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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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giovedì 31 maggio 2012

Dal blog "Campari e De Maistre": "Contro il Papa usano anche il terremoto"

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo del blog "Campari e de De Maistre" che è stato scritto da Marco Mancini:

"Davanti al terremoto dell’Emilia, uno potrebbe semplicemente rivolgere un pensiero e una preghiera alle popolazioni colpite dal sisma, oppure, come l'amico Marco Piazza, dedicarsi alla teodicea. Invece no. Tocca occuparsi delle solite, misere polemiche. Quando c’è da sparare sulla Chiesa, si sa, tornano comode pure le disgrazie.
  
In principio fu la disputa, rilanciata dal c.d. “popolo del Web” (versione aggiornata dell’uomo-massa di cui aveva parlato Ortega y Gasset), sulla beneficenza a favore delle vittime del terremoto. “Il Papa si limita ad assicurare le sue preghiere, mentre il Dalai Lama ha donato 50000 euro!”, hanno strillato scandalizzati gli anticlericali feisbucchiani, per la verità in un italiano più zoppicante (di cui potete avere un saggio qui).

Poi è seguita la pretesa, anche questa lanciata a gran voce, di annullare non solo la parata militare del 2 giugno, ma soprattutto la visita del Papa a Milano. E’ scandaloso – continuano a lamentare i laicisti – che vengano spesi tre milioni di euro per il VII Incontro mondiale delle famiglie, quando questa cifra potrebbe essere utilizzata per il soccorso alle popolazioni terremotate. Anche Giuda, del resto, si era lamentato per il fatto che Maria avesse cosparso di unguento i piedi di Gesù, anziché venderlo per donare il ricavato ai poveri: “questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro”, chiosa acutamente Giovanni (Gv 12, 6).

Di fronte a tutto questo il sottoscritto è colpito da un senso di sconforto. Diventa quasi umiliante cercare di ripristinare un po’ di verità. Far presente, ad esempio, che Benedetto XVI ha donato 100000 euro ai terremotati attraverso il Pontificio Consiglio “Cor Unum” e che un ulteriore milione è stato appena stanziato dalla CEI. Ricordare che buona parte dei soldi richiesti per l’organizzazione dell’evento di Milano è stata già spesa e che, in ogni caso, la visita del Papa produrrà un ritorno economico stimato sopra i 50 milioni di euro, che certo non nuocerà, in tempi di crisi, ad albergatori e commercianti milanesi. Che, soprattutto, non dovrebbe spettare al Vaticano, sempre etichettato come “Stato estero” quando si tratta di respingerne le presunte ingerenze, la ricostruzione di territori italiani colpiti da una catastrofe naturale. Si tratta di argomenti scontati, addirittura banali, ma che si prova imbarazzo a tirare in ballo, tanta è la bassezza del livello al quale si pretende di farci scivolare.

C’è qualcosa di miserabile e di meschino in questo voler fare i conti in tasca alla Chiesa, scagliandosi contro un uomo di 85 anni, che nella sua vita si è concesso al massimo due settimane di villeggiatura al fresco di un seminario trentino. Cosa ancora più grottesca, a fare la morale al Papa sono i figli devoti della società dei consumi, i “selvaggi con telefonino” magistralmente descritti da Maurizio Blondet. Personaggi troppo indaffarati a godersi la vita per potersi preoccupare di darle un senso, ma che pretendono poi di atteggiarsi a benefattori universali e paladini dei derelitti solo per aver pubblicato su Facebook o su Twitter uno di questi desolanti link. Gente che, abituata a condurre un’esistenza puramente zoologica, non riesce a sollevare lo sguardo al di sopra dei propri bisogni materiali (mangiare, bere, fare sesso, consumare) e per questo manifesta tutto l’astio possibile nei confronti di chi tenta di porsi, pur con tutte le debolezze umane, su un piano più elevato. Per questo si prova disagio nel doversi abbassare fino a questo punto: è meglio, forse, abbandonarli alla loro contabilità e alle loro squallide polemicucce, al loro strumentalizzare i morti e la disperazione di un’intera terra per fare un po' di triste propaganda. Meglio lasciarli rotolare nella melma fangosa di cui pare che si circondino con una certa voluttà.

“Non affannatevi dunque dicendo: che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 31-33). Le preghiere del Papa, dunque, valgono infinitamente di più dei soldi donati dal Dalai Lama o chi per lui: almeno noi cattolici faremmo bene a non dimenticarlo.".

Marco Mancini ha fatto un ottimo lavoro.
Io penso che strumentalizzare una tragedia simile per fare della stupida propaganda e della non meno stupida baruffa politica equivalga a fare dello sciacallaggio.
Lo dico anche da persona che purtroppo vive di persona questa brutta esperienza.
Giusto ora, ci sono nuove scosse e le sento.
Trovo che tutto ciò sia meschino.
Tra l'altro, qui si attacca il Papa.
Ora, pensate alla Chiesa, che è in prima linea nell'affrontare l'emergenze del terremoto.
I soliti anticlericali (figli di una cultura ottocentesca) usano questo pretesto per fare una "gara tra il Santo Padre ed il Dalai Lama su chi dona più soldi".
Questa non è una gara.
Se il Dalai Lama ha dato dei soldi per i terremotati ha fatto bene.
Nessuno gli dice nulla se non: "Grazie".
Tuttavia, non trovo giusto usare questo gesto nobile per attaccare il Santo Padre, che ha dato dei soldi.
Così non  si aiutano i terremotati.
Dobbiamo collaborare tutti per affrontare questa situazione.
Devono collaborare le istituzioni (ed in tal senso trovo che sia molto nobile il gesto del presidente della Regione Lombardia che ha visitato Moglia) ed i cittadini.
Quindi, che siano bandite le polemiche!
Cordiali saluti.


Roncoferraro, un Comune difficile da gestire


Cari amici ed amiche.

Ieri, ero stato ad un incontro con altri membri del centrodestra roncoferrarese, centrodestra che, purtroppo, è all'opposizione. Abbiamo parlato delle prossime elezioni. 
Ora, è emerso che Roncoferraro è un Comune difficile, per due motivi.
Il primo è il campanilismo tra Roncoferraro e la frazione di Governolo.
Un candidato sindaco roncoferrarese non verrebbe votato dai governolesi e un candidato sindaco governolese non sarebbe votato dai roncoferraresi.
Il secondo è rappresentato dalle ideologie.
A Governolo vi è il serbatoio di voti della sinistra.
Lì la sinistra è votata in massa,  perché vi sono situazioni più che consolidate, un po' come in Emilia-Romagna.
A Roncoferraro, vi è un gruppo che sostiene la sinistra.
Ora, solitamente, gli elettori di sinistra votano sempre. 
Se si presentasse loro il diavolo in persona voterebbero lo stesso.
Gli elettori di centrodestra, invece, se si trovano di fronte un candidato non gradito, non voterebbero.
A ciò, si aggiungono anche i personalismi nel Popolo della Libertà.
Ad esempio, a causa di questi personalismi,  alle elezioni comunali del 2009 si presentò una lista di centrodestra rabberciata e con  un candidato sindaco messo lì per gioco-forza. 
In questa lista collaborai pure io.
Perdemmo le elezioni in modo disastroso, nonostante l'ottimo risultato alle concomitanti elezioni europee.
Tra l'altro, oggi, l'ex candidato sindaco del centrodestra (che oggi è capogruppo del Popolo della Libertà) oggi appoggia di fatto l'amministrazione di centrosinistra, mettendo al pubblico ludibrio il centrodestra. 
Tutto ciò favorisce la sinistra che, pur essendo minoranza, vince sistematicamente le elezioni.
Io penso che per battere la sinistra a Roncoferraro serva una lista civica,  una lista non collegata ai partiti. 
Forse, così può essere allargato il consenso per una lista non di sinistra, includendo persone della società civile.
L'unico problema può essere la governabilità.
Mi spiego meglio, noi dobbiamo fare una lista civica in cui ci sia armonia.
Per esempio, io sono cattolico, favorevole alla sussidiarietà, di destra e filo-israeliano.
Se in un'ipotetica lista civica dovessimo essere candidati io ed una persona che la pensa in modo diametralmente opposto al mio, potrebbero esserci dei problemi di governabilità, qualora ci fosse la vittoria di questa lista.
Secondo me, serve una lista civica che però sia omogenea al suo interno.
Cordiali saluti. 



Assedio del 29 maggio 1453, fu genocidio e cosa successe nella basilica di Haghia Sophia a Costantinopoli

Cari amici ed amiche.

