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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 8 settembre 2017

Invasore e ladro, ma per necessità. La nota di Filippo Facci

Questa è la nota di Filippo Facci su Facebook:


"Se tu sei un barbone e hai freddo, allora puoi entrarmi in casa di notte e nessuno ti condannerà per questo: il tribunale potrà tener conto della «particolare tenuità» della tua condotta. A teorizzarlo non è una deriva giurisprudenziale degli anni Settanta, ma la quinta sezione penale della Corte di Cassazione - sentenza depositata ieri - che ha annullato senza rinvio una condanna a 3 mesi e 10 giorni che la Corte d'appello di Brescia aveva inflitto a uno clochard straniero (ebbene sì, immigrato) che era entrato in una casa di Desenzano del Garda.
In primo grado, a dir il vero, l'uomo era stato riconosciuto colpevole di «furto in abitazione», ma in Appello il reato era stato derubricato in «violazione di domicilio»: e va detto che i giudici oltretutto avevano rinunciato ad applicare l'aggravante della recidiva che dapprima gli era stata contestata. Ma ecco che in Cassazione, ora, la ripulitura si è fatta completa: è stato accolto il ricorso dell'imputato e il fatto è diventato «non punibile». E perché? Beh, perché i consiglieri di Cassazione hanno letto la sentenza d'Appello in cui compariva la descrizione fisica del clochard (del barbone, senzatetto, chiamatelo come volete) e hanno deciso di temere conto delle sue «particolari circostanze di miseria e di emarginazione», questo anche in «considerazione dei motivi a delinquere strettamente attinenti al reperimento di un alloggio notturno». In linguaggio corrente: tu mi sei entrato in casa di notte, sì, ma sei un barbone e l'hai fatto perché sei un barbone, non perché sei un ladro professionista con una «spiccata capacità a delinquere e una maggiore gravità soggettiva». Da qui la valutazione dei giudici circa una «particolare tenuità del fatto».

Tutto chiaro? No, certo, e ci mancherebbe. In termini culturali, ma anche giurisprudenziali, siamo agli antipodi di quegli Stati Uniti dove uno sconosciuto che ti entri in casa può essere accolto a revolverate e rimanerci secco: e chiusa lì, senza processi e Cassazioni. In quel caso non importano le eventuali e «particolari circostanze di miseria e di emarginazione», o ancora la «considerazione dei motivi a delinquere strettamente attinenti al reperimento da un alloggio notturno». Siamo agli antipodi, appunto, e cioè siamo in Italia, laddove va registrata una giurisprudenza che talvolta sembra sconfinare in un garantismo sociale che travalica la lettera della Legge.
In altre parole, da noi, un comportamento proibito può anche non esserlo: perché i giudici rispondono solo alla legge, certo, ma la legge alla fine risponde solo ai giudici. In luglio, a proposito di giustizia sociale, già segnalammo un altro caso riguardante un clochard di Palermo che dapprima era stato condannato a pagare 1000 euro perché dormiva in strada coi suoi cani (in una «casa» di cartone: cosa vietata ovunque, ma che a Palermo aveva il sovrappiù di un’ordinanza del sindaco) e che però la Cassazione aveva derubricato come fatto che «non sussiste», perché «violare l'ordinanza del sindaco che vieta bivacchi o accampamenti di fortuna, tali da intralciare la pubblica viabilità, non costituisce reato». E allora a che serve l'ordinanza? Risponde ancora la Cassazione: «L'ordinanza sindacale è dettata in via preventiva ed è indirizzata a una generalità di soggetti». Un po' come quelli che mettono il cartello «attenti al cane» anche se il cane non ce l'hanno.Ma c'è un altro esempio interessante, e risale al maggio del 2016. La Cassazione in quel caso annullò una condanna per furto inflitta a un barbone che aveva rubato al supermercato (poca roba da mangiare) e che era già stato condannato a pene pur minime e già «sociali». In quel caso, la Cassazione decise che che il clochard «si impossessò di quel poco cibo per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità». Quindi non fu reato: a casa, assolto senza rinvio. Con la tentazione di lasciarci credere - noi - che talvolta la Cassazione non si limiti a orientare la giurisprudenza, ma rischi d'inventarsela. A fini sociali, certo.
Libero, 8 settembre 2017
".


Che i poveri siano da aiutare è cosa ovvia ma è cosa altrettanto ovvia che uno Stato di diritto difenda anche il diritto di proprietà.
Anzi, uno dei diritti fondamentali di uno Stato di diritto è il diritto di proprietà.
Personalmente, io la penso come gli americani: la proprietà ha una sua "sacralità" ed ognuno deve difenderla.
Sono favorevole anche all'uso delle armi, se è necessario.
Però, guardando la realtà italiana (ove le armi non sono ammesse) io penso che serva il buonsenso.
Il diritto di proprietà cardine dello Stato di diritto.
Se l'Italia è ancora uno Stato di diritto, deve difendere il diritto di proprietà.
Se si consolidasse una certa "pseudo-giurisprudenza" che ammette la possibilità di una persona di entrare in una casa non sua ed occuparla o la possibilità rubare finirebbe la convivenza civile tra le persone.
Per esempio, un giorno, io potrei trovarmi in stato di bisogno, vedere una persona per strada ed ucciderla per derubarla.
Stando a questa "pseudo-giurisprudenza", se facessi una cosa del genere, io non commetterei alcun reato.
Qui rischiamo davvero di finire con la vittoria della legge della giungla.
Io penso che serva la serietà.
Purtroppo, vedo che la serietà sta venendo meno.



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Ringrazio un caro amico di questa foto.