La vaccinocrazia

Il vescovo di Rovigo Pierantonio Pavanello ha detto:

"Dire no al vaccino significa non essere cristiani".

La notizia mi è stata portata all'attenzione dall'amico Morris Sonnino, che ringrazio.

Lo riporta "Il Gazzettino". 

Ora, esprimo un parere.

Io non sono un non vax.

Infatti, mi vaccinerò pure io, il 26 giugno.

Lo farò per via di probabili spostamenti per motivi lavorativi.

Tuttavia, definire "non cristiano" chi non si vaccina mi pare assurdo.

Il vaccino è un trattamento sanitario e non una cosa di dogma e di fede. 

Trasformare il vaccino in qualcosa di "messianico" è davvero un atto sconsiderato.

Né i patriarchi ed i profeti dell'Antico Testamento né Gesù Cristo ed i suoi apostoli parlarono mai dell'obbligo di vaccinarsi.

Semmai, il vaccino può essere raccomandato ma non si debbono lanciare anatemi di questo tipo che spaccano la Chiesa.

Se il vescovo Pavanello avesse detto: "Vaccinatevi per la vostra salute corporale", nessuno avrebbe avuto nulla da dire.

Sarebbe stata una semplice raccomandazione. 

Arrivare a dire che non vaccinarsi equivalga a non essere cristiani è davvero troppo. 

Gli anatemi si lanciano per altre cose. 

Questa è la vaccinocrazia.

Oramai, siamo nell'era nella quale tutti debbono conformarsi ad un pensiero unico.

Anche tra i prelati, ci sono coloro che si sono piegati a tale pensiero e si mettono a lanciare anatemi in un tema sul quale non hanno alcuna competenza. 

Gli scienziati facciano gli scienziati, i politici facciano i politici ed i preti facciano i preti. 

Essi sono diventati sacerdoti del "dio pensiero unico", anziché del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.

Questo è molto triste.