Avrei voluto parlare di questo argomento l'altro ieri ma il terremoto ha sconvolto i miei piani.
Il 29 maggio del 1453, cadde Costantinopoli, la capitale del millenario Impero Romano d'Oriente o Impero Bizantino.
I Turchi Ottomani del sultano Mehmet II sconfissero le difese (che furono lasciate sole dall'Occidente) ed entrarono in Costantinopoli.
L'imperatore, il basileus Costantino XI Paleologo, morì in  battaglia contro i Turchi
Si disse che, prima di combattere, egli si fosse tolto le insegne imperiali e poi si fosse buttato nella mischia.
Il suo corpo fu riconosciuto solo perché indossava gli stivali color porpora.
I Turchi lo decapitarono e lo sventrarono.
Le sue viscere furono messe in cima alla Colonna di Costantino, per schernire l'oramai estinto Impero Bizantino.
Il corpo fu poi sepolto in una fossa comune, perché i cristiani non facessero un luogo di culto a lui dedicato, in quanto martire.
Molti libri di storia parlano della tolleranza di Mehmet II verso i vinti.
In realtà non fu così.
Egli, infatti, si vendicò dei Bizantini.
Per tre giorni, lasciò i suoi soldati liberi di massacrare, stuprare le donne ed i bambini e di saccheggiare.
Le strade divennero rosse di sangue e si poterono contare 40.000 cadaveri.
Poi, altri 50.000 cittadini furono deportati come schiavi per tutto l'Impero Ottomano.ù
Le cose più gravi avvennero nella basilica di Haghia Sophia.
Qui i soldati turchi decisero di entrare nella chiesa sfondando le porte, che erano state chiuse dai preti.
Una volta entrati, essi sgozzarono i preti che dicevano messa, uccisero le donne in preghiera e presero i bambini e li stuprarono sugli altari.
La chiesa fu trasformata in moschea nella sera stessa.
Solo dopo, il sultano decise di essere tollerante.
Fece diventare Patriarca di Costantinopoli Gennadio Scolario, un vescovo anti-unionista ed ostile al progetto del defunto imperatore Costantino XI, che invece riunì la Chiesa ortodossa e quella cattolica.
Quindi, San Costantino XI Paleologo (per gli ortodossi) morì in comunione con Roma.
A Mehmet II interessava, infatti, che la Chiesa ortodossa e quella cattolica fossero divise, così da controllare la prima ed impedire alla seconda di agire contro di lui.
In questo senso, Mehmet non si differì molto da Giulio Cesare.
Egli usava la tattica del "Divide et impera".
Poi, i cristiani ortodossi trasferirono la loro sede patriarcale alla Chiesa dei Santi Apostoli.
La zona attorno, però, fu colonizzata dai musulmani e la chiesa andò in rovina.
Dovettero abbandonarla.
Il sultano Mehmet II la fece demolire e vi costruì una moschea, moschea che oggi ospita la sua tomba.
La sede patriarcale dovette trasferirsi alla chiesa della Theotokos Pammakaristos e vi rimase fino al 1586, anno in cui la chiesa fu convertita in moschea.
Così, finì la civiltà bizantina.
Termino con alcune frasi dell'imperatore Costantino XI che l'amico Angelo Fazio ha messo su Facebook:

"Immagine dell'imperatore Costantino XI, l'ultimo imperatore romano d'Oriente, simbolo immutabile della libertà e della Cristianità invitta.

"Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani. So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo... Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.Vi chiedo scusa per ogni eventuale sgarbo, che io ho compiuto verso di voi senza volerlo.Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la fede, la patria, la famiglia e il basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrificio della mia stessa vita.Da oggi Latini e Romani sono lo stesso popolo, uniti in Dio, e con l'aiuto di Dio salveremo Costantinopoli."
(L'ultimo discorso di Costantino XI, ultimo Imperatore dei Romani, ai suoi soldati, ai suoi ministri e servitori, ai suoi familiari, ai suoi alleati, prima di andare in battaglia contro i Turchi invasori.)
"

e con una mia poesia:



"IL SANGUE ET I MITI NE LA BASILICA DI HAGHIA SOPHIA IN COSTANTINOPOLI


Gloria a Dio...

che mi ha fatto degno di questo!

Ti ho superato, o Salomone!





Ubi “Nika!”...rugghianti i rivi et gl'aurighi

che ne 'l sangue annegarono co' la tenzone...

furono, di pace et di divozione, pulcro,

a Sapientia dedicato et prezioso, loco fece...

ille, Giustiniano, basileus et romano imperator, per Nova Roma;




de la crudel arme, si tra gli incensi et cereo...

et Divina Leitūrgía anche, l'odore...

acre rimase...et, da le naturali leggi...

pure contemplata, pareva, come di lagrime antique,

in stilla la colonna ibi, in un pianto etterno,

suo pare, gravido, il ricordo;




ma maior fuit quello, ne 'l mese mariano,

allorché vennero Mehmet et le orde, in sequi,

come in Otranto che parve ibi, de' presuli fecero...

et, al violare poscia, de gli infanti, sacrileghi,

quel che Abramo, co' la mano, al figliuolo...

suo diletto Isacco, non officiò, in rito;




mezquita, magno santuario cotesto venuto,

cantare pare ancora di Cristo, in onnne cosa, ancora...

et forse de 'l clerico, ne 'l muro che s'aprì...

al cadere, invero sé volvere prossimo,

co' la clara tonaca venuta, co' segni et verbi,

come ibi la pace et uffitio novo, puote il mito. "

A questo punto ci sarebbe da chiedersi se quanto accaduto in Costantinopoli fosse genocidio.
Cordiali saluti.









Terremoto, non strumentalizziamo...ma aiutiamo!

Cari amici ed amiche.

Ieri, mi sono arrivati dei commenti spiacevoli all'articolo intitolato "La bufala su Dalai Lama, Papa e terremoto in Emilia".
Ve ne porto qualcuno:

"Ma chi sta strumentalizzando? Anzi sarai te quello strumentalizza una tragedia (qual è il terremoto) per far sembrare la chiesa come un punto di appoggio per questa società, quando in verità non lo è (almeno come te lo pensi o come la Chiesa vorrebbe essere vista) sono d'accordo con il commento sopra al mio precedente, siete il peggio del peggio, comunque non mi metto a litigare con te che già vedendo il tuo profilo mi viene il sonno.".

Al peggio non c'è mai fine.
Io penso che strumentalizzare una simile tragedia per fare della stupida polemica politica o contro la Chiesa  sia la cosa peggiore che si possa fare.
Chi fa ciò non è diverso dagli "sciacalli" che vanno a rubare nelle case dei terremotati.
Fa schifo!
Io penso che tragedie simili non debbano essere messe nello scontro politico.
Preferisco, invece, essere di aiuto per i terremotati.
Vi segnalo una persona.
Un ragazzo che abita a Londra, Michele Capaccioli, è disponibile ad aiutare i terremotati.
Il suo sito è Wemustact.org .
Se qualcuno ha bisogno, lo contatti.
Michele merita i miei ringraziamenti per la vicinanza che mi ha dimostrato.
Inoltre, chiedo anche dei portare aiuti economici,  viveri e generi di prima necessità nei Comuni più colpiti dal terremoto.
Per esempio, a Moglia (in Provincia di Mantova), potete portarli al parroco don Alberto, che conosco direttamente, essendo stato parroco anche qui a Roncoferraro.
Tra l'altro, proprio la Parrocchia di Roncoferraro donerà le offerte a quella di Moglia.
A Mirandola, invece, servono contributi economici, com'è scritto sul sito del Comune.
Vi segnalo, infine, la lista dei caseifici da cui prendere i formaggi Grana Padano e Parmigiano Reggiano che hanno subito danni dal sisma:

LATTERIA SOCIALE DI MANTOVA SOCIETA' AGRICOLA COOPERATIVA

Via fratelli Kennedy 48,  46047,  Sant'Antonio di Porto Mantovano (Mantova)

Telefono: 0039-0376-390808

Fax:   0039-0376-396250

E-mail: info@lsm427.it



CASEIFICIO SANT'ANGELO S.N.C.

DI CARETTI DANTE E C. (Azienda Caretti)

Indirizzo VIA IMBIANI, 7

Comune San Giovanni in Persiceto - 40017 (BO) Telefono 051/824811

Indirizzo del negozio: Via Zenerigolo 4/b – San Giovanni in Persiceto - tel. 051/823198

Sito: http://www.aziendacaretti.it/

Email: terremoto@aziendacaretti.it



CASEIFICIO SOCIALE LA CAPPELLETTA

DI SAN POSSIDONIO SOC. COOP. AGR.

Indirizzo VIA MATTEOTTI, 80

Comune San Possidonio - 41039 (MO)

Telefono 0535/39084Email: caseificiolacappelle@libero.it



CASEIFICIO 4 MADONNE

unità produttiva Via Camurana - Medolla

Email: info@caseificio4madonne.it

Punti vendita:

Via Panaria Bassa, 73 Solara di Bomporto (MO) 059/901608

Via Nazionale, 37/a Sorbara di Bomporto (MO) 059/902295

oppure per prenotazioni contattare l'ufficio a Lesignana

tel. 059 849468 - chiedere del rag. Setti



CASEIFICIO SOCIALE SAN SIMONE

Via Garcia Lorca, 18 – Marmirolo - 42123 Reggio Emilia

tel. e fax 0522 340129

Email: caseificiosansimone@alice.it



LATTERIA SOCIALE LORA

Via 25 aprile, 24 - 42040 Campegine (RE)

tel. 0522 677529



CASEIFICIO ROSSI F.LLI SRL

Via Mandrio, 18 - 42010 Rio Saliceto (RE)

tel. 0522 699700 - fax 0522 631354

Email: rssflli@tin.it 

Io preferisco aiutare e non fare polemiche.
Cordiali saluti.
   




mercoledì 30 maggio 2012

Facebook, basta con i gruppi antisemiti!

Cari amici ed amiche.

Devo segnalarvi un gruppo antisemita su Facebook.
Il suo nome è Anti lobbies sioniste, anti Euro, anti Monti.
Spero che la Polizia Postale faccia il proprio dovere.
Su Facebook ci sono troppi gruppi che inneggiano all'antisemitismo, come all'odio religioso contro i cristiani.
Cordiali saluti.

Caro presidente Monti, le sembra logico aumentare le tasse?

Cari amici ed amiche.

Il governo ha deciso di aumentare di 2 centesimi di Euro le accise sulla benzina per aiutare i terremotati.
Io trovo che ciò sia inopportuno, per non dire ingiusto.
Tra l'altro, i carburanti servono. Senza carburante, non funzionano nemmeno i mezzi della protezione civile.
Quindi,  questa misura non aiuterà nemmeno le città colpite dal terremoto.
Vogliamo aiutare i terremotati?
Annulliamo la parata del 2 giugno e devolviamo i soldi ai terremotati.
Non facciamo pagare l'IMU ai terremotati.
Riduciamo i costi della politica e diamo un po' di soldi ai terremotati.
Le soluzioni ci sono...basta applicarle.
Vorrei terminare questo articolo, invitandovi ad aiutare i terremotati sul campo.
Cordiali saluti.

                 

Consumate il Grana Padano ed il Parmigiano-Reggiano!

Cari amici ed amiche.

