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mercoledì 6 novembre 2019

La via gramisciana per il comunismo

Sul blog di Domenica Bonvegna, vi è un articolo intitolato "“La Strategia Gramsciana e la via italiana al comunismo”.
Antonio Gramsci capì che qui in Italia il comunismo non si sarebbe potuto imporre come si impose in Unione Sovietica nel 1918.
Una rivoluzione come quella russa non sarebbe potuta fare qui in Italia, per via di una borghesia forte e di una Chiesa cattolica che non era sotto il controllo dello Stato.
Dunque, per fare vincere il comunismo, secondo Gramsci, si sarebbe dovuta creare un'egemonia culturale dei comunisti nelle casematte della nostra società.
Così avvenne.
Personaggi di idee marxiste occuparono le scuole, le università ed il mondo della cultura.
Essi raggiunsero anche le fabbriche, con i sindacati, e persino la Chiesa, con preti di idee di sinistra.
Però, tutto questo non sarebbe avvenuto se dopo la II Guerra Mondiale il Partito Comunista Italiano non si fosse presentato sul "carro degli eroi", tra coloro che "riportarono la democrazia" nel nostro Paese.
Qui ebbero le loro colpe anche i democristiani e gli altri partiti, i quali legittimarono il Partito Comunista Italiano, senza tenere conto del fatto che quest'ultimo avesse avuto il piano di portare l'Italia nell'orbita sovietica.
Questa storia di compromesso portò a varie mistificazioni di ogni tipo.
Un esempio fu l'omissione della storia dei soldati italiani rimasti in Unione Sovietica.
Un altro esempio fu la questione delle vittime delle foibe.
Oltre a ciò, l'egemonia culturale dei comunisti creò una cultura contro l'impresa della quale oggi noi paghiamo un prezzo altissimo.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.