ieri il mio piccolo gruppo sinodale (gruppo sinodale che fa parte dell'Unità Pastorale "San Leone Magno", di cui è parte la parrocchia di Roncoferraro) si è riunito.
Ovviamente, alla riunione ho partecipato anch'io.
Questa è stata l'ultima riunione del piccolo gruppo sinodale, la riunione con cui si è formulato il consiglio da dare al vescovo, Sua Eccellenza, Monsignor Roberto Busti.
Da ora inizia il vero e proprio cammino del Sinodo della Chiesa mantovana.
Durante la riunione sono state dette alcune riflessioni.
Io vi riporto la mia.
Io ho parlato dell'esperienza che ho avuto l'altro ieri a Trento.
Entrando nella cattedrale del capoluogo tridentino (dedicata a San Vigilio) ho fatto una riflessione.
In quel luogo di culto fu ospitato il Concilio di Trento (1545-1563), concilio che fu presieduto anche da un mantovano, il cardinale Ercole Gonzaga (1505-1563).
Passeggiando sotto le volte del duomo trentino ho fatto una riflessione, che ho riportato nella riunione.
Perché fu fatto il Concilio di Trento?
Il Concilio di Trento fu una risposta all'ondata scaturita dalla diffusione delle tesi di Martin Luther (Lutero), di Jean Calvin (Calvino), di Huldrych Zwingli (Zuinglio), di Martin Butzer (Bucero), di Thomas Cranmer ed altri che misero in forte discussione l'esistenza della Chiesa cattolica.
Ergo, se non ci fosse stato il Concilio di Trento, forse noi ieri sera non ci saremmo riuniti per parlare della Chiesa mantovana, poiché non ci sarebbe stata una Chiesa cattolica.
Il protestantesimo frantumò la cristianità, facendo sì che si formassero Chiese particolari, Chiese spesso in polemica anche tra loro stesse e con liturgie diverse.
I protestanti abbandonarono anche le pratiche cattoliche, come il culto mariano e quello dei santi, e ridussero l'Eucaristia ad una semplice rievocazione storica.
La Chiesa cattolica di quegli anni era sì una Chiesa ferita ma era anche una Chiesa viva.
Oggi, le cose non sono così.
La Chiesa cattolica di oggi è una Chiesa che ha perso quella che è la dimensione della sua tradizione ed è anche frantumata dentro di sé.
La Chiesa cattolica di oggi ha perso la dimensione della sua tradizione.
Qui nel Mantovano (ad esempio) in molte vengono trascurati molti aspetti liturgici, a cominciare dai sacramenti, come la Confessione e la Comunione.
Si trascura anche il culto dei santi.
Per esempio, si fanno feste di paese dedicate al pesce, al risotto, al maiale, al cotechino o alla polenta (che per carità di Dio sono tutte cose buone) ma non si festeggiano più i santi che sono simboli delle comunità dentro la Chiesa cattolica.
Per questo, ho lanciato la proposta di portare San Gabriele dell'Addolorata a Mantova.
Inoltre, spesso e volentieri ciascuna parrocchia va per conto proprio.
L'esempio è proprio qui da me, a Roncoferraro.
Nel territorio di Roncoferraro ci sono otto parrocchie (Cadé, Villa Garibaldi, Barbassolo, Roncoferraro, Nosedole, Casale, Governolo e Barbasso) che fanno parte dell'Unità Pastorale "San Leone Magno".
Queste parrocchie sono tutte nello stesso territorio e nella stessa unità pastorale ma fanno fatica ad operare insieme.
Questo è grave, così com'è grave il fatto che ci sia sempre più individualismo tra i fedeli, che tendono a vivere la fede come un fatto tra Dio ed il singolo.
Nel consiglio di dare al vescovo, io ho proposto di ripristinare la tradizione cattolica nella liturgia (con tutti i dogmi ed i sacramenti e con gli altari sempre messi in risalto) e di fare sì che ci sia più unità tra le realtà parrocchiali e tra le singole persone.
Questo deve partire dai sacerdoti che devono essere formati per fare queste cose.
Forse sarò pessimista ma penso che se non si facesse così la Chiesa cattolica sarebbe ridotta ad essere un'istituzione priva di ogni significato.
Tanto varrebbe farci tutti protestanti.
Questa è una mia provocazione ma dei problemi ci sono.
Cordiali saluti.
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