Su "Panorama", vi è un articolo di Francesco Galietti (esperto di scenari strategici e fondatore di Policy Sonar) che è intitolato "Mai trascurare i Paesi del Golfo".India, Giappone, Stati Uniti d'America ed Australia si sono agganciati al paradigma strategico indo-pacifico.
La Francia vuole fare altrettanto.
La Germania sta rompendo i rapporti con la Cina.
Infatti, il gotha economico tedesco ha stabilito che Pechino è alle prese con forti pressioni interne e sta vivendo una fase di introversione.
Il legame sino-tedesco è incrinato fin dal 2016, anno nel quale il produttore tedesco di robot industriali, Kuka, fu acquisito dal colosso cinese degli elettrodomestici Midea.
Intanto, i Paesi del Medio Oriente stanno portando avanti il progetto multimiliardario India-Middle East food corridor, il quale è guidato dalle partnership degli Emirati Arabi Uniti e dell'Arabia Saudita con l'India.
Esso punta sulla trasformazione dei settori dell'agricoltura e vede un ruolo chiave anche degli israeliani nel settore idrico.
Il progetto riguarda la produzione e trasformazione degli alimenti.
L'Italia potrebbe integrarsi in un simile progetto ma, prima della Pausa estiva, ha deciso di fare arrabbiare gli Emirati Arabi Uniti, interrompendo le forniture già autorizzate a Dubai, comprese quelle di pezzi di ricambio per la pattuglia acrobatica emiratina.
Ora, l'Italia farebbe bene a riallacciare i rapporti con i Paesi del Golfo Persico.
Dal punto di vista del nostro Paese si tratterebbe di un ritorno agli schemi che governarono i traffici delle spezie tra la Repubblica marinara di Venezia e l'Oriente fino al 1498, anno nel quale il portoghese Vasco de Gama scoprì la rotta verso l'India, rendendo obsoleti i fondaci veneziani, i porti, le carovane e gli angiporti.
Raffreddare i rapporti con il Golfo persico significa rinunciare al corridoio indo-arabo-mediterraneo e aggiogarsi alle Vie della Seta, facendo il gioco della Cina.
Certamente, quello che manca all'Italia di questi anno è un piano organico.
L'Italia non prende una posizione netta nei confronti della Cina.
Questo è dovuto al fatto che il Ministero degli Esteri sia guidato da una persona inadeguata come l'attuale ministro Luigi Di Maio.
Sappiamo tutti del fatto che il Movimento 5 Stelle ammicchi a Pechino.
Con l'attuale politica, l'Italia rischia di diventare una colonia cinese.
Se una cosa del genere accadesse, la Cina si ingerirebbe nella nostra economia e nella nostra politica e il nostro futuro sarebbe a tinte fosche.
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