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mercoledì 13 aprile 2022

Putinismo di reazione


Su "Atlantico Quotidiano" vi è un articolo di Fabrizio Baldi che è intitolato "Putin & Friends: viaggio nel sottobosco dei putiniani italiani".
Ne riporto questo stralcio:

"Benvenuti nel magico mondo degli amici di Putin. Potrebbe trattarsi della trama di un film per bambini o l’ultima evoluzione del metaverso di Zuckerberg, ed invece è la realtà parallela che una parte dell’opinione pubblica italiana si è costruita. Una realtà dove si mescolano allegramente posizioni variegate: si passa dal cercare di capire le ragioni di Putin fino a presentare come sacrosanta la guerra di Mosca contro l’Ucraina.
Ora, vero che ragioni e torti spesso si intrecciano in una matassa difficile da districare, ma se non si parte da una estremità, sciogliere il nodo diventa impossibile. L’estremità, il punto fermo è o dovrebbe essere chiaro: la Russia è l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito, la Russia ha iniziato questa guerra invadendo uno stato sovrano che prova a difendersi. Lo sbandierare giallo-azzurro francamente un po’ stucchevole e il presenzialismo del presidente ucraino Zelensky (non a caso ex attore) non possono cambiare la realtà dei fatti.
Eppure, per chi vede ovunque complotti, anche una cosa semplice come questa puzza di trame occulte. Ai più non saranno sfuggite certe comparsate televisive, come quelle del professor Orsini. C’è però tutto un mondo meno appariscente, fatto di post su Facebook e canali Telegram che raccontano una storia alternativa, spesso senza alcun fondamento.


Leggiamo ad esempio cosa scrive sul suo canale Telegram il giornalista Cesare Sacchetti:


“La perdita dell’Ucraina non è soltanto la fine di un regime di tagliagole nazisti instaurati al potere da George Soros e Barack Obama. La perdita dell’Ucraina significa la fine dell’ordine liberale globale. La perdita dell’Ucraina significa la fine dell’unipolarismo dello stato profondo di Washington. La perdita dell’Ucraina significa la fine di tutta l’impalcatura di potere che la famiglia Rothschild ha costruito negli ultimi 80 anni.”

Vediamo qui all’opera un classico del complottismo: entità oscure e minacciose, manovrate da una élite (casualmente di origine ebraica) sono al lavoro per la costruzione di un nuovo ordine mondiale"
.

Anch'io so dei simpatizzanti di Vladimir Putin di casa nostra, i quali dicono: "Noi parteggiamo per Putin perché egli è contro le teorie gender e globaliste di un Occidente che ha rinnegato i suoi valori". 
Questo è un po' un leit motiv che sento.
I loro toni ricordano quasi quelli di Girolamo Savonarola, il quale vide nel re di Francia Carlo VIII colui che avrebbe "purificato la Chiesa dalla corruzione portata da Papa Alessandro VI", il famoso Rodrigo Borgia.
Essi vedono in Putin un "elemento purificatore" di questo Occidente malato. 
Ora, Putin viene visto come una sorta di "alternativa" all'attuale sistema (che certamente è malato) da una parte della società italiana per questo motivo.
In poche parole, Putin diventa un simbolo della lotta contro dei discutibili pensieri, come le teorie gender e woke, i quali si sono diffusi in Occidente con i partiti di sinistra.
In realtà, molti "putinisti di reazione" che stanno in casa nostra ignorano la vera natura del personaggio che idolatrano.
Putin non è solo contro certe teorie (cosa che si può anche condividere) ma è anche contro l'Occidente.
Egli è figlio di quella Russia zarista, sovietica e post-sovietica che ha nella sua storia il fil-rouge dell'autoritarismo.
Certamente, il Battaglione Azov ha elementi neonazisti.
Questo deve essere detto e ribadito, visto che ci sono delle prove. 
Però, i neonazisti e gli stalinisti sono anche tra le file dei russi.
La Russia non è un Paese che proviene da una tradizione culturale occidentale.
Questo è un dato di fatto storicamente accertato.
Per un personaggio come Putin l'Occidente è il male, a prescindere da tutto.
Certo, l'attuale sistema occidentale è corroso dalle ideologie woke, gender ed ambientaliste e pauperiste di stampo socialista.
Questo andazzo si è consolidato con la pandemia Covid.
Però, Putin non è l'alternativa a tale andazzo.
L'alternativa può essere rappresentata da Paesi come la Polonia o dalle posizioni paleocon dell'ex-presidente americano Donald J. Trump.
Dunque, il "putinismo di reazione" rischia di fare il gioco di questa sinistra, la quale punta a distruggere l'Occidente con la cancel culture delle teorie woke, gender e similari.
Infatti, la sinistra ha un forte potere mediatico e, in codeste condizioni, ha gioco facile nell'identificare chi non è del suo pensiero negli amici del presidente russo.
Qui in Occidente, qualcuno si è messo di buona lena a favorire le simpatie per Putin.
Basti pensare all'uscita del premier del nostro Paese Mario Draghi che ha detto di scegliere tra la pace ed il condizionatore acceso.
Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ci ha messo del suo con il suo presenzialismo.
Non parliamo del boicottaggio ai danni delle opere di Dostevskij.
Dunque, queste due tendenze antioccidentali vanno di pari passo. 







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Ringrazio un caro amico di questa foto.