I nostri soldati presenti nella città irachena di Nassiriya furono colpiti da un attacco terroristico.
Diciassette di loro morirono. Con essi morirono anche due civili.
Questi furono i loro nomi:
- Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte.
- Giovanni Cavallaro, sottotenente.
- Giuseppe Coletta, brigadiere.
- Andrea Filippa, appuntato.
- Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente.
- Daniele Ghione, maresciallo capo.
- Horacio Majorana, appuntato.
- Ivan Ghitti, brigadiere.
- Domenico Intravaia, vicebrigadiere.
- Filippo Merlino, sottotenente.
- Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte.
- Alfonso Trincone, maresciallo aiutante.
- Massimo Ficuciello, capitano.
- Silvio Olla, maresciallo capo.
- Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore.
- Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto.
- Pietro Petrucci, caporal maggiore.
- Marco Beci, cooperatore internazionale
- Stefano Rolla, regista
Ora, queste persone andarono in Iraq per portare la pace, dopo la rimozione di Saddam Hussein.
Un militare deve sempre obbedire perché serve il suo Paese.
Quei diciassette soldati morirono per servire il nostro Paese, dato che la lotta al terrorismo riguarda tutti.
Purtroppo, qui in Italia c'è chi non vuole capire ciò e si mette ad urlare: "10, 100, 1000 Nassirya!", in nome di un pacifismo astratto che non porta nulla di buono.
C'è anche chi chiede di ricordare il terrorista che fece quell'attentato perché lo ritiene un "soldato" .
Questo è folle.
Infatti, i soldati non uccidono le persone innocenti.
Evidentemente, coloro che insultano la memoria di queste diciannove persone non hanno capito nulla del significato dell'essere italiani.
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