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lunedì 25 settembre 2017

La democrazia non è prepotenza, ma lavorare per dar soluzione alle inquietudini del popolo. La nota di Vito Schepisi

Ringrazio l'amico Vito Schepisi di questa sua nota con cui ha commentato un articolo su "Il Giornale" che parla della vittoria mutilata di Angela Merkel in Germania:

"Il tracollo dei partiti della Grosse Koalition in Germania era prevedibile, nonostante i grossi risultati politici in Europa della Merkel e del suo alleato Martin Schulz. In Europa la Germania ha piegato le gambe a tutti i paesi dell'Unione, imponendo politiche intransigenti, favorendo la finanza e l'economia tedesca, e con queste le condizioni sociali della popolazione.
Tutto questo però non è bastato ad acquisire il favore dei tedeschi, perché è avvenuto destando preoccupazioni e riflessioni sul futuro.
Come dappertutto in Europa, in testa alle preoccupazioni della gente, prima che l'economia e l'occupazione, ci sono l'immigrazione e la sicurezza.
Molti si chiedono - ed il voto tedesco ne è una riprova - come si possa in democrazia ignorare l'inquietudine del popolo.
La democrazia funziona così: il popolo elegge il Parlamento - che quindi rappresenta il popolo - e nel Parlamento si forma la maggioranza che dà vita ad un esecutivo, cioè un governo che dovrebbe mettere in atto la volontà popolare.
Se non fosse così perché dovremmo chiamarla democrazia?
Sarebbe una finzione, una costosa ed inutile funzione, perché il Parlamento ed il governo potrebbero benissimo essere sostituiti dai rappresentanti delle categorie più forti: sarebbe comunismo o fascismo (soviet o corporazioni) ... che poi sono la stessa cosa e funzionano nella stessa maniera.
La sicurezza è una condizione fondamentale nella sensazione del popolo: è un elemento vitale per la qualità della vita.
La sicurezza è legata al sistema emotivo dell'individuo, lo stesso sistema che muove la libertà d'essere, di scegliere, di intraprendere, di volere: è il motore della condizione di vita degli esseri umani.
Oggi viene indicato in modo sprezzante come populista chi si richiama alla difesa del territorio e alla richiesta del rispetto delle tradizioni e delle abitudini.
Si fa molta confusione e spesso anche di tutt'erba un fascio.
Non può essere un populista chi si richiama all'identità che è portatrice dei principi condivisi di civiltà in cui viviamo e operiamo, né chi si richiama ai valori che sono l'insieme di un percorso di scelte storiche e sociali, ovvero l'insieme delle fondamenta della coscienza e della maturità civile, e quindi patrimonio di una cultura fatta di esempi, di storia, di dedizione, di rispetto, di formazione e di solidarietà.
Non c'è niente di più stupido di questa supponenza elitaria di chi pensa di poter superare il pensiero del popolo e di chi pensa di doverlo indurre con l'insulto, con la condizione psicologica e con il bombardamento mediatico a violentare la propria coscienza per sentirsi integrato nella stessa élite dei supponenti.
Il populismo è altra cosa e si riferisce soprattutto a quei movimenti che fanno riferimento alla lotta di classe o al prevalere dei sentimenti popolari, cioè forme di socialismo o di integralismo, cioè spinte demagogiche o etiche, tipo una mancia per tutti o le ondate di giustizialismo.
Anche gli elettori tedeschi hanno lanciato un segnale.
La stessa cosa accadrà in Italia, se consentiranno al popolo di votare.".


L'articolo e la nota di Vito (che ringrazio) fanno il paio con quanto scritto da Keyser Soze su "Panorama" che è intitolato "Salvini flirta con Renzi. Ma mentre i due scalpitano, Berlusconi tesse la tela".
Keyser Soze è un uomo delle istituzioni che da mesi su "Panorama" racconta la politica, dal di dentro. Lo pseudonimo è preso dal film "I soliti sospetti".
Nell'articolo di "Panorama" è scritto che il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi pensa che a vincere le elezioni siano i moderati.
In una situazione politica normale, questo ci sta.
In una situazione normale vincono i moderati.
Purtroppo, pur essendo corretto in linea di massima,  il ragionamento di Berlusconi non tiene conto di un piccolo particolare: il contesto di crisi.
Questa non è solo una crisi economica ma è anche una crisi politica e di valori.
I partiti tradizionali non riescono a dare risposte e perdono consensi.
Quello che è accaduto in Germania è la dimostrazione di ciò.
I partiti tradizionali hanno fatto la Große Koalition per salvaguardare il sistema.
Il risultato è stato lo scollamento tra la politica e la gente.
Quest'ultima deve combattere con la crisi.
In Germania, essa ha certamente colpito meno (almeno sul piano economico) ma tante altre questioni, a cominciare dall'immigrazione, ha aggravato la situazione.
Se in Germania l'AFD è cresciuta al punto di entrare in Parlamento, qui in Italia (ove la crisi è stata più dura) cosa potrebbe accadere?
Ora, la nostra Lega Nord non è l'AFD.
La Lega Nord ripudia chiaramente il nazismo.
Però, rispetto a Forza Italia, essa ha un approccio fortemente critico verso questa Unione Europea.
Perché ci sia il centrodestra, ci dovrà essere un compromesso tra gli "europeisti" di Forza Italia e gli "anti-europeisti" della Lega Nord, che saranno determinanti per la vittoria del centrodestra alle elezioni.
Questo fa cadere il ragionamento fatto da Berlusconi.



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