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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 17 agosto 2015

Questi preti progressisti sono una rovina

Cari amici ed amiche,

l'amico e socio Morris Sonnino ha messo su Facebook questa foto e l'ha commentata così:
"La malattia d'Europa è il cretinismo morale di alcuni prelati, che genera buonismo.
Grazie ad essa, l'Africa ci potrà sottomettere senza bisogno dell'atomica.
E in compenso, la Curia che risarcimento da ai poveri migranti?
Un puro buonismo ipocrita
".

Il Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Nunzio Galantino, ha detto che accogliere gli immigrati è "una sorta risarcimento per i danni che per anni abbiamo consumato e per i furti che abbiamo commesso nei loro Paesi".
Non ci siamo!
Lo dico anche da cattolico praticante.
Io non mi riconosco nelle posizioni di monsignor Galantino.
La mia posizione è più simile a quella dei vescovi spagnoli, che hanno detto che i poveri vanno aiutati a casa loro.
Purtroppo, la Chiesa italiana soffre di una grave malattia: il progressismo di una parte dei prelati.
Ci sono troppi prelati che parlano di politica e che lo fanno senza tenere conto della realtà dei fatti.
La realtà dei fatti dice che non possiamo accogliere tutta questa gente.
Inoltre, questi prelati inoltre, non hanno neppure una cultura complessiva.
Per esempio, la Chiesa ammette anche la guerra, ovviamente solo in alcuni casi.
Lo scrisse San Tommaso d'Aquino (1225-1274).
Queste sono le sue parole, le parole che egli scrisse nella sua "Summa Theologica contra gentiles":

"E’ vero che il Signore ha detto che di spada perisce chi di spada ferisce, ma, come già aveva scritto Agostino, “quegli aveva preso la spada senza che alcuna autorità gliene avesse concessa la facoltà”. Quindi la guerra è peccato quando la fanno persone non autorizzate. Infatti le persone private non hanno il potere di fare la guerra, potendo difendere il proprio diritto col ricorso al giudizio del loro superiore e non potendo raccogliere masse di soldati.
“E siccome la cura della cosa pubblica è riservata ai principi, spetta ad essi difendere lo stato della città, del regno o della provincia cui presiedono. E come lo difendono lecitamente con la spada contro i perturbatori interni, col punire i malfattori, secondo le parole dell'Apostolo: "Non porta la spada inutilmente: ché è ministro di Dio e vindice nell'ira divina per chi fa il male"; così spetta ad essi difendere lo stato dai nemici esterni con la spada di guerra. Ecco perché ai principi vien detto nei Salmi: "Salvate il poverello, e il mendico dalle mani dell'empio liberate". E S. Agostino scrive: "L'ordine naturale, indicato per la pace dei mortali, esige che risieda presso i principi l'autorità e la deliberazione di ricorrere alla guerra".”

La prima condizione della guerra giusta è che a farla siano i capi di Stato, ma non basta: la guerra deve avere una causa giusta.

Anche qui Tommaso cita Agostino: "Si sogliono definire giuste le guerre che vendicano delle ingiustizie: e cioè nel caso che si tratti di debellare un popolo, o una città, che hanno trascurato di punire le malefatte dei loro sudditi, o di rendere ciò che era stato tolto ingiustamente".

La guerra è giusta se ripara un’ingiustizia. Ma deve essere fatta con retta intenzione, con carità.

“Si richiede che l'intenzione di chi combatte sia retta: e cioè che si miri a promuovere il bene e ad evitare il male. Ecco perciò quanto scrive S. Agostino: "Presso i veri adoratori di Dio son pacifiche anche le guerre, le quali non si fanno per cupidigia o per crudeltà, ma per amore della pace, ossia per reprimere i malvagi e per soccorrere i buoni". Infatti può capitare che, pur essendo giusta la causa e legittima l'autorità di chi dichiara la guerra, tuttavia la guerra sia resa illecita da una cattiva intenzione. Dice perciò S. Agostino: "La brama di nuocere, la crudeltà nel vendicarsi, lo sdegno implacabile, la ferocia nel guerreggiare, la smania di sopraffare, e altre cose del genere sono giustamente riprovate nella guerra".”


Ergo, quando un Paese è minacciato si deve tenere conto anche del ricorso alle armi, come ultima opzione difensiva.
Noi dobbiamo volere la pace ma se c'è una minaccia imminente non si possono escludere le armi.
Per questo, io trovo che non sia comprensibile neppure la decisione del prete di Passo San Boldo (in Provincia di Treviso) che si è rifiutato di fare recitare la Preghiera dell'Alpino durante la messa dell'Assunta, per divieto della Diocesi di Vittorio Veneto.
Per questi preti progressisti conta solo la "Pacem in Terris", l'enciclica scritta da San Giovanni XXIII l'11 aprile 1963.
La "Pacem in Terris" è una parte della dottrina, come lo sono gli scritti di San Tommaso d'Aquino.
Questi sacerdoti non fanno un buon servizio alla Chiesa.
Cordiali saluti.




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Ringrazio un caro amico di questa foto.