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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 25 ottobre 2015

Divorziati risposati, sì alla comunione...ma caso per caso

Cari amici ed amiche,

come riporta "Il Giornale", al Sinodo della Famiglia è stata presa questa decisione per i divorziati risposati:
"I battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo".

Nel testo della relatio finalis c’è una importante apertura in tema di riammissione ai sacramenti approvata con appena un voto di scarto sui due terzi necessari, cioè con 178 su 265 presenti, quando il quorum era di 177.
I voti contrari sono stati 80 e quindi ci sono state 7 astensioni. Il testo prevede che la comunione possa essere concessa caso per caso: "Il percorso di accompagnamento e discernimento orienta questi fedeli - si legge nella relatio finalis - alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio".
A mio giudizio, è stato fatto un compromesso.
Nella Diocesi di Mantova ha luogo il Sinodo Diocesano della Chiesa Mantovana ed io che sono stato membro di un piccolo gruppo sinodale, qui nell'Unità Pastorale "San Leone Magno" , di cui fa parte anche la Parrocchia di Roncoferraro, so per certo che un sinodo non è come un Parlamento, in cui vi sono una maggioranza ed un'opposizione.
In un sinodo vi deve essere la più larga condivisione possibile.
Ora, un tema come quello della comunione ai divorziati risposati è ampiamente divisivo.
Il fatto che il quorum sia stato superato di un solo voto lo dimostra.
Inoltre, siamo sicuri che tutti che hanno votato a favore del provvedimento siano stati favorevoli ad aprire tout court alla comunione ai divorziati risposati?
Il fatto che alla fine sia stata scelta una soluzione "soft" , che prevede di valutare caso per caso dimostra che non tutti coloro che hanno votato a favore di questo provvedimento erano d'accordo ad un'apertura tout court alla comunione divorziati risposati.
Io penso (e temo) che questo sinodo non stia chiarendo le divisioni che ci sono oggi nella Chiesa.
Il Vangelo parla di matrimonio indissolubile.
Ricordiamoci che la storia ci ricorda che per un matrimonio non annullato la Chiesa cattolica perse l'obbedienza dell'Inghilterra e tanti cattolici inglesi furono perseguitati.
Cito come esempio San Tommaso Moro, che fu fatto decapitare da re Enrico VIII il 6 luglio 1535 per non avere accettato il divorzio di quest'ultimo dalla moglie Caterina d'Aragona e per non avere giurato nelle mani del re come capo della Chiesa d'Inghilterra.
Una Chiesa che ha santificato Tommaso Moro non può accettare il divorzio in quanto tale.
Anche San Giovanni Paolo II più volte condannò il divorzio.
Una Chiesa che ha santificato Papa Giovanni Paolo II non può accettare il divorzio in quanto tale.
Sia chiaro, i divorziati non debbono essere esclusi dalla Chiesa.
Essi possono contribuire molto alla catechesi ed anche alla liturgia.
Quanto al sacramento della comunione, però, bisogna stare attenti.
La comunione è un sacramento ma lo è anche il matrimonio.
Quando c'è un divorzio si infrange un legame consacrato di fronte a Dio.
Questo non pone una questione di peccato?
Direi di sì e lo dico senza volere condannare il peccatore perché agli occhi del Vangelo il matrimonio è indissolubile.
Ricordo che ci sono alcuni parroci che non danno la comunione a coloro che non si confessano.
Quindi, il mio timore è che quello della comunione ai divorziati rischi di spaccare ancora di più la Chiesa.
Cordiali saluti. 





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