by Dana Carmignani
Il tempo cambia d'agosto.
I lavori grossi in campagna all'epoca mia erano finalmente finiti, rimaneva la vendemmia, che poi con la semina di ottobre avrebbe chiuso il ciclo di un annata. Si rifiatava un po' e si festeggiava.
In tutti i paesi dei dintorni eran feste e balli, ma la festa più importante era ovviamente quella di S. Maria del 15 di agosto.
Ecco quella era il culmine dell'estate e il festeggiamento era d'obbligo dalle nostre parti. Eran processioni e messe, e alberi di cuccagna per i grandi, corse coi sacchi, giostre coi cavalli per noi bambini, e banchetti di mente, torroni, croccanti e brigidini; di noccioline infilate in collane con le quali tornavamo a casa, dopo la festa, naturalmente a piedi per mano alle nonne, inebriati da tutto quel fermento, che ebbene si capitava giusto una volta l'anno.
In tutte le case, in ogni famiglia, il banchetto festivo veniva allestito con un piatto, anche quello tipico e d'obbligo, che è “pollo e fagiolini”.
Non ci sono Santi che tengano a Ferragosto quello si deve mangià!
I fagiolini son quelli lunghi e verdi, sottili, chiamati da noi anche fagioli serpenti o stringhe e guai se quel giorno non ci sono.
Nonna all'epoca, li coltivava nell'orto quindi lascio immaginare i soliti sapori che ormai non si trovano più, così come solo qui in Toscana si trovano questi fagioli, sconosciuti invece da molte parti..
Quindi agosto era un mese lussuoso, denso di avvenimenti, ricco di tavole imbandite, di mangiate, di convivialità e giovialità. I fuochi artificiali chiudevano ogni festa in ogni paese, perchè oltre il 15 c'erano altre date a seconda dei Santi protettori di ognuno, e se non si partecipava direttamente, si allungava il collo alle varie finestre della casa, quando si sentivano da lontano di notte, per vederli e criticare e far paragoni... “ E son stati meglio i nostri quest'anno...!”
Ma per me, oltre alla realtà del mese, agosto significava riunione, riunione coi miei, ecco quella era la vera festa!
Tanto quanto ero sola gli altri mesi, ero ricca di compagnia in quel mese, che poi non era il mese intero, ma si riduceva a quei pochi giorni a cavallo del Ferragosto.
Tornavano i miei, e tornavan tutti e tutti insieme. La casa si riempiva e pareva di stare esattamente come a Milano, in un ristorante sempre aperto.
Erano i primi anni '60. Le prime volte che vedevo la famiglia tutta riunita dopo gli anni difficili. Le prime volte che i miei finalmente facevano qualche giorno di vacanza.
Prima di quel periodo non esistevano le ferie, il boom economico dell'epoca aveva portato un po' di rilassamento e di serenità anche per i ristoratori milanesi, che si permettevano le prime chiusure pur se di pochi giorni.
La casa si riempiva di gente, di giovani allegri e belli... si belli, perchè i miei fratelli eran belli tutti, e belle le fidanzate che si portavano appresso, erano ancora belli i miei genitori, e mio padre con la sua vespa nelle nostre escursioni, capeggiava una brigata di persone come un guru coi discepoli.... carismatico e affascinante era sempre lui che teneva le fila di noi tutti, con racconti interminabili che nelle tavolate, si susseguivano al mangiare. E' lì che ho scoperto la sua vita, nei racconti di quelle giornate, che avrei voluto non finissiro mai... sia le giornate che i racconti.
Le donne, certamente in cucina... con tutta quella gente in casa, mia madre e mia zia incominciavano a cucinare quando io pigliavo il caffellatte... certe ricette, certi condimenti certi modi di cucinare lì li ho visti, in quelle mattine dove il profumo del caffè vagava per casa come i profumi degli sfritti. Mia madre con lo stesso passo felpato con cui si muoveva nella vita, salava e pepava e rigirava arrosti in quella pentola che ancora adopero e che ogni volta che la prendo mi ricorda lei... come potevo diventare in una famiglia dove tutti sapevano cucinare e sapevano farlo bene?...Per la mia famiglia mettere a tavola giorno e sera quindici persone era una passeggiata.. ..