Sulla pagina di Facebook del Parmigiano-Reggiano,. ho trovato questo brano:

"Vi diamo qui sotto i contatti (verificati) di un altro caseificio che ha subito danni e che si è attivato per la vendita diretta di prodotto.
"Caseificio 4 Madonne" - unità produttiva Via Camurana - Medolla
Email: info@caseificio4madonne.it

Punti vendita:
Via Panaria Bassa, 73 Solara di Bomporto (MO) 059/901608
Via Nazionale, 37/a Sorbara di Bomporto (MO) 059/902295

Come per gli altri due caseifici indicati ieri (cfr.http://on.fb.me/KCcTHc) , vi chiediamo fin da ora di pazientare nel caso le risposte alle telefonate e alle mail fossero lente.

NB: il Consorzio non si occupa della commercializzazione e vendita di Parmigiano Reggiano; vi consigliamo quindi di chiedere DIRETTAMENTE AI CASEIFICI indicati quali siano le modalità di acquisto e la possibilità di spedizione.

Grazie ancora del supporto dimostrato; continuate a seguirci per ulteriori aggiornamenti!
".

Io segnalo anche la situazione della Latteria sociale di Porto Mantovano.
Qui vi sono circa 250.000 forme Grana Padano che sono state rovinate dal sisma e che vanno consumate.
Spero che esse siano consumate.
Cordiali saluti.

Caro presidente Napolitano, non c'è niente da festeggiare...

Cari amici ed amiche.

Leggete il mio articolo che ho scritto su "Italia chiama Italia" e che è intitolato "Terremoto, anche qui nel Mantovano non si scherza! - Antonio Gabriele Fucilone".
Ora, alla luce di questi eventi tristi, non sarebbe il caso di annullare le parate che si terranno il 2 giugno?
Mi rivolgo, in particolare, al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che tanto vuole i festeggiamenti.
Oggi, ho firmato una petizione con cui si chiede al presidente di annullare la parata.
Firmatela anche voi, seguendo il link http://violapost.it/?p=8479.
Si fermi la parata e si devolvano i soldi ai terremotati.
Non c'è niente da festeggiare.
Cordiali saluti.

So che il Vostro cuore soffre molto. Dall'Epistolario di S. Pio da Pietrelcina

Cari amici ed amiche.

L'amico Giovanni Covino (SEFT) mi ha fatto avere questo interessante brano dell'epistolario di San Pio di Pietrelcina:



"Il 25 luglio 1968, Paolo VI aveva promulgato la celebre enciclica Humanae vitae, che suscitò tanto scalpore anche negli ambienti cattolici e che venne ad accrescere il dolore del Santo Padre, gia molto provato da tanti altri avvenimenti in quei difficili anni postconciliari. Ebbene, Padre Pio, anche a nome di tutti coloro che in qualche modo gli erano legati: figli spirituali, gruppi di preghiera, benefattori delle opere sociali e caritative, ecc., con questa lettera intende alleviare le sofferenze del Papa promettendogli la sua preghiera ed i sacrifici, affinché il Signore mitighi il suo dolore e faccia trionfare la verità da lui proposta e difesa in quel contrastato documento e in tutti gli altri del supremo magistero apostolico. La lettera di Padre Pio fu pubblicata dall'Osservatore Romano del 29 settembre 1968.


San Giovanni Rotondo, 12 settembre 1968

Santità,


approfitto del Vostro incontro con i padri Capitolari per unirmi spiritualmente ai miei confratelli ed umiliare ai Vostri piedi il mio affettuoso ossequio, tutta la mia devozione verso la Vostra Augusta Persona, nell'atto di fede, amore ed obbedienza alla dignità di colui che rappresentate sulla terra. [...]

So che il Vostro cuore soffre molto in questi giorni per le sorti della Chiesa, per la pace del mondo, per le tante necessità dei popoli, ma soprattutto per la mancanza di obbedienza di alcuni, perfino cattolici, all'alto insegnamento che Voi assistito dallo Spirito Santo e nel nome di Dio ci date.

Vi offro la mia preghiera e sofferenza quotidiana, quale piccolo ma sincero pensiero dell'ultimo dei Vostri figli, affinché il Signore Vi conforti con la sua grazia per continuare il diritto e faticoso cammino, nella difesa dell'eterna verità, che mai si cambia col mutar dei tempi.

Anche a nome dei miei figli spirituali e dei "Gruppi di preghiera" vi ringrazio per la parola chiara e decisa che avete detto, specie nell'ultima Enciclica Humanae vitae, e riaffermo la mia fede, la mia incondizionata obbedienza alle vostre illuminate direttive. [...]

L’Ordine dei cappuccini è stato sempre in prima linea nell’amore, fedeltà, obbedienza e devozione alla sede apostolica; prego il Signore che tale rimanga e continui nella sua tradizione di serietà e austerità religiosa, povertà evangelica, osservanza fedele della regola e delle costituzioni, pur rinnovandosi nella vitalità e nello spirito interiore, secondo le direttive del Concilio Vaticano II.

Voglia il Signore concedere il trionfo alla verità, la pace alla sua Chiesa, la tranquillità ai popoli della terra, salute e prosperità alla Santità Vostra, affinché dissipate queste nubi passeggere, il regno di Dio trionfi in tutti i cuori, mercé la vostra opera apostolica di supremo Pastore di tutta la cristianità.

Prostrato ai vostri piedi vi prego di benedirmi, assieme ai confratelli, ai miei figli spirituali, ai "Gruppi di preghiera", ai miei ammalati, a tutte le iniziative di bene che nel nome di Gesù e con la vostra protezione ci sforziamo di compiere.
Della Santità Vostra umilissimo figlio

p. Pio, cappuccino.
".

Ringrazio Giovanni di questo brano.
Queste parole sono attuali.
Troppo spesso, la figura del Santo Padre viene attaccata.
Contro di lui e contro la Chiesa si dicono cose cattive.
Ad esempio, c'è chi attacca la Chiesa per via dell'Otto per mille che essa riceve, senza tenere conto del fatto che quei soldi vengano usati per opere sociali.
Ora, addirittura, c'è chi strumentalizza i morti a causa del recente terremoto che ha colpito l'Emilia e la Provincia di Mantova per innescare una stupida polemica contro la Chiesa.
Questo è eticamente discutibile, per non dire che sia squallido.
Questo è segno di decadenza della società e noi  cattolici dobbiamo essere uniti.
Purtroppo, anche noi ci dividiamo su questioni che nulla hanno a che fare con la Chiesa.
Anzi, molto spesso, tra noi c'è chi si mette contro il Papa, adducendo al fatto che la Chiesa abbia al suo interno anche situazioni non belle, gettando via, di fatto, il "bambino e l'acqua sporca", ossia attaccando anche ciò che di buono c'è nella Chiesa.
Così non va.
Invece, pur prendendo le distanze dalle situazioni non belle, bisogna difendere la Chiesa e la virtù cristiana.
Noi cattolici abbiamo una grossa responsabilità.
Cordiali saluti. 


Terremoto, nel Mantovano non si scherza!

Cari amici ed amiche.

Si parla tanto dei danni che il terremoto ha causato in Emilia.
Effettivamente, ciò è cosa giusta, visto che in Emilia vi è l'epicentro del sisma.
Ma anche qui, nel Mantovano, non si scherza.
Purtroppo, anche Mantova e la sua provincia sono state colpite severamente dal terremoto.
Nel capoluogo, vi sono danni ad alcuni monumenti, come la Torre della Gabbia, la Cappella dei Bonacolsi, Palazzo Tè e la Basilica Palatina di Santa Barbara.
Quest'ultima è stata seriamente danneggiata.
La sommità del suo campanile è crollata, danneggiando parte del Palazzo Ducale, di cui fa parte.
Ora, c'è il rischio che crolli anche la sua cupola.
Purtroppo, i danni non finiscono qui.
Nei Comuni della Provincia di Mantova vi sono stati veri e propri disastri.
A Poggio Rusco la chiesa ed il municipio sono gravemente lesionati.
A Moglia, la chiesa è crollata. Essa era già stata compromessa dal sisma di dieci giorni fa.
L'altro ieri, tra l'altro, avevo scritto al suo parroco, don Alberto Ferrari, che conosco e al quale do la mia solidarietà.
Il centro storico dello stesso Comune mantovano è oggi pieno di macerie.
Anche a Schivenoglia c'è stato il crollo della chiesa.
A Bondeno (frazione del Comune di Gonzaga, da non confondere con il Comune della Provincia di Ferrara) il campanile della chiesa è gravemente lesionato.
Anche la chiesa di San Giacomo delle Segnate è severamente lesionata.
A Quistello la chiesa è gravemente lesionata ed il suo campanile si è pericolosamente inclinato.
Ci sono problemi anche a San Benedetto Po.
Qui vi è il complesso dell'Abbazia Polironiana.
Domenica ero andato a visitare il museo che è stato allestito nei locali dell'ex convento e già c'erano delle lesioni causate dal sisma del 20 maggio.
Per esempio, l'ex biblioteca dei monaci presentava delle crepe ed era stata chiusa ai visitatori.
Anche nella basilica, chiesa in cui fu sepolta anche Matilde di Canossa, c'erano delle lesioni.
Lo stucco che decorava la volta della navata di sinistra presentava una brutta crepa.
Ora, queste lesioni si sono aggravate.
Sempre a San Benedetto Po vi è stato il crollo della storica Corte Bugno.
Ad Ostiglia è crollata una scuola. Per fortuna, essa era vuota.
Nel Comune di Bagnolo San Vito, rischia di crollare la Torre di Correggio Micheli.
Nel Comune di Roncoferraro, in cui abito,  le chiese delle frazioni di Barbasso e Governolo presentano dei problemi.
Tra l'altro, il campanile della chiesa di Governolo già aveva dei problemi di staticità.
Qui a Roncoferraro è crollato il soffitto del Palazzetto dello Sport.
La chiesa di Roncoferraro, come le altre, è stata chiusa per precauzione.
Inoltre, uno dei cavalcavia dell'Autostrada A22 Brennero-Modena (che si trova tra Gonzaga e Moglia)  è chiuso al traffico.
Nei Comuni di Moglia e Poggio Rusco sono state allestite delle tendopoli per gli sfollati.
Ci sono stati danni anche alla Latteria Sociale di Porto Mantovano, con danni ingenti all'economia.

Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha chiesto lo stato di emergenza.
Anche questa notte ci sono state delle scosse.
Ciò è davvero terribile!
Cordiali saluti.


martedì 29 maggio 2012

Dal "Centro San Giorgio": Rapporti tra protestantesimo e massoneria

Cari amici ed amiche.

Leggete questo interessante articolo scritto sul sito del Centro Culturale "San Giorgio", che è intitolato "Rapporti tra protestantesimo e massoneria" .
Ringrazio l'amico Angelo Fazio che ha messo l'articolo su Facebook.
Effettivamente, tra protestantesimo e massoneria c'è un legame.
Il protestantesimo favorisce la lettura e lo studio individuale delle Scritture,  a scapito della Chiesa e della sua organizzazione.
In pratica, per il protestante conta Cristo e non la Chiesa.
Il pensiero massonico (che nulla ha che fare con il Giudaismo) si spinge più in là.
Il massone crede in un dio, che non è necessariamente il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, quel Dio- Padre, Dio-Figlio e Dio-Spirito Santo del Cristianesimo.
Il massone dice: "Dio sì, Cristo e la sua Chiesa no".
Nel 1877, addirittura, il Grande Oriente di Francia sopprime l'obbligo di credere in Dio.
Quindi, il protestantesimo fu una tappa dell'evoluzione del pensiero massonico.
Cordiali saluti.

SISMA. NUMERI DI EMERGENZA

- Ferrara: 0532771546
- Modena: 059200200
- Mirandola: 0535611039
- San Felice: 800210644
- Cento: 3332602730

Telefono: 0535 49806 cellulare per urgenze 329 3179600
mail: polizia.municipale@comune.cavezzo.mo.it

Il Comune di Mirandola cerca professionisti: ingegneri, architetti contattare la P. Municipale: 0535/611039, 800/197197.

Comune di Cento: il nr verde non funziona x aiuti chiamare 3332602730

Appello ai cittadini: aprite le reti wi-fi per migliore copertura delle zone colpite, aiutando così i soccorsi.... °

Terremoto, qui si trema ancora!

Cari amici ed amiche.

Ho delle brutte notizie.
Intorno alle ore 13:00 c'è stata un'altra scossa. E' stata di magnitudo 5.3.
Il terremoto sta facendo danni gravissimi anche qui nel Mantovano.
Purtroppo, oltre la Torre della Gabbia e la Cappella dei Bonacolsi, nella città di Mantova rischia di crollare anche il campanile della Basilica Palatina di Santa Barbara (nella foto in alto).
Questa chiesa si trova nel Palazzo Ducale.
Quindi, se il campanile dovesse crollare, l'intero complesso artistico sarebbe rovinato.
Purtroppo, ci sono dei feriti anche qui.
Uno di questi è di qui, di Roncoferraro.
Purtroppo, qui a Roncoferraro è crollata una parte del soffitto del Palazzetto dello Sport.
Pare che sia un signore che è caduto da una sedia.
Ad Ostiglia è crollata una scuola.
A Schivenoglia è crollata la chiesa, come quella di Moglia.
A San Benedetto Po è crollata una corte, la Corte Bugno.
Qui si continua tremare.
Ancora adesso, mentre sto scrivendo, si trema.
Sento la terra che mi trema sotto i piedi.
E' terribile!
Io non ho mai visto una cosa del genere.
Cordiali saluti.

Terremoto, si trema ancora!

Cari amici ed amiche.

Avrei voluto parlare del caso dell'asilo di Rignano e invece mi tocca ancora parlare del terremoto.
Purtroppo, alle ore 9.01,  c'è stata un'altra scossa e, da quello che ho capito, l'epicentro è stato tra Moglia (Mantova) e Mirandola (Modena).
La magnitudo è stata di 5.9 (VII grado della Scala Mercalli).
Io ero qui in casa e stavo parlando al telefono con mio cugino.
Il mio garage è stato messo a soqquadro.
Qui a Roncoferraro, la gente è uscita fuori e sono state evacuate le scuole.
Le scosse continuano.
I danni maggiori si sono avvertiti in Emilia e nel basso Mantovano.
Sono molto preoccupato per la situazione di Moglia.
Le notizie sono confuse.
Tra l'altro, ci sono dei problemi anche nelle linee telefoniche.
Nemmeno io riesco a telefonare.
Perciò (mi rivolgo ai miei parenti ed amici) non telefonate. Le linee sono disturbate. Riprovate più tardi.
Le notizie sono frammentarie ma pare che ci siano stati nuovi danni agli edifici.
Pare che a Mirandola sia crollato il duomo.
Sul sito "Clandestinoweb.com" si vedono immagini del disastro.
Purtroppo, è morta anche una persona a San Felice sul Panaro (in Provincia di Modena) ed un'altra è rimasta ferita per il crollo di una trave.
Ci sono sfollati.
Ora, vi chiedo una cortesia.
Aiutate i terremotati.
Andate nelle zone colpite ed aiutate gli sfollati, coloro che non possono più entrare nelle proprie case.
Chi, per esempio, ha delle tensostrutture, le metta a disposizione.
Portate anche del cibo e vestiti.
Chi può aiutare, aiuti!
Termino con una notizia che riguarda Mantova.
A Mantova, infatti, la Torre della Gabbia (nella foto) è stata lesionata.

L'articolo della "Gazzetta di Mantova"  è più che eloquente.
Essa era già stata danneggiata dal sisma di una settimana fa.
Lo stesso discorso vale anche per la Cappella dei Bonacolsi.
Ora, i danni potrebbero essere più gravi.
Questo sisma ci sta mettendo in ginocchio.
Cordiali saluti. 









Da Mantova a Barcellona Pozzo di Gotto, Popolo della Libertà, una riflessione.

 




Cari amici ed amiche.

Vi riporto i risultati elettorali del centrodestra a Barcellona Pozzo di Gotto, in Provincia di Messina, e vi invito a leggere questa riflessione dell'amico Filippo Giorgianni:

