"In Francia è tornata la censura. Una censura “soffice”, ma non per questo meno odiosa e pericolosa ed efficace. A Eric Zemmour è interdetta la tv pubblica, a Michel Onfray hanno appena tolto la diretta radio dalla sua università, Richard Millet è stato licenziato da Gallimard, Renaud Camus ha perso la sua casa editrice, ad Hamed Abdel-Samad hanno prima acquistato e poi censurato un libro, Georges Bensoussan è diventato persona non grata al Memoriale della Shoah oltre ad essere stato processato per aver detto che c’è antisemitismo nell’Islam, Pascal Bruckner è finito in tribunale per “islamofobia”, Alain Finkielkraut è stato tacciato di razzismo, tanti film sono stati “deprogrammati” come il libro postumo del direttore ucciso di Charlie Hebdo, il mio amico Robert Redeker non si è mai ripreso dal cordone sanitario della sinistra dopo le minacce di morte islamiste. E mi fermo qui, per rispetto comunque che nutro della grande cultura della Francia, a rischio sopravvivenza a causa di questi benpensanti taglialingue".
La cosa stupefacente è il fatto che i "fautori della libertà" siano le stesse persone che censurano coloro che la pensano in modo diverso dal loro.
La sinistra si dice tanto "per la libertà" ma quando ci sono delle voci dissenzienti dal loro pensiero ecco che arriva a fare delle censure.
Che con l'Islam ci siano dei problemi è vero.
Non bisogna nasconderlo.
Sia chiaro, il problema non è con i singoli musulmani (tra i quali ci sono certo persone degne) ma con l'Islam inteso come sistema di vita che non è compatibile con il nostro.
Debbono essere gli stessi musulmani a dovere dimostrare il contrario.
Dunque, nasconderlo è pericoloso perché si va a limitare quella che è la libertà d'opinione.
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