Su "Atlantico Quotidiano", vi è un articolo di Michele Marsonet che è intitolato "I nuovi lockdown cinesi: guai seri per Xi ma contraccolpi anche per l’Occidente".
Ne riporto questo stralcio:
"Governo e Partito comunista cinesi (che poi sono la stessa cosa) non si fermano, a dispetto di un crescente malcontento popolare. Continuano infatti i lockdown pressoché totali nelle principali metropoli del Paese. Dopo Shanghai, con 26 milioni di cittadini rinchiusi in casa, ora tocca alla capitale Pechino, con modalità identiche.
Nonostante l’evidente fallimento sperimentato in precedenza, Xi Jinping e i suoi fedelissimi insistono con la politica del “Covid zero”, pretendendo di sconfiggere il virus mediante isolamento stretto e mancanza totale di contatti fisici, pur sapendo che una simile strategia non si può realizzare in una nazione che conta un miliardo e 400 milioni di abitanti".
Nonostante l’evidente fallimento sperimentato in precedenza, Xi Jinping e i suoi fedelissimi insistono con la politica del “Covid zero”, pretendendo di sconfiggere il virus mediante isolamento stretto e mancanza totale di contatti fisici, pur sapendo che una simile strategia non si può realizzare in una nazione che conta un miliardo e 400 milioni di abitanti".
Che il lockdown non fermi il virus è lapalissiano.
Anzi, è un dato di fatto.
Tutto ciò è dimostrato.
Eppure, Xi Jinping ed i suoi compagni comunisti continuano con questa misura.
Essi sanno che in una nazione che conta un miliardo e 400 milioni di abitanti l'idea del "Covid zero" è un utopica.
Anzi, essa è proprio irrealizzabile.
Dunque, appare chiaro che la questione non sia più sanitaria ma politica.
Il regime cinese è un regime totalitario di stampo comunista.
Tale regime punta al controllo sociale.
Di conseguenza, il Partito Comunista cinese vuole sfruttare il virus per rendere ancora più stringente il suo regime.
Questo è il dato di fatto.
Nessun commento:
Posta un commento