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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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sabato 17 marzo 2018

Vade retro!/Arretra! Spartito del diavolo

Ho scritto un testo, in maccheronico-siciliano ed in italiano, che è stato fatto apposta per la melodia dello "Spartito del diavolo" di Lucedio.
Questo è il testo:

Tintu!
Tintu!
Tintu!
Domini inimicus...
et hominis...
pì l'Avernus...
vade retro...
pì dû 'Nfernu xhiamma.


Italiano:

Malo!
Malo!
Malo!
Del Signor nemico...
e dell'uomo...
per l'Averno....
torna indietro...
per dell'Inferno fiamma.

Tra l'altro, senza volerlo, ho composto il testo di questa mia poesia in modo tale che possa essere letto anche partendo dal basso, dall'ultimo verso.
Certamente, visto che la poesia in questione è stata composta sulle note del celebre "Spartito del diavolo" di Lucedio e vista la sinistra "caratteristica" di quest'ultimo, sconsiglierei di farlo.

Una cosa del genere mi è venuta in mente per due motivi.
In primis, sono appassionato di storia. In particolare, mi piacciono la storia medioevale e quella ecclesiastica.
In secundis, come "poeta" (se così posso essere definito) ho voluto sbizzarrirmi, anche se temo che la cosa mi sia riuscita così bene che mi ha inquietato.
Infatti, quando ho riletto la poesia sono rimasto scioccato.
Uso questi toni, vista la fama sinistra dello "Spartito del diavolo".
Nel comporre, ho tenuto conto della storia inerente allo "Spartito del diavolo" e alla leggenda di quanto accadde nel 1684, quando un gruppo di ragazze evocò il demonio, il quale fece danni dappertutto, possedendo i monaci della vicina abbazia di Lucedio.
Logicamente, ho provato a calarmi nella mentalità dell'epoca.
Nel 1784, l'abbazia fu secolarizzata da Papa Pio VI.
Secondo la storiografia, l'abbazia fu secolarizzata per contrasti con la Diocesi di Vercelli, riguardo a cose che di spirituale ebbero ben poco, come i soldi ed il controllo delle terre vicine al complesso religioso.
Secondo la leggenda, essa fu secolarizzata per colpa del demonio.
Un monaco esorcista compose lo "Spartito del diavolo" per spedire il demonio sotto la cripta della chiesa di Lucedio, impedendogli così di fare altro male.
Nel vicino e diroccato santuario della Madonna delle Vigne vi è affrescato lo "Spartito del diavolo", che ho riportato nella foto qui sopra.
Questo spartito ha una caratterista sinistra secondo cui se fosse suonato al contrario si evocherebbe il demonio imprigionato sotto la chiesa.
Io non l'ho ascoltato al rovescio, anche se il video che ho preso da Youtube lo riporta.
Ora, il sito "Luoghi misteriosi" riporta una teoria interessante sullo "Spartito del diavolo":

"Lo Spartito del Demonio raffigurato in modo “normale” così da da poterlo suonare per rimandare il Principe delle Tenebre nei suoi sotterranei avelli. Potenza del Palindromo!





Lo Spartito del Diavolo nella versione ben più leggibile, realizzato con la collaborazione della pianista e professoressa di musica Rita Boscarini, “disperata” consorte – perché coinvolta in tutti questi “misteri” – del dottor Roberto Volterri. Adesso – a parte eventuali imprecisioni dovute alla scarsa leggibilità dell’affresco – chiunque potrà suonare più facilmente la “mefistofelica” musica…

Accreditati esperti di musica antica – tra i quali la dottoressa Paola Briccarello – affermano con sicurezza che la melodia scaturente dai primi tre accordi di apertura apparirebbero molto simili a ciò che emerge suonando le note di chiusura dello spartito.
Ciò ha fatto pensare subito al concetto di Palindromo – un Palindromo sui generis, un po’ perverso, però! – in cui il segreto starebbe nella successione delle note che, se traslitterate nell’alfabeto latino, fornirebbero chissà quale indizio sia sui veri motivi che spinsero a sconsacrare e abbandonare la chiesa, sia su supposti riti vagamente satanici celebrati in antico dai poco pii monaci che occuparono il complesso di edifici religiosi. Qualcuno sostiene che con il metodo della traslitterazione note/lettere apparirebbero le parole Dio, Fede e Abbazia.
Poco “sulfuree” ma di sicuro molto poco indicative sul reale significato dello spartito…

Un’altra ipotesi che gli autori di questo libro ritengono sufficientemente plausibile si potrebbe riassumere in questi otto punti:

