Secondo le teorie educative degli ultimi decenni, improntate a liberare le madri dai sensi di colpa causati dal lavorare fuori casa, non è tanto importante quanto tempo passiamo con i nostri figli, quanto la qualità del tempo che dedichiamo a loro.
Le dodici-quattordici-sedici ore riservate dalla casalinga alla cura dei propri figli potrebbero non valere le due/quattro ore, devolute dalla donna in carriera, al ritorno a casa dopo una giornata di lavoro, se in queste due ore si concentra tutta l’attenzione materna, si sviluppa un buon dialogo, e si instaurano relazioni vere e profonde. Un ottimo modo per far sentire la casalinga un verme. Ma a parte questo, dal basso della mia esperienza di mamma a tempo pieno, mi permetto di dissentire. Non tanto sul “servizio” offerto ai miei ragazzi - saranno loro a giudicare, e saranno impietosi come ogni figlio che si rispetti-, quanto su alcune verità inconfutabili. Restare a casa con i propri figli, ormai universalmente riconosciuto un lusso per pochi, ti dà la possibilità impagabile di essere presenti in una lunga serie di occasioni imperdibili. Il primo sorriso, la prima parola, i primi passi. E poi lo spettacolo irrinunciabile del vederli giocare da soli, concentrati e seri nello studiarsi le manine, la scarpa, poi la bambolina, quindi il Lego e così via… In questi casi, esserci è una grande fortuna: esserci per rassicurare, per rispondere o semplicemente preparare la merenda. La quantità, nel caso del tempo, è importante. Ci vuole tanto tempo per crescere, occorre averne tanto per osservare i cambiamenti, accorgersi delle sfumature, dei cambi di umore. Ci vogliono ore e ore di vicinanza per conoscersi e la conoscenza genera sicurezza, fiducia, serenità. Peccato che il nostro sistema di welfare non lo capisca, non lo riconosca e che ancora si preferisca costruire un asilo nido, piuttosto che offrire alla mamma che lo desidera la possibilità di restare a casa con il proprio figlio, almeno nei primi tre anni di vita. Un lusso, per mamma e bambino, ma anche un investimento per un futuro più sereno.
Le dodici-quattordici-sedici ore riservate dalla casalinga alla cura dei propri figli potrebbero non valere le due/quattro ore, devolute dalla donna in carriera, al ritorno a casa dopo una giornata di lavoro, se in queste due ore si concentra tutta l’attenzione materna, si sviluppa un buon dialogo, e si instaurano relazioni vere e profonde. Un ottimo modo per far sentire la casalinga un verme. Ma a parte questo, dal basso della mia esperienza di mamma a tempo pieno, mi permetto di dissentire. Non tanto sul “servizio” offerto ai miei ragazzi - saranno loro a giudicare, e saranno impietosi come ogni figlio che si rispetti-, quanto su alcune verità inconfutabili. Restare a casa con i propri figli, ormai universalmente riconosciuto un lusso per pochi, ti dà la possibilità impagabile di essere presenti in una lunga serie di occasioni imperdibili. Il primo sorriso, la prima parola, i primi passi. E poi lo spettacolo irrinunciabile del vederli giocare da soli, concentrati e seri nello studiarsi le manine, la scarpa, poi la bambolina, quindi il Lego e così via… In questi casi, esserci è una grande fortuna: esserci per rassicurare, per rispondere o semplicemente preparare la merenda. La quantità, nel caso del tempo, è importante. Ci vuole tanto tempo per crescere, occorre averne tanto per osservare i cambiamenti, accorgersi delle sfumature, dei cambi di umore. Ci vogliono ore e ore di vicinanza per conoscersi e la conoscenza genera sicurezza, fiducia, serenità. Peccato che il nostro sistema di welfare non lo capisca, non lo riconosca e che ancora si preferisca costruire un asilo nido, piuttosto che offrire alla mamma che lo desidera la possibilità di restare a casa con il proprio figlio, almeno nei primi tre anni di vita. Un lusso, per mamma e bambino, ma anche un investimento per un futuro più sereno.
R. Florio
Ciao, oggi molte mamme (tra cui la mia) non hanno più il tempo di una volta e quindi lasciano i bambini a scuola materne...
RispondiEliminaA presto, Francesco Antonio Rossi
Lo so.
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