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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 14 luglio 2019

Quel carattere illiberale della Rivoluzione francese

Oggi, è il 14 luglio.
Il 14 luglio 1789, ci fu la Rivoluzione francese.
La fortezza della Bastiglia, la quale fu il carcere simbolo dell'assolutismo, fu presa.
Ancora oggi, molti salutano quel fatto come "esempio di libertà".
In realtà, alcune cose debbono essere dette.
Il 12 luglio 1790, fu approvata la Costituzione civile del clero.
Con l'approvazione di tale documento, il clero fu costretto a giurare fedeltà al nuovo Stato francese.
Il 10 marzo dell'anno successivo, Papa Pio VI (nella foto, Giovanni Angelico Braschi, 25 dicembre 1717-29 agosto 1799) si oppose alla Costituzione civile del clero, dichiarandola sacrilega.
Ora, si deve fare un'analisi di quel periodo.
Prima della Rivoluzione francese, nei Paesi cattolici, il cattolicesimo era religione di Stato ma questo non significava che fosse libera.
Infatti, il XIX secolo fu il secolo degli assolutismi.
I re volevano comandare su tutto e volevano mettere le mani anche sulle Chiese nazionali, le quali erano in comunione con Roma.
Formalmente, questi re erano accondiscendenti con la Santa Sede ma nei fatti essi vedevano in ciò che faceva quest'ultima come un'interferenza.
Nella Francia rivoluzionaria, il cattolicesimo cessò di essere religione di Stato e non ebbe alcuna libertà.
Il fatto che lo Stato imponesse ai preti il giuramento fece emergere la degenerazione della Rivoluzione, la quale assunse un carattere illiberale.
I vescovi ed i preti divennero funzionari dello Stato, poiché le terre della Chiesa furono confiscate e (quindi) non ci furono più gli introiti.
Essi furono costretti a giurare, per potere avere la diocesi o la parrocchia.
Dunque, si passò da un assolutismo ad un totalitarismo.
Inoltre, la Costituzione civile del clero mise a rischio anche il rapporto tra la Chiesa francese e la Santa Sede.
Poiché dovevano giurare fedeltà allo Stato, vescovi e preti erano obbligati ad essere fedeli più allo Stato che al Papa, con il quale (però) erano in piena comunione.
Proprio perché avevano giurato fedeltà allo Stato, questi vescovi e questi preti non potevano opporsi allo decisioni prese dallo Stato, per non perdere il proprio ufficio e rischiare di avere problemi con la legge.
Questo portò alle persecuzioni.


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