La chiesa della Madonna delle Vigne, per ragioni di spazio o per motivi di carattere economico, non poteva disporre di un organo a canne vero e proprio, di adeguate dimensioni. Nei pressi dell’altare non c’e posto, sulle pareti laterali libere neppure, anche perché ci sono delle finestre. Rimaneva libera solo l’ampia parete appena dopo la porta d’ingresso…
Lì qualcuno raffigurò, o fece raffigurare, un grande organo a canne e, sotto riportò lo spartito le cui note sarebbero state suonate da un piccolo organo meccanico, a rullo o a disco perforato. Si consideri che tali organi, ideati da Giovanni Barbieri nei primissimi anni del XVIII secolo, 1702 per l’esattezza – la chiesa è del 1696 con successive modifiche… – occupavano poco spazio e venivano azionati a manovella…
La manovella di solito girava in senso orario poiché un apposito “fermo” metallico ne impediva l’involontaria rotazione antioraria. Ma il “fermo” avrebbe potuto essere rimosso a volontà dell’operatore…
Così si poteva suonare la musica anche al contrario se la struttura meccanica del piccolo organo lo consentiva…
A parere di chi scrive, dunque, la “manovella” visibile alla destra dello “Spartito del Diavolo” rappresenterebbe proprio quella che avrebbe azionato il piccolo organo meccanico presente nella chiesa. La possibilità di ascoltare la musica dalla fine all’inizio era possibile girando in senso antiorario la “manovella” stessa.
Lo “Spartito del Diavolo”, nell’affresco, inizia con un pentagramma vuoto e le note compaiono solo dal secondo al quarto pentagramma. Perché?

Forse ciò vorrebbe proprio significare che le righe vuote sono la “fine” e non l’inizio della musica suonata dall’organo? Se così fosse la musica sarebbe dissonante, non armonica, quasi “diabolica”…

Da tutto ciò, insieme alle vicende accadute nel 1784 con la “secolarizzazione” della vicinissima (due chilometri soltanto) Abbazia di Lucedio, potrebbe aver dato vita alla leggenda in base a cui suonando in un senso o nell’altro le note raffigurate nel piccolo spartito – perché raffigurarlo di dimensioni così ridotte, quasi invisibile dal pavimento? – si sarebbe “esorcizzato” il dèmone o i dèmoni che avevano causato la “sconsacrazione” dell’Abbazia e, forse, del vicinissimo cimitero di Darola…
Le vicende storiche, analizzate diversamente, farebbero invece pensare che la “secolarizzazione”, la riduzione allo stato laicale dei monaci, il loro trasferimento, fossero in realtà imputabili più allo “sterco del Demonio” – il danaro accumulato con lo sfruttamento dei terreni circostanti – che al “Demonio” vero e proprio. Magari unito a qualche dimenticanza” del “voto di castità”…

O almeno così, forse, ragionerebbe il buon Guglielmo di Occam
.".

Effettivamente, qualcosa c'è.
I primi tre accordi dello spartito sono di chiusura e nel primo pentagramma non ci sono note.
Perché?
La versione che si vede così com'è nell'affresco potrebbe essere quella nel verso "sbagliato", quello "pericoloso"?
Certo, non avrebbe avuto senso mettere in bella mostra una cosa che, secondo la note leggenda, avrebbe potuto fare del male.
Sarebbe stato come mettere una pistola carica di fronte ad un assassino.
Forse, chi mise lo "Spartito del diavolo" nell'affresco  lo mise in questo modo per confondere le acque.
Inoltre, ci sarebbe da chiedersi il perché della sconsacrazione del santuario della Madonna della Vigne.
Secondo la leggenda, si parla di presunti riti satanici che si sarebbero compiuti proprio nella chiesa in questione e con lo spartito.
Dentro la chiesa vi era un organo meccanico a manovella.
Girando la manovella al contrario, si poteva udire lo "Spartito del diavolo" al contrario.
A fronte di ciò, non sarebbe bastato distruggere o coprire l'affresco con lo "Spartito del diavolo" e fare una messa di riparazione per riconsacrare la chiesa a Dio.
Vorrei ricordare un dato storico.
Il XVIII secolo, il secolo in cui l'abbazia fu sconsacrata, fu un secolo di crisi per la Chiesa.
Vi furono contrasti tra ordini (come quelli dei francescani e dei benedettini) e correnti (come quelle dei giansenisti e dei molinisti) tra il Papato e le monarchie.
Nel 1767 fu soppressa la Compagnia di Gesù, che fu restaurata da Papa Pio VII nel 1814.
Semplicemente, l'abbazia di Lucedio potrebbe essersi trovata in mezzo a questo contrasto.
A prescindere dalle leggende, una cosa deve essere detta.
Il male non vincerà. Non avrà mai l'ultima parola.
Mi continua a venire in mente questo pezzo del salmo 23:

"Pur se andassi per valle oscura,
non avrò a temere alcun male".

Il bene è sempre più forte.
Uno dei miei prossimi articoli de "La Civetta" parlerà di Lucedio.




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Ringrazio un caro amico di questa foto.