"«La sinistra uccide ciò che è oggi, in nome di ciò che sarà domani e che non è mai qui; è il segreto del moto perpetuo in politica. La sinistra uccide ciò che è, in nome di una speranza che è sempre una falsa speranza. Dal 1789 le promesse della sinistra, sempre vittoriosa di rivoluzione in rivoluzione, non sono state mai mantenute, era cosa del tutto impossibile: ma il suo insaziabile messianismo temporale ha ogni volta rimbalzato su di una nuova utopia.»
(Jean Madiran, La destra e la sinistra, Volpe, Roma 1977, p. 36)
La sconfitta del candidato del centrodestra barcellonese impone una riflessione “a destra” ed impone un’analisi dei dati, la comprensione di questa sconfitta. Non si può frettolosamente e pessimisticamente additare il tutto come dovuto all’attuale “antipolitica” montante, o a problemi (pure esistiti!) di cattiva gestione della campagna elettorale o di debolezza del candidato proposto, o, ancora, pensare che si volesse semplicemente dare una “lezione” alla famiglia politica dei Nania.
Dunque analizziamo il voto e specificamente quali voti il centrodestra ha perso per strada. Partiamo dall’erosione “a destra”. Alle scorse elezioni erano presenti forze (sul cui collocamento “destro” sospendiamo il giudizio di principio, limitandoci a registrarne politologicamente l’esistenza) che “da destra” erodevano voti al centrodestra dell’epoca: si allude ad Alleanza Siciliana che, costola del centrodestra dell’epoca (poi divenuto PdL), si è scissa, rubando una porzione di voti al centrodestra del 2007. Anche alle recenti elezioni era presente una forza che si è scissa dal centrodestra: quella di Santi Calderone. Ma la scorsa volta, la lista “destra” aveva colto poco più del 5% dei voti. In quest’occasione, invece, la perdita di voti verso “destra”, verso liste più o meno provenienti dal bacino elettorale del centrodestra – le liste di Calderone – si è praticamente raddoppiato (più del 10%). Eppure questo dato non avrebbe comunque dovuto incidere (e, come si vedrà, non ha realmente inciso), se si pensa che nella scorsa tornata elettorale l’elettorato “centrista” trovava in lizza una lista autonoma (con autonomo candidato a sindaco), scollegata dal centrodestra del 2007; mentre, in tale occasione, l’UdC è confluita nel centrodestra. In altri termini, se nel 2007 il centrodestra aveva perso il 5% di voti, esso aveva, per di più, ulteriori voti in meno: quelli dell’UdC che si assestava sul 14,82%. Nel complesso, il centrodestra aveva dunque ben il 19% di voti persi “verso destra” e verso il centro. Se la matematica non è un’opinione, il raddoppiarsi dei voti persi “verso destra” in quest’occasione avrebbe dovuto essere compensato dal recupero dell’UdC. Pur perdendo un 5% in più di voti “a destra” nel 2012, il complesso delle liste di centrodestra avrebbe dovuto comunque registrare un innalzamento di +14% proveniente dal centro (sicché, perdendo un 5% in più “a destra”, e recuperando un 14% al centro, avrebbe dovuto guadagnare circa il 9% dei voti, rispetto al passato). Ma in quest’ultima tornata l’UdC non ha avuto la medesima forza di quella passata, subendo una flessione della metà dei voti (passando dal 14,82% al più misero 7,23). Non c’è stato dunque un grosso recupero della coalizione delle liste di centrodestra, che però, nonostante ciò, grazie all’apporto UdC, ha potuto mettere una toppa all’emorragia di voti persi “a destra”: pur perdendo il 5% in più, rispetto alla scorsa volta, la coalizione ha guadagnato il 7% dell’UdC, guadagnando (teoricamente) un 2% in più di voti rispetto alla scorsa volta. Ma qui si registra l’anomalia: pur con la perdita di Calderone e pur con la mutazione di sigle e volti politici, la coalizione nel suo complesso è la stessa del 2007 con l’aggiunta dell’UdC. Ma, nonostante questo, la coalizione in termini di liste ha subito una flessione notevolissima di voti che sono venuti a mancare nel complesso. Alla scorsa tornata la coalizione aveva demolito tutti gli avversari, attestandosi con uno schiacciante 72,53% complessivo. Nel 2012, invece, la somma delle percentuali delle liste si afferma solo al 59,68%, maggioranza rilevantissima cittadina, ma non più schiacciante. La flessione è pesante: ben 13 punti percentuali persi. Da 19582 voti complessivi si è passati a 15581 voti. Sono esattamente 4001 voti in meno. Chiunque conosca approfonditamente la scienza politica, sa che le “destre” normalmente sono maggioranza reale nel paese anche quando perdono, perché i loro elettori non confluiscono quasi mai a sinistra, preferendo l’astensione: il polo moderato-conservatore, quando perde, perde a causa dell’astensionismo che ne punisce questo o quel difetto (ingigantito dai media allineati a sinistra): candidati non all’altezza, cattiva (e persino non ottima: l’elettore che punta al centrodestra è molto schizzinoso e cerca sempre una scusa per non votare rispetto al suo omologo di sinistra…) amministrazione, etc. L’astensionismo punisce quasi sempre a destra. Pure qui, non si vuol sindacare sulla razionalità di tale scelta in termini di principio – del resto, come nota Gustave Le Bon in La Psicologia Politica, troppo spesso le scelte politiche di breve termine (come quelle elettorali) non sono minimamente ispirate a razionalità, ma bensì sono frutto di irrazionalismi –, ma ci limitiamo solo a registrare il fenomeno. Ebbene, anche in quest’occasione la legge è confermata: almeno un migliaio di voti mancanti alla coalizione di centrodestra rispetto al 2007 sono dovuti esattamente all’astensione. In questa tornata elettorale, infatti, l’astensionismo è aumentato di ben 4 punti percentuali abbondanti: se nel 2007 erano andati a votare (registrando, rispetto alle precedenti elezioni, un +1,32% di votanti) 28176 elettori (il 79,59% degli aventi diritto al voto), nel 2012 i votanti al primo turno sono stati 27423 (il 75,34%): cioè poco meno di un migliaio di voti. Il dato sembrerebbe dunque il solito: la sconfitta del candidato del centrodestra sembrerebbe dovuta all’usuale meccanismo di astensione dei moderati. Ma non è così, o meglio, non è solo questo che è venuto a mancare al dottor Sarino Catalfamo, quantomeno al primo turno. Infatti, 1000 voti non sono 4000. E, a ben vedere, posto che il totale dei voti di tutte le liste avversarie del centrodestra è stato al primo turno di 10528 – mentre tutte le liste avversarie del centrodestra al primo turno del 2007 avevano raccolto solo 7830 voti –, si può ben dire che i circa 3000 voti mancanti si sono equamente distribuiti nelle varie altre liste – il centrosinistra è cresciuto del doppio dei consensi rispetto al 2007, federandosi con MPA e FLI; le liste di Calderone hanno mostrato una forza maggiore rispetto a quella di Musumeci, come detto sopra, etc. Ma, in effetti, il dato inquietante è un altro: a dispetto di tutto, i 4000 voti persi tra astensione e liste avversarie non sono stati il vero ago della bilancia, nonostante (come si dirà) la maggior parte di essi siano confluiti al secondo turno sul candidato avversario, Maria Teresa Collica: il vero problema è stata la forbice elevata tra coalizione e candidato, che non si può motivare unicamente con le spiegazioni superficiali addotte in questi giorni. Non ha tanto inciso la congiuntura nazionale e internazionale che «punisce chi governa», né l’assalto all’arma bianca verso la stagione politica dei Nania (di cui Catalfamo è emanazione) venuta a noia all’elettorato: ciò che ha inciso, oltre questi fattori, è ben altro: si allude alla perdita di identità dell’elettorato del centrodestra, del venir meno del suo sentirsi di destra. Infatti, lasciando perdere naturalmente l’ostilità totale degli avversari storici collocati a sinistra, l’elettorato che ha votato le liste di centrodestra, se fosse stato realmente “di destra”, se fosse stato realmente convinto della propria identità e se avesse solamente voluto punire i Nania per stanchezza nei loro confronti, si sarebbe limitato all’astensione o al voto ad altre “destre”, come in parte è avvenuto. Ma, coerentemente con la propria identità, le persone “di destra” non avrebbero mai consegnato (quanto meno non direttamente col proprio voto) la città a un candidato che, in modo del tutto evidente (nonostante le polemiche e le smentite degli sprovveduti e degli interessati), è espressione delle sigle della sinistra più estrema. Il fatto che sia successo (come vedremo adesso con i prossimi dati) è inquietante, indicando un mutamento antropologico dell’elettorato “di destra”, un suo progressivo slittamento, un suo scarso radicamento “a destra”, o una sua scarsa affezione verso il centrodestra cui dovrebbe essere legato, nonostante tutto. Qual è il dato inquietante? Si è detto che il problema è la forbice tra coalizione e candidato. Se si osserva il voto del 2007, si vedrà come il candidato del centrodestra (Candeloro Nania) abbia avuto anch’egli una differenza in passivo rispetto alla coalizione: se la coalizione aveva raccolto 19582 voti, Nania ne aveva ricevuti solo 15409. Ben 4000 voti in meno rispetto alla coalizione, dovuti al voto disgiunto: elettori della coalizione, insomma, hanno votato altri candidati (segnale, già allora, di un primo sintomo di disaffezione per il centrodestra da parte di suoi elettori tradizionali). Tuttavia, osservando i dati degli altri candidati, si può ben vedere come nessuno abbia ricevuto in modo schiacciante i voti provenienti dalla coalizione di centrodestra, esattamente com’è avvenuto per i 3000 in meno delle liste Catalfamo: chi più, chi meno, tutti gli altri candidati hanno registrato un buon numero di voti in più (e non in meno, come invece avvenuto per Nania) rispetto a quelli raccolti dalle proprie liste e comunque se li sono spartiti in modo relativamente equo, in proporzione ai voti ricenuti dalle liste (arrotondati, il candidato di Musumeci, Raimondo, aveva preso 900 voti in più rispetto alla propria lista che ne aveva presi 1448; Torre 900 in più rispetto ai 4001 delle liste; Saija 2200 rispetto ai 1358 delle sue liste; Salvato 400 in più rispetto ai 610 della sua lista), coprendo i circa 4000 voti mancanti a Nania. La situazione nel 2012 è, invece, molto più grave. Non perché il candidato abbia perso voti a livello personale mantenendoli però almeno a livello di lista, come aveva fatto Nania, ma perché addirittura le liste stesse del centrodestra (e non il solo candidato!) hanno perso i suddetti 3000 voti circa (più 1000 circa di astensione). Ma la gravità ulteriore sta altrove: nelle ultime elezioni i candidati non sono stati 5, ma 4, perché l’UdC si è unito al centrodestra. Tuttavia, i voti che aveva raccolto Torre come candidato UdC del 2007 non sono giunti al candidato Catalfamo nel 2012, mentre anche stavolta si è assistito alla dispersione di voti della coalizione verso gli altri candidati, come era avvenuto per Nania, e però in modo ben più grave: il candidato Nania aveva perso 4000 voti rispetto alla propria coalizione, sparpagliandoli tra i vari candidati. Nel 2012 il candidato Catalfamo (7285 voti), le cui liste hanno preso in tutto 15581 voti, oltre a non guadagnare voti dai nuovi apparentamenti e oltre a perdere 4001 voti di lista a causa dell’astensionismo e della dispersione verso le altre liste, ha perso anche voti ulteriori: se detraiamo ai 15581 voti della coalizione i 7285 del candidato, mancano all’appello 8296 voti per il candidato. Ciò è avvenuto (anche per l’imperizia e la cattiva informazione da parte dei candidati verso gli elettori) a causa del mancato “effetto-trascinamento”, vale a dire l’assenza del meccanismo per cui la semplice croce su una lista porta un’estensione di voto al candidato sindaco anche se non espressamente indicato dall’elettore con apposita croce sul suo nome: 8296 persone non hanno segnalato Catalfamo sindaco. Sono, dunque, 8296 schede in bianco, vale a dire voti non destinati a nessuno? Proprio per niente: ed è qua la gravità rispetto a Nania: mentre Nania aveva perso 4000 voti in favore di un po’ tutti gli avversari, Catalfamo ha subito un’emorragia di voti non verso gli altri candidati in genere, ma verso un solo candidato. Osservando i voti presi dai vari candidati al primo turno, si può notare come, per lo più, essi coincidano con i voti presi dalle loro rispettive liste: il candidato PD, MPA, FLI (Marte) ha preso, infatti, 3300 voti e le sue liste 3219; il candidato (Calderone) delle liste civiche che hanno derubato “a destra” la coalizione di Catalfamo ha preso, invece, 4897 voti e le sue liste 4855. In pratica un collimare quasi perfetto tra coalizione e candidato. La differenza clamorosa si ha, quindi, con il candidato Collica: se la sua coalizione ha potuto esprimere soltanto il minoritario bacino elettorale suo proprio (2452 voti per le sue liste: molti di più, comunque, del misero risultato dell’omologo del 2007, Città Aperta: 610 voti di lista), la sua persona, a differenza degli altri candidati, non ha ricevuto la medesima quantità di voti ricevuti dalla lista che l’appoggiava (cioè 2500 voti circa), ma invece, già al primo turno, ne ha ricevuti molti di più: qualcosa come 6396 voti, vale a dire ben 3944 voti (in pratica quasi 4000), o 2/3, in più rispetto a quelli ricevuti dalle proprie liste. Se ben notiamo, lo scarto è quasi esattamente di 4000 voti. Ciò sta a significare che, nonostante l’ampia offerta elettorale del primo turno, di quei 8296 voti non espressi per Catalfamo ma dati alla coalizione di centrodestra, in realtà, 4000 sono confluiti per intero sul candidato Collica, che è il candidato dell’estrema sinistra! Quasi metà dei voti non dati a Catalfamo non sono stati frutto di mera imperizia, ma di scelta precisa e una scelta che non si è riversata un po’ ovunque, o sulla “destra” di Calderone, bensì tutti su Collica: l’estrema sinistra.
