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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 11 dicembre 2014

Italia, quale futuro?

Cari amici ed amiche,

leggete il mio articolo intitolato "Italia sempre più cinica e vecchia".
Ricordo con molto raccapriccio un fatto accaduto questa estate qui a Roncoferraro, Mantova, di cui ero venuto a conoscenza.
Un signore anziano stava andando in bicicletta ed era caduto.
Le auto passavano e nessuno si era fermato a soccorrerlo.
Solo un signore si era fermato ed aveva chiamato l'ambulanza.
Se io fossi stato presente avrei chiamato il 118, quello che in America (lo dico per chi mi segue dagli States) è 911, il numero delle emergenze.
Questo è un esempio del declino da un punto di vista umano dell'Italia.
Ci si scandalizza tanto del caso "Mafia Capitale" (che ha investito la politica in Roma) ma forse dovremmo iniziare a scandalizzarci delle cose più piccole e più vicine a noi.
Il quadro prospettato da una ricerca del CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali) mostra un quadro desolante del nostro Paese.
Noi italiani siamo diventati sempre più cinici.
Ciascuno di noi pensa prima al suo interesse, anche arrivando a calpestare gli altri.
Pensare al proprio interesse è legittimo.
Assai meno corretto è arrivare a fare male al prossimo per il proprio interesse.
Ciò non riguarda solo la politica ma tutti i settori della nostra società.
Il nostro Paese è sempre più cinico ma è anche sempre più vecchio.
I giovani se ne vanno via (all'estero) perché qui non ci sono più prospettive.
Io stesso sto già facendo delle domande all'estero, soprattutto, Svizzera e Canada.
L'Italia avrebbe tutte le potenzialità per fare bene, dalla cultura alle risorse paesaggistiche, ma non le sa sfruttare.
Anzi, questo patrimonio viene dissipato.
Basti pensare agli scavi di Pompei o alla chiesetta di Susano, vicino a Castel d'Ario, in Provincia di Mantova.
Mentre i giovani (bravi) se ne vanno i vecchi comandano e non sono in grado di innovare.
Inoltre, manca la meritocrazia e va avanti solo chi ha agganci con i "potenti" e non chi merita. Se poi teniamo conto del fatto che le istituzioni non funzionano, il quadro desolante è completo.
Io penso che tutto ciò nasca da una questione storica.
Come Stato, l'Italia  è relativamente giovane, nata nel 1861.
Prima, essa era un insieme di piccoli Stati divisi tra loro e spesso governati da stranieri.
Come Stato, l'Italia nacque dall'opera di Giuseppe Garibaldi, un'opera condotta da certi gruppi (e non dal popolo) e contro la Chiesa.
Gli altri Paesi nacquero molto prima e intorno alla Chiesa e spesso con il consenso dei loro popoli.
Forse, per questo motivo, noi italiani non ci sentiamo parte di "una comunità più grande".
Forse, aveva ragione il Cancelliere dell'Impero Austriaco Klemens von Metternich (1753-1859), quando disse: "L'Italia è un'espressione geografica". 
Venne fatta l'Italia ma non sappiamo ancora fare gli italiani.
Cordiali saluti. 



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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.