Cari amici ed amiche,
leggete questo articolo che ho trovato sul sito "Internetica" che è intitolato "Rabbia e Ragione "Magdi Allam: le parole del Papa del tutto legittime e benefiche"".
L'articolo è di Giorgio Paoluzzi, riporta delle parole di Magdi Allam, prima che si facesse cristiano, e recita:
"Non si deve cedere alla prepotenza e alla strumentalizzazione che montano nel mondo musulmano. Che ha bisogno di più ragionevolezza e meno rabbia. E in questo senso le parole pronunciate da Benedetto XVI a Ratisbona non sono un attacco, ma una salutare provocazione. Ne è convinto Magdi Allam, giornalista e scrittore, ma soprattutto combattente per l'affermazione di un islam rispettoso di valori universali come la sacralità della vita e il rispetto della persona e della sua dignità e libertà.
A giudicare dalle reazioni registrate in queste ore, siamo davanti a un fronte compatto, anche se eterogeneo, di proteste contro l'intervento del Papa all'università di Ratisbona. Questo è l'islam con cui ci dobbiamo confrontare?
Sono sgomento e preoccupato per il fatto che ogni volta che sulla scena internazionale si verifica un evento che viene percepito come una lesione della dignità dei musulmani o della sacralità dell'islam, alle aggressioni verbali che scaturiscono dagli elementi più oltranzisti si accodano anche coloro che consideriamo moderati. Gente che magari si è pronunciata contro il terrorismo, ma in questi casi finisce per appiattirsi sui prepotenti: evitano di pronunciarsi nel timore di essere bollati come i "traditori" di uno schieramento eterogeneo che va da Benladen fino ad Al-Arabiya. La paura li ferma, e così vengono arruolati nelle file degli anti-occidentali.
A Ratisbona il Papa ha invitato l'Occidente a riscoprire il logos, a riannodare il legame tra fede e ragione. È un invito che riguarda anche il mondo musulmano?
Certamente. Ma prima mi consenta un'osservazione di metodo. Non si dimentichi che Ratzinger stava tenendo una lezione nell'università dove ha insegnato per tanti anni. Quello non era un incontro sul dialogo interreligioso, parlava a un pubblico di cattolici. Era pienamente legittimato a esprime opinioni che possono differire (anche ampiamente) dalle posizioni dei musulmani. Chi l'ha detto che il Papa deve dire solo cose «gradite»? Detto questo, trovo che il richiamo al logos, all'agire secondo ragione, sia una salutare provocazione per quanti, in Occidente come nell'islam, hanno lasciato la ragione nel cassetto.
Tanti guai nascono dall'applicazione letterale dei versetti del Corano...
La necessità di coniugare fede e ragione è sostenuta per secoli da molti «liberi pensatori» musulmani, che in varie occasioni affermarono la natura «creata», non «increata» del Corano. Se il libro sacro ai musulmani è creato e quindi è successivo a Dio, questo legittima l'uso della ragione umana nell'interpretazione del Corano. Averroè ha espresso bene la necessità di introdurre il ragionamento laddove l'interpretazione letterale porta a conclusioni contrarie alla natura umana.
Ma i libri di Averroè finirono al rogo...
È vero. Però la sua eredità è rimasta, e tanti teologi e filosofi nel corso dei secoli se ne sono fatti interpreti. Il professor Abu Zeid è l'esempio di un discepolo contemporaneo di Averroè, ed è attualmente uno dei maggiori conoscitori del Corano. Anche se, dopo le accuse di apostasia ricevute in Egitto, ha dovuto andarsene in esilio in Olanda.
Una mosca bianca, dunque, e pure in esilio….
Come lui ce ne sono altri, ma vengono tenuti ai margini, messi a tacere o perseguitati. Non riescono ad avere un ruolo sociale influente. L'Occidente dovrebbe impegnarsi per farli conoscere, accreditarli come interlocutori, aiutarli ad allargare la loro influenza nelle rispettive società.
Molte critiche al Papa sono venute per i riferimenti alla guerra santa e all'uso della violenza per diffondere l'islam.
Benedetto XVI ha riproposto fatti storici. Dire che l'islam si è diffuso attraverso le guerre - prima con Maometto e poi con i califfi che gli sono succeduti - non è un'offesa: è una verità storicamente fondata. Negarlo equivarrebbe a negare che le Torri Gemelle siano state abbattute da due aerei l'11 settembre del 2003.
Come sradicare l'ideologia fondamentalista che strumentalizza la religione per giustificare i suoi obiettivi di potere? E cosa può fare l'Occidente?
Questo è un dramma tutto interno al mondo islamico, che è obnubilato dall'anti-occidentalismo e da un desiderio di rivalsa mai sazio. Ma l'Occidente potrebbe fare molto…
Cosa?
Deve ri-affermare al suo interno il primato di valori assoluti e universali, in primis la sacralità della vita e la dignità e la libertà della persona, che devono essere rispettati anche dai musulmani che vivono qui. Così facendo, tornando a essere pienamente se stesso, l'Occidente contribuisce anche alla riforma in senso modernista e liberale delle comunità musulmane che vivono in emigrazione. Non è poco, sa? Se i musulmani che vivono qui condividessero pienamente quei valori fondanti, avremmo risolto molti problemi. Una riforma in Occidente avrebbe certamente un effetto di ritorno nei Paesi di origine, ne verrebbe un contagio virtuoso su tutta la umma. Il dramma dell'Occidente è che neppure in casa sua è capace di vivere e imporre certi valori. E in più, a livello culturale e mediatico, si è affermato un atteggiamento colpevolista in base al quale qualsiasi cosa negativa si verifichi nei Paesi islamici viene fatta risalire a responsabilità europee o americane, vicine o lontane. È una specie di "meaculpismo" post-coloniale.
