o eikon basilike si fici...
d'iddu, ginirali Colleoni,
unni riposu attruvau...
dâ furtuna granni la rota...
cumannari vosì...cum la sorti...
ma sempri accussì nun fu...
comu 'n viviri accussì ntâ la morti.
Italiano:
Immagine d'Augusto...sopra così...
o del re icona si fece...
di sé, il generale Colleoni,
ove riposo trovò...
della fortuna grande la ruota...
comandare volle...con la sorte...
ma sempre così non fu...
come in vivere...così nella morte.
Il tema della mia gita a Bergamo e della storia di Bartolomeo Colleoni (1395-3 novembre 1435) mi ha affascinato.
Questa mia poesia, scritta in maccheronico siciliano ed in italiano, parla di un particolare della sua ben nota cappella: il rosone.
Il rosone simboleggia una ruota della fortuna.
Sopra di esso vi la statua del condottiero raffigurato con le effigie di Giulio Cesare o di Augusto.
L'allegoria è ovvia: Colleoni si volle presentare come un novello Giulio Cesare o un novello Ottaviano Augusto.
Il fatto che la sua statua sia sovrastante alla ruota della fortuna ci vuole fare capire che egli si sente al di sopra della fortuna.
Un'altra allegoria ci dice che egli si sia rifatto all'episodio biblico di Giosuè e del Sole.
In tale caso, la "ruota" simboleggia il Sole.
Va notata una cosa: il rosone illumina l'interno del mausoleo.
Però, esso proietta la luce non sull'altare maggiore ma sul monumento equestre del condottiero.
Con questo, ancora oggi, egli ci vuole dire che sia stato certamente un uomo con fede ma che nel contempo si sia costruito una sua fortuna con le sue azioni.
In fondo, questo pensiero distinse l'uomo del Medio Evo da quello del Rinascimento.
Nessun commento:
Posta un commento