percorrendo l'Autostrada A3 Napoli-Salerno-Reggio Calabria ed uscendo a Buonabitacolo-Padula, in provincia di Salerno, potrete raggiungere la Certosa di Padula.
Insieme alla Sacra di San Michele, alla Certosa di Pavia, all'Abbazia di Bobbio, all'Abbazia di San Benedetto in Polirone (che si trova qui in Provincia di Mantova) e all'Abbazia di Montecassino (tanto per citarne alcune) la Certosa di Padula è uno dei massimi esempi di struttura monastica qui in Italia.
Il luogo fu in mano ai monaci Certosini.
Dedicata a San Lorenzo, la certosa è il massimo complesso monastico nell'Italia del Sud.
I lavori della sua costruzione iniziarono nel 1306, per volere del conte Tommaso II Sanseverino (conte di Marsico e signore del Vallo di Diano) ma le varie trasformazioni, che proseguirono fino al XIX secolo, la resero il grandioso monumento che oggi noi possiamo ammirare.
Il portone della Chiesa abbaziale è del 1374.
La trasformazioni più importanti furono implementate nel XVI secolo, dopo il Concilio di Trento (1545-1563).
La doratura degli stucchi della chiesa fu fatta dal converso Francesco Cataldi e risale al XVII secolo.
Sono del XVIII secolo gli affreschi.
Nel 1807, i Certosini furono espropriati dei loro beni, per via delle soppressioni napoleoniche.
La certosa fu letteralmente abbandonata e saccheggiata.
Il suo patrimonio librario e molti suoi arredi furono dispersi.
Il complesso restò in stato abbandono per decenni.
Nel 1882, essa fu dichiarata monumento nazionale.
La certosa venne poi presa in consegna dalla Sopraintendenza per i Beni Culturali di Salerno.
Nel 1982 iniziarono i lavori di restauro che ne riportarono all'attenzione la bellezza.
La corte esterna è costituita da un grande cortile rettangolare intorno al quale erano ospitate buona parte delle attività produttive. L'originaria veste cinquecentesca, realizzata in pietra locale e rigidamente scandita dall'ordine dorico delle colonne binate, fu arricchita in epoca barocca con statue e pinnacoli. Il chiostro della Foresteria, tardomanierista, è composto da un portico con fontana al centro e da un loggiato dal quale si eleva la torre dell'orologio. La loggia è ornata con pitture seicentesche. La Chiesa è a navata unica, con cinque cappelle sul lato destro, ed è divisa in due zone da una parete. Due sono anche i cori. L'altare maggiore, rivestito con scagliola e madreperla, viene attribuito a G. D. Vinaccia (circa nel XVII secolo). La Chiesa è decorata con stucchi dorati di gusto settecentesco che vanno a sovrapporsi ad una struttura sicuramente trecentesca. Accanto alla serie di suggestive cappelle laterali, si trovano la Sala del Capitolo, ricca di stucchi settecenteschi, e la Cappella dei Tesoro, che costituiva una sorta di cassaforte dove probabilmente venivano custoditi e protetti il ricchissimo arredo della Chiesa ed i vari paramenti. Nella Cappella del Fondatore, collocata in un angolo del chiostro, si può ammirare l'altare in scagliola. La cucina, frutto di quella febbrile attività settecentesca che stravolse significativamente gli ambienti del monastero, era probabilmente un refettorio riadattato. Affreschi un po' offuscati dal tempo e dai fumi della cucina decorano la volta a botte. Da ammirare i tavoli di lavoro in pietra e la cappa enorme al di sotto della quale è collocato, sui fuochi utilizzati di solito, l'antico bollitore. Il refettorio è una sala costruita nei primi decenni dei XVIII secolo di forma rettangolare. Il chiostro dei procuratori, è composto da un portico al piano terra e da un corridoio finestrato al piano superiore: qui erano gli alloggi dei procuratori, mentre in basso era situato il refettorio dei monaci conversi. Una fontana in pietra con delfino e animali marini si trova al centro dei chiostro. La Biblioteca, un vasto ambiente che conserva il pavimento maiolicato e le decorazioni del soffitto, custodiva decine di migliaia tra libri, codici miniati, manoscritti, di cui in Certosa resta oggi solo una piccolissima parte, circa duemila volumi. Come ho scritto prima, il resto del patrimonio librario andò perduto con le soppressioni napoleoniche.
Varcata la soglia, ci si trova di fronte alla scala elicoidale che conduce dolcemente all'antisala della biblioteca. La scala è frutto di un'opera di grande perizia.
Infatti, essa è una scala in pietra, raccordata unicamente da un cordolo ricavato negli stessi scalini, culminante in una balaustra anch'essa in pietra.
Ciò le conferisce una certa leggerezza.
Il chiostro grande, con i suoi quasi quindicimila metri quadrati di superficie, risulta essere tra i maggiori in Europa. La costruzione fu avviata nel 1583 rifacendo sostanzialmente un chiostro preesistente. Il Chiostro si sviluppa su due livelli ed al centro è collocata una bella fontana a forma di coppa, realizzata in pietra e datata al 1640. Lo scalone ellittico a doppia rampa, l'ultima opera che i padri riuscirono a vedere realizzata prima delle soppressioni francesi, unisce i due livelli dei chiostro grande. Un'opera che appare come un maestoso elemento scenografico illuminato dai suoi sette grandi finestroni che spaziavano sul paesaggio circostante. Il grande giardino della clausura corrisponde in minima parte alla sistemazione settecentesca, soprattutto a causa degli interventi effettuati durante le due guerre mondiali per la costruzione dei ricoveri dei prigionieri.
Vale la pena di visitarla.
Cordiali saluti.
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