eretto ad eroe nazionale.
Sparwasser, però, aveva in mente un altro goal.
Lo fece nel 1988, durante un incontro tra vecchie glorie della Germania dell'Ovest e quella Germania dell'Est.
Proprio in quella occasione, egli fuggì.
Così, l'eroe nazionale di quel Paese comunista decise di andarsene, dimostrando che la Germania dell'Est, lo Stato tanto voluto dai comunisti (che consideravano la Germania come una "Terra Santa", poiché vi nacque  Karl Marx), altro non fu che una farsa.
Questo fece crollare il mito della "Germania proletaria".
Cordiali saluti.

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