Su "Atlantico Quotidiano", vi è un articolo di Michele Marsonet che è intitolato "Perché il lockdown totale di Shanghai deve farci preoccupare".
Ne riporto questo stralcio:
Fummo allora inondati da fotografie della Grande Muraglia invasa da migliaia di persone in libertà, e il governo di Pechino diffuse anche la notizia della ripresa del turismo di massa, o almeno di quello interno. In Occidente gli ingenui – e furono parecchi – si affrettarono a lodare la Repubblica Popolare per l’efficacia della sua politica anti-pandemica, basata soprattutto su continui e massicci lockdown e privazioni delle libertà personali".
Noi attacchiamo tanto la Russia di Putin e con ragione.
Però, dimentichiamo che la Russia è alleata della Cina e che due anni fa quest'ultima impestò il mondo con il Covid.
Oggi, il Covid ha rialzato la testa in Cina.
La città di Shangai è finita in lockdown.
Il lockdown cinese è duro.
Del resto, la Cina è una dittatura non meno dura di quella che c'è in Russia.
Ora, noi siamo di fronte ad un cortocircuito.
Infatti, tanti di noi di quelli che oggi condannano il russo Putin, due anni fa erano le stesse persone che esaltavano il modello cinese.
Questa è una contraddizione di termini.
Ora, il lockdown di Shangai ci deve preoccupare.
Infatti, quando in Cina decidono una cosa i nostri governanti (molti dei quali sono della stessa scuola di pensiero) ne tengono conto.
Dunque, le conclusioni sono ovvie.
Nessun commento:
Posta un commento