Già qui si può rinvenire una carenza oggettiva del centrodestra: abituato a chiudersi arrogantemente nella presunta sufficienza dell’intuito dei suoi candidati e supporters di organizzare una campagna elettorale, il centrodestra non ha studiato minimamente e umilmente a tavolino questo dato che era già evidentissimo al primo turno. Se si fossero presi i dati e si fossero analizzati con analisti politologi, così come si sta facendo in questa sede, si sarebbe immediatamente veduto questo passaggio di voti così elevato. Immediatamente si è pensato che mancassero dei voti a causa di alcuni fattori legati per lo più all’astensione indotta dal mancato “effetto-trascinamento” (cioè l’assenza dell’estensione del voto delle liste al candidato sindaco) o l’astensione voluta (cioè si è pensato che chi aveva votato la coalizione non aveva votato volutamente Catalfamo, ma senza votare altri candidati), ma non si è pensato minimamente che i ben 4000 voti fossero interamente confluiti al candidato dell’estrema sinistra così come invece è avvenuto: sarebbe bastato studiare i dati, per notare come questa valutazione fosse sbagliata. Non si è solo sopravvalutata la propria capacità e sottovalutato un avversario (cosa giàgravissima): ci si è addirittura “dimenticati” di studiare il voto, prima di gettarsi nella campagna del ballottaggio. Non ci si è per nulla accorti del dato (raccapricciante).
Ma non finisce qui: il problema è che si rischia adesso di non comprendere le ragioni complessive del voto nei due turni, così come prima non si è nemmeno studiato quelle del primo turno. Se, pur con l’emorragia di 4000 voti verso la Collica, si fossero portati al ballottaggio i 4000 rimanenti, si sarebbe potuto vincere comunque. Tuttavia, l’elettorato di centrodestra tende a mobilitarsi meno facilmente (il suo legame è, infatti, come si intuirà anche più avanti, più “flebile” rispetto a quello che permea l’elettorato della sinistra: l’elettorato di centrodestra è, più che altro, un network: vedi Ilvo Diamanti,Mappe dell’Italia politica. Bianco, rosso, verde, azzurro… e tricolore, seconda edizione, il Mulino, Bologna 2009, p. 126). Dunque, esso risente di facili flessioni ai ballottaggi, come dimostrano altri casi alle ultime amministrative (o a quelle passate), dove candidati di centrodestra, in ampio vantaggio al primo turno, hanno perso voti (e anche le elezioni in più occasioni) al secondo: è cioè difficile mobilitare due volte in poco tempo l’elettorato “reazionario”, a meno che non vi siano “emergenze” evidenti. Al ballottaggio, infatti, sono andati a votare 22839 persone (grossa flessione rispetto ai 27423 del primo turno): 4500 persone in meno. E sono quasi per intero i 4000 che al primo turno hanno votato centrodestra, ma non Catalfamo, in quanto, come si dirà a breve, la Collica non ha perso quasi nessun voto di quelli già raccolti al primo turno, o che era naturale che avrebbe raccolto in più al secondo.
Catalfamo vittima dell’astensione e della protesta di una parte della “destra” che ha votato l’avversario, dunque? No, perché, se indubbiamente l’astensionismo (magari svolto anche, in parte, in chiave “protestante”) ha inciso, non è invece altrettanto vero che i voti a Collica nel primo turno siano stati voti di protesta tout-court: essi lo sono stati solo in parte; mentre quelli del secondo turno sono praticamente i medesimi che si sono espressi al primo turno. Vediamo quanti voti ha preso la dottoressa Collica: il numero è di 13664. Da dove provengono? Da tutto l’elettorato (meno una minima parte) che al primo turno ha votato per uno dei candidati contrari a Catalfamo: se addizioniamo, infatti, i voti presi da tutti i candidati sindaco al primo turno (Collica+Marte+Calderone) avversari al centrodestra, ne uscirà fuori il numero 14593. Se, invece, osserviamo i voti di Catalfamo al secondo turno, vedremo come quest’ultimo abbia preso 1349 voti in più (passando da 7285 a 8634). Rispetto all’insieme dei voti di tutti gli avversari di Catalfamo (14593), vediamo che la Collica ha preso mille voti in meno circa (13664): quel migliaio che in più sono giunti a Catalfamo al secondo turno. Il che significa che sulla Collica sono confluiti tutti i suoi voti iniziali (anche i 4000 provenienti dal centrodestra) più i voti degli altri candidati al primo turno ma che, di fronte al “rischio-Collica (estrema sinistra)”, un migliaio di voti, originariamente (nel 2007) del centrodestra e poi dispersi, sono “tornati all’ovile” di Catalfamo provenendo, con molta probabilità, dall’elettorato di Calderone. Dunque, una parte dei voti collichini sono voti ideologici della sinistra coagulata intorno alle sue liste, una parte sono tutti quelli del rimanente centrosinistra, una parte sono una porzione di quelli di Calderone (questi sì, di “destra” e “di protesta”), una parte sono provenienti direttamente dalla coalizione di Catalfamo. In altri termini, significa che al ballottaggio praticamente nessun voto si è minimamente spostato dalla Collica verso Catalfamo, e che ella ha mantenuto tutti i 4000 voti provenienti da lui, mentre, com’era prevedibile (in quanto l’elettorato di centrosinistra è ben più disposto a muoversi compatto alle urne più volte e anche, quando “moderato”, disposto a votare sigle più radicali, pur di abbattere l'avversario), ella ha raccolto anche quasi tutti i consensi del centrosinistra (salvo qualche astenuto eventuale) e una parte di quelli di Calderone. Ma perché, si diceva, i 4000 voti provenienti dal centrodestra non sarebbero voti di persone realmente di destra (e che avrebbero, in tale occasione, semplicemente protestato contro il centrodestra che hanno sempre votato prima di oggi)? Innanzitutto, perché la protesta, se proveniente da persone di destra realmente convinte, non si sarebbe tramutata in voto all’avversario, bensì in semplice astensione (com’è anche avvenuto a causa dell’affluenza in calo rispetto al 2007). Se il confluire dei 4000 voti fosse avvenuto al ballottaggio, sarebbe stato comprensibile definirli “voti di protesta” da parte di persone che, pur di destra, avrebbero voluto “punire” la nomenclatura del centrodestra barcellonese, in quanto la scelta obbligata sarebbe stata tra due soli candidati: dunque, per “punire” uno, sarebbe stato necessario votare l’altro. Ma i voti in questione si sono spostatiimmediatamente, al primo turno, quando i candidati erano di più e non c’era necessità di votare ilcompetitor più estremista. Se fossero stati autentici voti di protesta provenienti da delle persone convinte “di destra”, al primo turno avrebbero potuto indirizzarsi su di un candidato “di destra” alternativo (come in parte è avvenuto con quel +5%, confluito su Calderone, rispetto a quella inferiore quota che, a suo tempo, era confluita su Musumeci). Invece non è avvenuto. Anzi, la Collica ha goduto di 4000 voti, confluiti direttamente su di lei immediatamente al primo turno. Ciò significa che la protesta non è stata realmente tale, ma è stato un voto più o meno convinto per la sinistra estrema: chi ha votato Collica, non è un soggetto che ha affezione reale e del tutto consapevole per la destra e che, in questa occasione, ha votato “per protesta” contro i difetti del centrodestra; bensì questi 4000 che han votato Collica, a prescindere che si dicano o meno “di destra”, hanno indubbiamente subito una fascinazione della sinistra. La dimostrazione sta nel fatto che al secondo turno, pur di fronte al rischio concreto di una vittoria della sinistra estrema, probabilmente non c’è stato, in pratica, alcun ripensamento significativo, nessuno spostamento di voti da Collica a Catalfamo: quest’ultimo ha preso, infatti, 1349 voti in più (passando da 7285 a 8634), perché, com’era prevedibile (e normale) che fosse, quella frangia “di destra” che ha protestato nei suoi confronti al primo turno (votando, per lo più, Calderone o non votando), ha ovviamente preferito il centrodestra alla sinistra, ma i 4000 suddetti invece sono rimasti quasi graniticamente con la Collica, dimostrando così ben poca convinzione destrorsa e ben poca attenzione ai rischi della deriva a sinistra.
Cosa possiamo dire allora di questi 4000 voti? Chi sono? Diciamo che, a prescindere qualunque altro dato ulteriore, la Collica ha palesemente preso ben 4000 voti dal centrodestra rispetto ai numeri che questo aveva fatto nel 2007, ma che questi 4000 voti non possono provenire da un elettorato che sia realmente di destra in modo convinto, quand’anche quest’elettorato si definisca o si pensi “di destra”, in quanto, se realmente appartenesse alla destra, esso dovrebbe avere un’affezione per la sua parte di provenienza ed un’avversione per quella avversaria (specie più estrema) e tale avversione, nonostante l’eventuale antipatia verso i candidati del centrodestra stesso, non avrebbe permesso un voto diretto alla Collica da parte di queste persone. Eppure è ciò che è accaduto: in questo voto alla Collica, una tale preoccupazione (e consapevolezza del rischio che si correva) non si è certamente vista. Quel che si vuol dire qui è che, a dispetto della propria provenienza, la gran parte di quei 4000 voti non è di destra o, quantomeno, non lo è in senso stretto: hanno votato “a destra” per molto tempo, ma non sono convintamente “di destra”, o, quantomeno, hanno poca idea di cosa significhi esserlo. Si vuol dire che il problema di fondo è che una grossa fetta dell’elettorato “di destra” non ha più le idee chiare, non ha un’identità forte, un’appartenenza a quella che dovrebbe essere la sua area politica. Non si sta parlando di una frangia minima, bensì addirittura di 1/4 degli elettori del centrodestra, in quanto, posto che essi sono 4000 e posto che Catalfamo ha preso circa 8000 voti e che più di 4000 dei suoi elettori si sono astenuti, l’elettorato di Catalfamo complessivamente fa 18000 persone di cui appunto i 4000, appunto 1/4, che hanno votato Collica e che hanno dimostrato così disaffezione, scarsa identità). Ha pagato la debolezza del candidato Catalfamo? No, nonostante la sua scarsa oratoria, il soggetto non è di molto più debole (in termini di appariscenza mediatica) rispetto a tanti altri (in primis, Candeloro Nania che pure ha vinto due elezioni). Ha vinto, semmai, la forza mediatica e la capacità di creare entusiasmo dell’avversario: il che è lievemente diverso. Al di là degli errori contingenti fatti nella campagna elettorale – moltissimi: qualcuno anche descritto qui –, ha vinto soprattutto la grande forza-trappola della sinistra (studiata da molti autori: da Jean Madiran, La destra e la sinistra a Thomas Molnar, La Controrivoluzione, passando per Vittorio Mathieu, La speranza nella rivoluzione): la sua onnipresente forza di suggestione, la sua capacità di alimentare speranze (anche non supportate dai fatti), facendo leva sull’istinto tutto irrazionale delle persone, a dispetto di qualunque argomento ragionevole – come le opere fatte dall’amministrazione uscente, come la palese mediaticità (tutta berlusconiana…!) della Collica (dunque il suo essere in modo evidente un’operazione di puro marketing, di pura pubblicità), come il fatto che la Collica abbia la minoranza in consiglio comunale, etc.

