sul quotidiano "Il Giornale" compare un'intervista fatta a Clemente Mastella, leader dell'UDEUR ed ex-Ministro di Grazia a Giustizia del Governo presieduto da Romano Prodi e che (secondo i magistrati) fu fatto cadere dal presidente Berlusconi, il quale avrebbe corrotto il senatore Sergio De Gregorio.
Dell'intervista, fatta da Paolo Bracalini, propongo questo pezzo:
" Onorevole Mastella, dopo la sentenza sulla compravendita di senatori Romano Prodi commenta: «Sarei ancora premier».
«Consiglio a Prodi di andarsi a leggere gli atti parlamentari di quei giorni.
Il governo Prodi non cadde né per colpa di Mastella, né tantomeno per De Gregorio, che non ebbe nessun ruolo politico».
Ma è proprio l'ex senatore De Gregorio il protagonista dell'inchiesta sulle trame di Berlusconi per far cadere il governo di cui lei era ministro della Giustizia.
«De Gregorio non c'entra nulla con la crisi del governo Prodi. Molti dimenticano che lui passa dalla maggioranza al centrodestra subito dopo essere eletto, nelle prime settimane della legislatura, due anni prima che cadesse il governo! E nessuno di quelli che poi hanno votato la sfiducia a Prodi, dai senatori di estrema sinistra Rossi e Turigliatto, a quelli di Dini, al professor Fisichella, e men che meno noi dell'Udeur, furono influenzati da De Gregorio che non contava nulla, non aveva rapporti, non aveva nessuna credibilità nel centrosinistra che lo aveva messo al bando come voltagabbana. De Gregorio s'inventa un ruolo che non esiste proprio!».
Ma lei ebbe a che fare con lui?«L'ho detto anche ai pm. Un giorno mi chiama e mi dice: “Passa a salutarmi all'Hotel Majestic, ti presento un amico”. Vado lì, metto la testa dentro e trovo De Gregorio con un certo De Chiara, che già conoscevo dai tempi della Dc perché era il rappresentante del Partito repubblicano americano in Italia. Poi in piedi dietro di loro una persona che mi diede subito una cattiva impressione. Seppi dopo che era il capo della Cia in Italia»
E che avevano da dire al ministro della Giustizia?
«De Gregorio mi fa: “Se fai cadere Prodi gli americani ti saranno molto riconoscenti, potresti diventare tu il primo ministro”. Gli risposi che ero io riconoscente agli americani perché mia moglie è italo americana, e i miei zii si erano trasferiti negli Usa e da ragazzo mi mandavano i dollari per studiare all'università. Me ne andai senza neanche bere il caffè».".
"Però è vero che le sue dimissioni fecero saltare in aria il già fragile equilibrio della maggioranza.
«Ma certo, le mie dimissioni accentuarono la crisi politica che già esisteva. C'era il giovane segretario del Pd, Walter Veltroni, che mal sopportava la miriade di partiti che sosteneva il centrosinistra, e immaginava una sua sfida con Berlusconi, in un quadro bipartitico. Siccome era più giovane, e i giornali facevano il tifo per lui, si era convinto che avrebbe vinto contro Berlusconi».
Sta dicendo che furono Veltroni e il Pd ad accelerare la fine di Prodi?
«Consideravano finita l'esperienza politica di quel governo, non c'è dubbio. Veltroni voleva eliminare tutti i “nanetti”, come li chiamava, i partiti più piccoli che costituivano l'Unione e che vedeva come un ostacolo per il Pd. Mi chiamò a pranzo - mi è testimone il senatore Fabris - era il 2007, per offrirmi di abbandonare l'idea di centro ed entrare nel Pd, con tutte le garanzie possibili. Ovviamente rifiutai. Questo per dire che Prodi non aveva più consenso parlamentare. Ma anche numericamente la storia di De Gregorio non regge. Se fa i conti vede che anche senza i nostri due voti dell'Udeur sarebbe caduto lo stesso. L'unica verità è che ho subito, io e la mia famiglia, una barbarie giudiziaria, dai contorni ancora tutti da chiarire. Ci fu un evidente disegno contro di me»".
Ora, Mastella è quantomeno attendibile, essendo stato in quel governo che (secondo la magistratura) sarebbe stato fatto cadere dal presidente Berlusconi, il quale avrebbe corrotto il senatore Sergio De Gregorio.
Effettivamente, si ravvisano elementi che dicono che Mastella abbia ragione.
Guarda caso, gli equilibri dentro la maggioranza si ruppero proprio con la nascita del Partito Democratico.
I due vecchi partiti, i Democratici di Sinistra e Democrazia è Libertà "La Margherita", si fusero e formarono il Partito Democratico il 14 ottobre 2007.
La sinistra dei Democratici di Sinistra (l'ex Partito Comunista Italiano, poi diventato Partito Democratico della Sinistra con Achille Occhetto) si staccò, fondò Sinistra Democratico e una parte di questa passò alla Federazione per la Sinistra, insieme a Rifondazione Comunista.
Nel partito Democrazia è Libertà "La Margherita", che metteva insieme anche gli ex-democristiani di sinistra, si staccarono i Liberaldemocratici di Lamberto Dini e l'Unione Democratica di Willer Bordon e Roberto Manzione.
Si staccò anche il senatore Domenico Fisichella, un senatore che proveniva da Alleanza Nazionale.
Questo mise in crisi la già fragile maggioranza del Governo di Romano Prodi.
Il nuovo segretario del Partito Democratico Walter Veltroni premette effettivamente per fare avere al suo partito la maggioranza assoluta.
All'epoca, egli aveva l'appoggio della stampa e di un pezzo consistente di società e volle fare quello che Matteo Renzi sta tentando di fare ora: creare un partito che avrebbe preso voti anche dal centrodestra.
Ovviamente, gli altri partiti del centrosinistra non furono d'accordo ed il 24 gennaio 2008, con 161 no, 156 sì ed un astenuto, il governo presieduto da Romano Prodi cadde al Senato.
In quella votazione, votarono contro Clemente Mastella, Tommaso Barbato, Lamberto Dini, Domenico Fisichella, Sergio De Gregorio e Franco Turigliatto.
Il senatore Giuseppe Scalera (Liberaldemocratici) si era astenuto.
Ricordo che l'astensione al Senato vale come un voto contrario.
Ricordo che l'astensione al Senato vale come un voto contrario.
L'altro senatore liberaldemocratico Natale d'Amico votò a favore, come il senatore dell'UDEUR (il partito di Mastella) Stefano Cusumano.
Veltroni avrebbe avuto così la strada spianata, se il centrodestra non si fosse riorganizzato intorno al presidente Berlusconi e con la nascita del Popolo della Libertà.
Quindi, De Gregorio non c'entrò nulla con la caduta di Prodi.
Oltretutto, non tutti i senatori del centrosinistra che votarono contro Prodi passarono al centrodestra.
Per esempio, Turigliatto si mise formò un movimento di sinistra anticapitalista.
Fisichella si avvicinò all'Unione di Centro di Pierferdinando Casini.
Quindi, le tesi dei magistrati hanno dei punti deboli.
Quindi, De Gregorio non c'entrò nulla con la caduta di Prodi.
Oltretutto, non tutti i senatori del centrosinistra che votarono contro Prodi passarono al centrodestra.
Per esempio, Turigliatto si mise formò un movimento di sinistra anticapitalista.
Fisichella si avvicinò all'Unione di Centro di Pierferdinando Casini.
Quindi, le tesi dei magistrati hanno dei punti deboli.
Cordiali saluti.
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