Siamo di fronte alla riedizione della campagna contro le vignette satiriche su Maometto?
In quel caso l'origine dell'incendio era un giornale, qui stiamo parlando del capo della Chiesa cattolica. Il rilievo è molto maggiore. E le conseguenze potrebbero essere peggiori. I predicatori d'odio continueranno a strumentalizzare questa ed altre vicende. E sa perché? Perché questa avversione all'Occidente non è di natura reattiva, per loro ogni pretesto è buono per dare nuova linfa a un'aggressività che viene da lontano. Il fatto di poter individuare come bersaglio il capo della Chiesa cattolica è un'occasione ghiotta: cercheranno di fare in modo che attorno alle dichiarazioni del Papa e alle richieste di scuse pubbliche si crei la più ampia coalizione possibile. In queste ore si vede che stanno cercando di coinvolgere i loro governi. E anche le comunità cristiane che vivono nei Paesi islamici potrebbero entrare nel mirino dei "duri".
Ma allora non era meglio essere più cauti, pensando a certe conseguenze? Insomma, come scrive qualche commentatore, il Papa ha esagerato?
Assolutamente no. Ha detto ciò che un papa può legittimamente e liberamente dire. E le sue argomentazioni sono presenti anche all'interno del mondo islamico, condivise da molti riformatori. E comunque ritengo che sia arrivato il momento della chiarezza. Bisogna scoprire le carte: basta con i dialoghi fatti di ambiguità e paure. Perché si cementi una base solida e costruttiva tra cristiani e musulmani, è salutare che le due parti chiariscano fino in fondo le rispettive posizioni, si confrontino in tutta la loro autenticità. Se invece ci si ferma, nel timore di provocare dissapori o reazioni violente, ci rendiamo complici di un contesto in cui sempre più prevarranno i prepotenti. Ci sarà un costo da pagare? Meglio pagarlo oggi che tra dieci anni. Prima si interviene e si fa chiarezza e meglio è. Lasciare che la falsità e l'ipocrisia perdurino, accresce il potere degli estremisti.
Guardano al futuro, c'è di che essere ottimisti o pessimisti?
Realisti, si dev'essere realisti. Nell'immediato dobbiamo prepararci al peggio, prendere atto che c'è una guerra in atto, sia sul piano del terrorismo che colpisce in varie parti del mondo, sia sul piano dell'estremismo che ha messo le mani su molte moschee. Tutto ciò è parte integrante di una guerra contro l'Occidente e contro gli stessi musulmani che si oppongono alla strumentalizzazione della loro fede. Questo è il tempo della fermezza e della chiarezza per fronteggiare la minaccia che abbiamo davanti. Dobbiamo farlo insieme: cristiani, musulmani, ebrei, uomini di buona volontà. Dobbiamo costruire un'alleanza in nome della ragione e di una fede che fa riferimento a valori che sono trascendenti, assoluti e universali.".
Ultimamente sono stato attaccato ed accusato di essere anti-arabo.
Ora, rifacendomi a queste parole dette nel 2006 da Magdi Allam e al mio articolo scritto su "Ribellione Nazionale" che è intitolato "Il caso di Averroè", provo a fare una riflessione.
quello del medico e filosofo arabo Averroè (il cui nome arabo fu Abū l-Walīd Muhammad ibn Ahmad ibn Rushd, Cordova 1126-Marrakech 1198) fu uno dei casi in cui si tentò di coniugare la fede e la ragione nell'ambito islamico.
Ergo, Averroè provò a fare nell'Islam quello che fecero (e fanno) i rabbini nel Giudaismo e le Chiese nel Cristianesimo: discernere la sfera divina da quella umana, senza ovviamente metterle contro.
Uomo e Dio non debbono essere contrapposti ma l'uomo si può autodeterminare.
Per questo, egli fu malvisto nel suo stesso contesto.
Oggi, si vedono più o meno le stesse cose.
I musulmani più moderati e che fanno quello che cercò di fare a suo tempo Averroè vengono malvisti dagli altri, i quali (però) oggi controllano tanta parte delle masse.
Ora, cosa distingue gli ebrei e noi cristiani dall'Islam.
Gli ebrei hanno la tradizione rabbinica, una tradizione trasmessa nei secoli nelle comunità ebraiche.
Noi cristiani abbiamo le Chiese, con i sacerdoti che sono dotti delle Scritture e che ne danno un'interpretazione.
Ergo, noi cristiani e gli ebrei abbiamo dei "filtri" tra le Scritture ed il popolo.
Il rabbino ebreo ed il sacerdote di una delle Chiese cristiane danno l'interpretazione di questo o di quel passo della Torah e Bibbia cristiana e possono dire: "Quell'espressione guerresca è un'allegoria!".
Nell'Islam questo "filtri" non ci sono.
Nell'Islam non c'è una tradizione rabbinica o una Chiesa.
Ogni credente islamico può leggere il Corano secondo una sua chiave di lettura.
Ne deriva di conseguenza che il Corano possa essere interpretato in modo allegorico (in tal caso saremmo di fronte ad un musulmano sinceramente moderato) o in modo letterale e questo potrebbe portare il musulmano al fanatismo.
Ricordo che (come disse proprio Magdi Allam) per noi cristiani Dio si fece uomo in Gesù Cristo mentre per i musulmani Dio si fece carta nel Corano.
Quindi, non è solo una questione di Chiesa o non Chiesa ma anche una questione di rapporto con la Scrittura.
Questo sarebbe un discorso "razzista"?
Cordiali saluti.
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