“ Vi fermate anche voi?”- diceva mia madre agli amici dei miei fratelli...certo si fermavano...si aggiungeva il tavolo pronto lì per quello scopo e via alè ...se un s'era quindici s'era venti... sempre!
Io ero solo coi grandi... “ Possibile che tu ni debba andà sempre dietro il culo...” mi diceva nonna, ma a me piaceva, e loro mi ci portavano, perchè ero gentile e non rompevo, perchè sapevo comportarmi e poi adoravo stare coi grandi, osservare, ascoltare, incamerare esperienze di altri che immaginavo poi potevano essere le mie future.
Quando le sere, li vedevo preparare per le uscite danzanti friggevo... ecco lì non mi portavano anche giustamente, ma come invece ci sarei andata volentieri io che adoravo proprio il ballo e tutto quello che comportava... immaginavo quando sarei stata grande e avrei avuto anch'io le mie serate dove mi sarei preparata, come vedevo fare in quei momenti dai miei fratelli, in tutto il mio splendore...
Il mare mi toccava però e come mi piaceva !
Erano i primi anni che lo vedevo, chi c'era mai stata al mare.. non si stava molto solo si andava al mattino e si tornava all'ora di pranzo e tutta la brigata si fermava poi alla nostra tavola come di consueto... quindi la casa era un formicolio di persone che dormivano accatastate nelle stanze, andavano e venivano, mangiavano, si divertivano, ridevano scherzavano, coi grandi che tenevano testa, e nonna che naturalmente partecipava al tutto.
La mia famiglia era diversa da quello che vedevo in giro, i miei fratelli erano moderni, non ottusi, permissivi. Erano loro che mi avevano portato i primi dischi dei Beatles e mi avevano fatto conoscere quella musica, e nonna , nonna non era da meno.... fu lei che volle che mio cugino, tornasse a prendere la fidanzata che aveva lasciata a Milano.
Sembrava brutto e mia zia non aveva voluto che la portasse, ma nonna un giorno a tavola saltò su inviperita e disse … “ Ovvia ora tu la vai a piglià e la porti qui, un lo posso vedè così ingrugnito e triste... -disse rivolgendosi alla su figliola- siamo in tanti ci pole sta anche lei...”
E lui ripartì, si rifece il viaggio a Milano e ritornò il giorno dopo con lei. Certo a letto insieme no, in quello non erano ancora così modernizzati, ma il senso di libertà che respiravo coi miei già allora non si sentiva da nessuna parte e mi faceva prevedere un destino mio molto simile, fatto di quella libertà che dicevo, ma anche di tanta bontà.
Mi godevo ogni attimo di quei momenti fino all'ultimo lumicino, come avrebbe detto nonna, perchè sapevo che così come erano arrivati tutti, tutti sarebbero ripartiti. Partivano anche i miei amici... i ragazzi corsi, i torinesi... in un attimo ero di nuovo sola con nonna e la mia vita riprendeva i ritmi soliti.
Ritrovavo i miei compagni di scuola in paese e a quello mi preparavo, ad un' avventura che mi piaceva (cos'è che non mi piace a me)... mi risistemavo i quaderni per benino, mi facevo cucire dall'Alaghise, la nostra sarta, un grembialino nuovo, perchè in quello vecchio un c'entravo più e allo stesso modo in cui mi ero goduta la compagnia mi godevo la tranquillità, le mie giornate cariche di corse e di giri in bicicletta mentre il mondo intorno cambiava e si trasformava anticipando settembre... mi godevo i cieli diversi, l'aria raffrescata dai primi temporali, mi godevo profumi e anche i sapori dei mangiari, che proprio in quel periodo cominciavano a diversificarsi...
“ S'ha affà un polentino con la farina nova bimba...?..” - mi diceva nonna in quelle sere che s'era tornate me e lei.
La tavola apparecchiata con la solita mezza tovaglia, che prevedeva noi due all'angolo una di qua e una di là... una polenta calda, la prima della stagione fatta con la nostra farina... un po' di baccalà con l'erbucci o du' coscine di pollo in umido...e la porta accostata, non più spalancata, stabilivano che l'estate era definitivamente finita.
Foto del '62 alle serate danzanti dell'epoca
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