Tirando le conclusioni, se la fascinazione operata dalla sinistra è riuscita a vincere in modo così netto, derubando il centrodestra di voti tradizionalmente suoi, tutto questo significa che è in atto una mutazione antropologica nell’elettorato barcellonese e, nello specifico, nell’elettorato di centrodestra:una sua grossa fetta è sempre meno convintamente di destra, votando il centrodestra solo per mera abitudine conformistica, e voltando le spalle al minimo abbaglio creato ad arte dalla sinistra. La destra convinta ormai sta divenendo, in realtà, minoranza all’interno della città, per quanto minoranza “qualificata”, numericamente rilevante. La cosa preoccuperebbe poco se l’età media di questa minoranza fosse bassa e se il suo atteggiamento fosse “missionario” per così dire, cioè tendente a cercare nuove leve in modo convinto per un ricambio generazionale e un radicamento territoriale nella città a livello di mentalità. Ma così non è: essa è, per lo più, popolata da persone mature… è inutile nascondersi: sebbene dati certi non ve ne siano – sarebbe interessante uno studio in tal senso… –, è evidente la presenza e la mobilitazione giovanile a favore della Collica. I giovani “di destra” sono una fetta di gran lunga minoritaria rispetto a quella di sinistra e, soprattutto, essi non hanno una capacità/volontà di mobilitazione, ideazione, ricerca di nuove persone, di creazione delle condizioni per poter aumentare il proprio numero nel lungo periodo e di radicare bene le persone a destra, impedendo così che esse votino altrove.
In altri termini, la domanda è: quanti giovani (ma anche quanti maturi…), tra i pochi che si definiscono “di destra”, sono realmente motivati, quanti tra loro sanno cosa significa essere di destra in modo argomentato, serio e razionale (e non solo sentimentale!) e si sentono graniticamente (senza cedimenti) di destra, evitando così di votare in maniera ondivaga (persino votando la sinistra estrema…!) a seconda del momento elettorale? È in atto un arretramento a livello personale: mancano le persone di destra. Invecchiano (e spesso lo fanno male) e non sono sostituite da un numero sufficiente di giovani. La città, come il resto del paese negli ultimi decenni, si sta lentamente livellando verso sinistra (e verso il basso: sono i c.d. «barbari verticali» di cui parla José Ortega y Gasset ne La ribellione delle masse e che, presi dalla smania continua di sempre innovare, non conoscono la propria cultura e civiltà di provenienza, la propria identità, preferendo abiurarle, preferendo allontanarsene, nonostante ne godano i frutti). E questo è potuto avvenire perché per anni, anziché puntare alla vittoria elettorale nel breve periodo, la sinistra, davanti alla totale inerzia del centrodestra – e, anzi,davanti ai suoi occhi, mentre era all’amministrazione –, ha saputo costruire nel lungo periodo, come avvenuto a Barcellona con Città Aperta e le iniziative “salesiane” – movimenti “di opinione”, prima ancora che elettorali! –, consolidandosi prima nelle teste (e poco importa se esse siano pensanti o meno!) della gente, e solo dopo nelle urne elettorali: perché i voti viaggiano con le teste, e più teste si hanno a favore, più voti si hanno alle urne. Hanno vinto perché hanno convinto molti con l’illusione di essere “i salvatori” (qualcuno parlerebbe giustamente di «messianismo temporale»), muovendosi da una base culturale – non in senso di “quantità elevata di libri letti”, ma nel senso di idee di fondo, di mentalità! Non è irrilevante il fatto che, nel giro di qualche anno, una realtà apparentemente irrilevante del panorama barcellonese abbia espresso il sindaco della città, aumentando anche di tre volte il proprio peso elettorale iniziale. Il passaggio da 610 a 2326 voti, partendo solo da iniziative di tipo sociale e culturale, prima che partitiche, è indicativo della importanza (e utilità anche elettorale) di tali iniziative nell’incidere sulla mentalità delle persone, nell’influenzarla, e quindi nell’incidere indirettamente sul voto.
Al centrodestra non resta altro che prendere atto di questa realtà e fare altrettanto (ma senza illudere, come invece fa la sinistra, consciamente o inconsciamente). Tocca ripartire non, come al solito, da dieci centimetri dal proprio naso, pensando (magari all’ultimo momento) a come vincere le prossime elezioni, ma ripartire dal radicamento nelle teste, ripartire dal convincere la gente non solo “a votare destra” alla prossima volta, ma all’essere di destra da ora sino alla morte, da ora a tutte le competizioni elettorali. Senza questo tentativo (di lungo periodo), la sconfitta progressiva è assicurata, perché la maggioranza si va sempre più uniformando a sinistra, specie quella giovanile: e i giovani di oggi saranno gli adulti di domani: una volta morti gli adulti di oggi, resteranno solo loro. Il compito del centrodestra, anche quello locale, è quello che chi scrive (vedi Filippo Giorgianni, Il ruolo della politica di fronte al declino “coriandolare” del moderno, in http://www.loccidentale.it/node/116008), pur conscio della verità insita nella citazione gomezdaviliana che conclude questa analisi, ha di recente additato a tutto il centrodestra italiano su l’Occidentale. Orientamento quotidiano, giornale on-line della Fondazione Magna Charta (emanazione del PdL): il suo compito, necessario per non sparire, è costruire ambienti, iniziative di consenso, di formazione e informazione, e non solo iniziative elettorali per l’elezione del momento. Non si tratta di volare alto solo per fare voli pindarici puramente teorici, ma, molto più in concreto, si tratta anche di farlo per riuscire a vincere realmente le elezioni, davanti a un contesto che, poco a poco nel tempo, renderà la cosa sempre più ardua. «Il politico pratico muore sotto le conseguenze delle teorie che disprezza» (Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, trad. it., a cura e con saggio conclusivo di Franco Volpi, Adelphi, Milano 2001, p. 130). In senso figurato significa che essere concreti non è per forza sbagliato, ma se lo si vuol essere realmente è necessario non sottovalutare elementi che, nonostante sembri diversamente, incidono anche sul concretissimo risultato elettorale e sul futuro politico di ogni candidato. Giornali, web, radio, radicamento sul territorio, formazione prepolitica e politica nelle sigle giovanili (con l’aiuto di coloro che sono realmente capaci di fornire tale formazione), ostruzione alle attività avversarie...
Le ultime elezioni sono un monito per la destra: adesso è l’ora di ricostruire, e di farlo in modo duraturo, nel lungo periodo. Non si perda l’ennesima occasione.
«Ciò che dice il reazionario non interessa a nessuno. Né quando lo dice, perché sembra assurdo; né a distanza di qualche anno, perché sembra ovvio.»
(Nicolás Gómez Dávila, Escolios a un texto implícito. Selección, con introduzione di Mario Laserna Pinzón ed epilogo di Franco Volpi, Villegas Editores, Bogotá 2004, p. 283)
".

