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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 21 settembre 2017

Ricordiamo Rosario Livatino

Ringrazio l'amico e collaboratore Angelo Fazio di questa citazione de “Il piccolo giudice. Profilo di Rosario Livatino” di Ida Abate:
"Era piccolissimo Rosario quando sentì parlare di diritto e giustizia. Suo padre, immergendosi nei ricordi del passato, racconta di quel bimbo mite, dolcissimo, che pendeva dalle labbra del nonno, il quale, presente il nipotino che portava il suo nome, ricordava qualche volta le sue esperienze di sindaco della città, le lotte sostenute a favore dei più deboli, costretti a subire ogni sorta di soprusi da parte dei prepotenti.Più tardi, al liceo, Rosario riandò con la mente -e lo disse- alle esperienze dell'avo, quando commentò, con la consueta profondità ed eleganza espressiva, il frammento poetico di Solone che stigmatizza le ingiustizie sociali: “Sazietà genera violenza quando una grande ricchezza si accumula in mano ad uomini dalla mente non sana”.

Ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990, il giudice Rosario Livatino deve essere ricordato come un eroe o come un santo laico.
Anzi, per lui si sta portando avanti un processo di beatificazione anche nella Chiesa.
Il 21 settembre 2011, questo processo è stato fatto partire nell'Arcidiocesi di Agrigento e (precisamente) è iniziato nella chiesa di San Domenico a Canicattì, che è anche il paese d'origine della famiglia dell'amico Angelo.
So che Angelo tiene molto a questo a tema e visto il bene che mi ha fatto, ho ritenuto giusto anche nei suoi confronti parlare di questo personaggio a lui caro.
Posso avere tanti difetti ma l'ingratitudine non è tra questi. Ad Angelo debbo molto.
Ora, io temo che il ricordo di questo grande magistrato rischi di diventare semplicemente una "commemorazione museale".
Invece, noi dobbiamo continuare a parlare di mafia e del fatto che essa debba essere sconfitta.
Ho inviato un articolo che ne parla anche alla professoressa Barbara Spadini, direttrice della rivista "La Civetta", la rivista dell'Associazione culturale "Pensiero e Tradizione" di Mantova, per la quale collaboro come articolista.
Ora, la mafia è un problema che resta attuale e che temo che oggi si possa riacutizzare, nonostante i progressi fatti in passato.
Per combattere la mafia non basta sbattere in galera i mafiosi.
Serve che, prima di tutto, i cittadini siano tutelati dalle istituzioni e che (quindi) queste ultime funzionino.
Per esempio, esempio, serve una riforma della burocrazia.
Oggi, noi abbiamo una pletora di burocrati che sono inefficienti e che non danno ai cittadini servizi importanti.
Inoltre, abbiamo un fisco iniquo che tassa i cittadini oltre la misura consentita.
Non parliamo poi della giustizia, la quale non garantisce né la certezza della pena né quella del diritto.
In più c'è la mancanza del lavoro, cosa che non riguarda più solo regioni come la Sicilia ma anche zone ritenute ricche, come la Lombardia.
Da disoccupato, ne so qualcosa.
A fronte di ciò, il cittadino è disorientato e la mafia rischia di farla da padrona.
Qui a Roncoferraro, in Provincia di Mantova, si parla spesso a sproposito di questo tema.
Tempo fa, ho discusso con un signore.
Ad un certo punto, io gli ho fatto un giochino, ponendogli questa domanda:

"Lei è sposato e ha figli?".

Lui ha risposto affermativamente.

Poi, io ho continuato, con queste altre domande:

"Se io fossi il suo datore di lavoro e lei scoprisse di un mio coinvolgimento nella mafia, sapendo della mancanza di certezza della pena, del fisco iniquo e della burocrazia, mi denuncerebbe?
Mi denuncerebbe, sapendo che (nella migliore delle ipotesi) perderebbe il suo lavoro e non ne troverebbe uno nuovo e (nella peggiore) lei e la sua famiglia rischiereste la vita?".

Il signore ha dato una risposta negativa.
Inoltre, dobbiamo ridare dignità alla nostre forze dell'ordine e renderle capaci di operare e non mortificarle con leggi scritte male, come quella sul reato di tortura.
Quindi, va bene sbattere in galera i mafiosi ma serve che le istituzioni funzionino a dovere e che non lascino soli i cittadini onesti e perbene.
All'Unità Pastorale "San Leone Magno", di cui fa parte la parrocchia di Roncoferraro, vorrei proporre di fare una serata dedicata alla mafia, che non è solo un problema siciliano o del Sud ma è un problema di tutta l'Italia. Mi pare che anche qui in Lombardia ci siano già stati dei casi di mafia o di 'ndrangheta. Mi pare che quest'ultima sia stata operativa nelle zone di Viadana e Curtatone. Addirittura, pare che nel Santuario della Beata Vergine Maria delle Grazie di Curtatone siano stati accesi ben sessanta lumini per la "pace tra i clan".
In una serata così, mi metterei in gioco pure io, come relatore.


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