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domenica 20 agosto 2017

Schiavitù, perché non si parla di quello che fecero gli Arabi ed i Turchi?

Ringrazio l'amico Aurelio dell'articolo di "Focus" che è intitolato "Quando gli schiavi eravamo noi".
Certa "cultura" accusa noi Europei di avere schiavizzato mezzo mondo.
Però, non si parla di ciò che facevano gli Arabi nordafricani a noi Europei.
L'articolo parla di quello che accadde alla nave inglese "Francis" che nel 1716, mentre stava navigando da Genova all'Inghilterra, fu abbordata da una nave di cacciatori di uomini nordafricani.
Gli uomini a bordo di quella nave sarebbero stati schiavizzati se non un'altra nave inglese, la "Southwak" non avesse incrociato quella dei pirati.
Del resto, non sono nuove le storie degli attacchi dal mare da parte di pirati saraceni e turchi.
Questi bruciavano le nostre città e schiavizzavano uomini e donne.
Gli uomini diventavano rematori e le donne finivano negli harem.
Si poteva acquisire la libertà con la conversione all'Islam.
Cito il famoso di caso di Uluç Alì.
Nato nel 1519 in Calabria (precisamente a Le Castella, in Provincia di Crotone) con il nome di Giovanni Dionigi Galeni, egli fu preso dai pirati turchi capitanati dal corsaro ottomano di origine greca e Dey di Algeri Khay al-Din, detto "Barbarossa", e fu messo al remo. Era il 1536.
Tempo dopo, egli abiurò il Cristianesimo e si fece musulmano, per potere uccidere un marinaio napoletano che l'aveva schiaffeggiato, e sposò la figlia di un altro calabrese convertito, un tale Jaʿfar Pascià
Così, Giovanni Dionigi Galeni divenne Uluç Alì e fece carriera diventando corsaro e pascià.
Combatté anche nella Battaglia di Lepanto del 1571.
Morì nel 1587 ad Istanbul, nel suo palazzo sulla collina di Top-Hana e lasciò ai suoi numerosi schiavi e servitori case e beni di proprietà, concentrati in un villaggio da lui fondato e chiamato "Nuova Calabria". Secondo alcuni resoconti, in punto di morte sarebbe tornato alla fede cristiana, ma gli storici turchi negano con decisione questa eventualità, visto che già in vita gli erano stati offerti feudi e ricchezze in terre cristiane che egli aveva sempre rifiutato preferendo la libertà di costumi di cui godevano a quel tempo i cristiani convertiti all'Islam.
Questo fu un caso.
Ci furono casi di conversioni forzate all'Islam che non portarono alcun beneficio.
Cito il caso del palermitano vissuto nel XVII secolo, un tale Francesco Mannarino, il quale fu rapito all'età di 13 anni, venduto ad una nave corsara a Biserta (in Tunisia) e fu costretto a convertirsi all'Islam.
Nonostante ciò, il rais lo picchiò e fece ogni violenza.
Soltanto nel 1609, durante un ammutinamento dell'equipaggio, egli uccise il rais, riuscì a liberarsi e dopo avere fatto l'autodafé presso l'Inquisizione ed essere stato in carcere, poté tornare cristiano e ricongiungersi con il padre a Palermo.
Tuttavia, tanti altri morirono in schiavitù, pur di difendere le loro convinzioni.
Anche questi sono da ricordare come martiri.

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