Sono d'accordo con quanto scritto da Filippo e da questa sua ottima riflessione, voglio farne partire una mia.
Il centrodestra ha perso perché è frammentato al suo interno. 
Questa frammentazione ha colpito particolarmente il Popolo della Libertà.
Un caso paradigmatico è quello del Popolo della Libertà della Provincia di Mantova, la mia Provincia.
Giusto ieri, sono stato ad un incontro (che si è tenuto a Cittadella, frazione di Mantova) con Gilberto Sogliani (nella foto),  il capo della minoranza interna del partito, minoranza uscita dal recente congresso provinciale.

Sogliani ha letto un documento con cui chiederà alla riunione del coordinamento che si terrà mercoledì una serie di cose.
Tra queste vi sarà anche un'assunzione di responsabilità da parte del coordinatore del partito della debacle elettorale in Provincia.
Qui, si è votato in nove Comuni.
Otto di questi erano amministrati dal centrodestra.
In tutti e otto, il centrodestra ha perso e la sconfitta è stata causata dalle divisioni interne del centrodestra, le divisioni interne al Popolo della Libertà.
Qui nel Mantovano, il partito è diviso tra i vari capi-bastone, i vari "signorotti feudali", che sono pronti anche ad appoggiare la sinistra, per il proprio tornaconto.
Tra i vari interlocutori che sono intervenuti, vi sono stato io.
Io ho citato il problema politico di Roncoferraro.
Qui, infatti, vi è un problema politico molto grave che è causato da un capogruppo del Popolo della Libertà in Consiglio comunale che sistematicamente sostiene il sindaco di centrosinistra ed attacca chi gli si oppone.
Questa situazione tragicomica sta mettendo il Popolo della Libertà in imbarazzo.
Il mio collega di partito Ettore Alessi ha chiesto l'autoconvocazione del congresso comunale per risolvere la questione.
Il Popolo della Libertà deve ricompattarsi e ricompattare il centrodestra.
Cordiali saluti.





lunedì 28 maggio 2012

LA BUFALA SU DALAI LAMA, PAPA E TERREMOTO IN EMILIA

Cari amici ed amiche.

Sulla pagina di Facebook della Chiesa cattolica ho trovato questo articolo:

"Su Facebook va di moda il tormentone “epic fail” ad indicare le figure non proprio dignitose. Un “epic fail”, ad esempio, è quello della fan page “Questa è l’Italia”, subito seguita da altre come “I segreti della casta del Vaticano”, che ha pensato bene di criticare la Santa Sede stigmatizzando una mancata donazione del Papa ai terremotati emiliani. Ed ecco che una foto dalla didascalia “Il Dalai Lama, ha mandato 50 mila euro (ahi, le virgole dopo il soggetto. L’italiano, questo sconosciuto, soprattutto per i disinformatori della rete n.d.r.), ai terremotati emiliani, ed il Nostro Vaticano dove??? …starà organizzando un viaggio???”
Punteggiatura discutibile a parte, la notizia è una bufala.
Bisognerebbe spiegarlo anche alla fan page “I segreti della Casta del Vaticano” che rincara: “Mentre il Vaticano è impegnato a trovare la talpa al suo interno che gli ruba documenti ”riservati”… c’è qualcuno che molto più semplicemente agisce ..”.
Ebbene, tanto di cappello al Dalai Lama e alla sua generosa donazione di 50.000 euro, ma il Vaticano ha donato esattamente il doppio ai terremotati emiliani: 100.000 euro.
Fonte: Qelsi
".

Io trovo che contro la Chiesa si stia dicendo di tutto e di più.
Ad esempio, giusto oggi ho avuto una discussione con mio fratello per il fatto che si debba pagare la modica cifra di 2 Euro per una visita guidata nella Basilica dell'Abbazia di San Benedetto Po, in Provincia di Mantova.
Ora, per quello che si vede in quella basilica, la somma di 2 Euro è un prezzo più che ragionevole.
La Chiesa finanzia tante opere di bene che sono utili alla società.
Pensiamo agli oratori parrocchiali, che sono centri di aggregazione per i ragazzi, gli istituti di carità e gli ospedali.
Quindi, è vero che la Chiesa ha dei soldi ma è altrettanto vero che tanti ecclesiastici li usino per fini benefici. 
Inoltre, pensate a quei preti in Emilia Romagna e nella Provincia di Mantova che oggi non hanno la chiesa, perché è stata danneggiata dal sisma, e che continuano ad impegnarsi per gli altri.
Ad esempio, questo è il caso del parroco di Moglia, don Alberto.
Conoscendolo, so che lui si impegna.
Quindi, finiamola con questa demagogia.
Chapeau al Dalai Lama ma mi risulta che anche il Papa abbia dato molto ai terremoti.
Cordiali saluti.



«Partiti e religioni spariranno». Il mondo secondo il guru di Grillo Leggi di Più: Gaia, il video di Casaleggio, guru di Grillo | Tempi.it

Cari amici ed amiche.

Leggete l'articolo scritto sul giornale "Tempi"  ed intitolato ""Partiti e religioni spariranno". Il mondo secondo il guru di Grillo".
Questa visione è inquietante!
Immaginatevi un mondo senza partiti e senza religioni.
Le religioni sono quei pensieri che uniscono l'uomo a Dio.
Il loro nome stesso deriva dal termine latino "religare", ossia, unire.
I partiti, invece, rappresentano le più nobili correnti di pensiero che servono a gestire una comunità.
Ora, se i partiti e le religioni dovessero scomparire, ci sarebbe la "polverizzazione della società".
Prevarrebbero gli odi, gli individualismi e gli egoismi.
Forse, è questo il "Novus Ordo Seclorum" di cui parlano certe teorie?
Più che un "Nuovo Ordine Mondiale" sarebbe un "Nuovo Dis-Ordine Mondiale". 
Allora, bisogna stare attenti.
Cordiali saluti.

Vogliamo il presidenzialismo!

Cari amici ed amiche.

Così com'è, l'Italia è ingovernabile!
Abbiamo una forma di governo che non garantisce la governabilità.
Troppo spesso, i governi che si sono succeduti sono stati ricattati da piccole forze politiche che erano pronte a votare contro in Parlamento.
Per questo motivo, oggi ci troviamo con un governo tecnico che sta prendendo dei provvedimenti che sono inutili, se non dannosi.
Infatti, la crisi non è stata risolta e l'aumento delle tasse ha fatto aumentare la disoccupazione e la povertà.
Serve un cambio di passo nella politica.
Esso può avvenire solo attraverso delle serie riforme.
Una riforma importante è, senza dubbio il federalismo.
Tuttavia, va rivista anche la forma di governo.
Nessun Paese occidentale ha un Parlamento con un bicameralismo perfetto.
Solo l'Italia è in questa situazione.
Quindi, va abolito il bicameralismo perfetto.
In funzione del federalismo, il Senato deve diventare "federale" e gestire i rapporti tra Stato centrale ed Enti locali.
Tuttavia, la riforma più importante che si deve fare è quella del passaggio da una Repubblica parlamentare ad una Repubblica presidenziale.
Il Presidente della Repubblica non sarebbe più eletto in Parlamento ma dal popolo ed avrebbe in mano il Governo.
Questo renderebbe il Governo non più "ricattabile" dalle forze politiche che, per interessi propri, sarebbero sempre pronte a farlo cadere.
Il presidenzialismo è la forma di governo più democratica e stabile.
La sinistra pone dei veti, adducendo al fatto che, se si dovesse implementare questa riforma, l'attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovrebbe dimettersi.
Io penso che, con il dovuto rispetto, le dimissioni del presidente Napolitano sarebbero l'ultimo dei problemi.
L'Italia ha bisogno di vere riforme.
Questo Paese non è più governabile e rischia di cadere nel baratro.
Quindi, è ora di dire basta a certi sofismi.
Cordiali saluti.

domenica 27 maggio 2012

Terremoto, lettera al parroco di Moglia don Alberto Ferrari

Cari amici ed amiche.

Questa mattina, spedirò al parroco di Moglia (Mantova) questa lettera:


"Stimatissimo don Alberto.

Ho saputo di quello che è successo alla sua parrocchia.
Questo evento sismico ha sconvolto tutti.
A nome mio, dei mei familiari e, penso anche, di tutti suoi ex parrocchiani di Roncoferraro, esprimo la totale vicinanza a lei e ad i suoi attuali parrocchiani.
A Revere, a Gonzaga ed a Mirandola conosco delle persone e, quindi, ho degli amici.
Sono molto preoccupato per loro come per lei.
Ovviamente, esprimo la mia vicinanza anche a loro.
Se nella sua zona ci sono delle attività di beneficenza a favore dei terremotati o se ci sono famiglie che hanno bisogno oppure aziende messe in crisi a causa del terremoto, lo riferisca anche a me.
Cercherò di mettere in giro la voce, tenendo conto anche del fatto che io abbia un blog in rete, “Italia e mondo”.
Lo farei volentieri.
E' il minimo che io possa fare, visto che lei ha sempre fatto del bene a noi roncoferraresi, me compreso.
Tra l'altro, giusto l'altro ieri, durante la Messa, l'attuale parroco di Roncoferraro, il suo successore don Alberto Bertozzi, ha annunciato che le offerte saranno devolute alla sua parrocchia.
Noi roncoferraresi non dimentichiamo.
Esprimendole di nuovo la mia vicinanza, le porgo i miei più cordiali saluti ed i miei migliori auguri.

Roncoferraro (MN) …/.../.......

                                                                             Antonio Gabriele Fucilone
".

Molta gente di Roncoferraro è andata a Moglia a fare visita a don Alberto Ferrari.
Altri gli hanno telefonato.
Del resto, don Alberto è stato parroco qui per diciassette anni, fino al novembre del 2005.
Egli ha fatto veramente tanto per questa comunità.
Per esempio, l'oratorio della Parrocchia di Roncoferraro è opera sua.
Ha aiutato tutti, me compreso.
Il minimo che si possa fare, visto quello che ha fatto, è aiutarlo in questo momento difficile.
Io penso che almeno la riconoscenza non sia un optional.
Ora, mi rivolgo in particolare ai miei compaesani roncoferraresi.
Ovviamente, estendo l'invito a tutti.
Non fate visite di cortesia don Alberto né telefonategli per fare quattro chiacchiere con lui.
Gli sareste più di impiccio.
Piuttosto, se gli telefonate, chiedetegli se ha bisogno di qualcosa o se la sua attuale comunità ha bisogno di qualcosa.
Se lo andate a trovare, fate la stessa cosa.
Anzi, se è necessario, dategli una mano.
Se qualcuno può gli dia una mano.
Per esempio, so che la sua chiesa è inutilizzabile.
Gli si potrebbe offrire una tensostruttura o una struttura prefabbricata o una struttura temporanea in cui possa dire messa.
Chi può faccia ciò.
Oppure, si potrebbero aiutare i suoi parrocchiani che hanno maggiore bisogno.
Si deve lavorare così, sul campo.
Io,  che ho questo blog, cerco di mettere in giro la voce per fare in modo che le comunità terremotate siano aiutate.
Ciascuno faccia le cose con i mezzi che ha.
Cordiali saluti.






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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.