Nell'articolo si parla di colloqui tra il magistrato Piercamillo Davigo ed il leader (vero) del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo per pianificare la cacciata dalla politica del leader di Forza Italia, il presidente Silvio Berlusconi.
Davigo è solito dire che "i magistrati non possono fare politica".
In uno Stato di diritto le cose vanno così. Politica e magistratura sono due cose totalmente distinte.
Purtroppo, qui in Italia, le cose non funzionano così.
Infatti, proprio un magistrato come Davigo dimentica quello che dice a verbale e ascolta la voce del suo Io interiore. È un quarto di secolo che uno degli eroi del pool di Mani Pulite continua a far politica. Lasciata la guida dell'Associazione Nazionale Magistrati e tornato in Cassazione, Davigo corre da un convegno all'altro, passa dalla festa del Fatto Quotidiano (dove ovviamente ribadisce il concetto che i magistrati non sanno fare politica), quindi incontra il leader del movimento che gli piace di più, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. "Tre incontri nelle ultime tre settimane", trapela dall'entourage grillino. Tre incontri per mettere definitivamente a punto la regola "ammazza-Berlusconi". Un emendamento al rispolverato Rosatellum che dice: "Chi è incandidabile non potrà essere il capo politico di una coalizione". Così l'insidia Berlusconi sembra neutralizzata con un emendamento ad personam, alla faccia della decisione della Grande Chambre della Corte dei diritti dell'uomo, che si dovrebbe pronunciare entro il 22 novembre sul ricorso presentato dai legali dell'ex premier.
Infatti, proprio un magistrato come Davigo dimentica quello che dice a verbale e ascolta la voce del suo Io interiore. È un quarto di secolo che uno degli eroi del pool di Mani Pulite continua a far politica. Lasciata la guida dell'Associazione Nazionale Magistrati e tornato in Cassazione, Davigo corre da un convegno all'altro, passa dalla festa del Fatto Quotidiano (dove ovviamente ribadisce il concetto che i magistrati non sanno fare politica), quindi incontra il leader del movimento che gli piace di più, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. "Tre incontri nelle ultime tre settimane", trapela dall'entourage grillino. Tre incontri per mettere definitivamente a punto la regola "ammazza-Berlusconi". Un emendamento al rispolverato Rosatellum che dice: "Chi è incandidabile non potrà essere il capo politico di una coalizione". Così l'insidia Berlusconi sembra neutralizzata con un emendamento ad personam, alla faccia della decisione della Grande Chambre della Corte dei diritti dell'uomo, che si dovrebbe pronunciare entro il 22 novembre sul ricorso presentato dai legali dell'ex premier.
Io temo che il Movimento 5 Stelle possa diventare davvero la longa manus della magistratura politicizzata sulla politica.
Anzi, non solo io temo una cosa del genere.
Questo è un timore generalizzato.
Questa è minaccia alla democrazia.
Oltretutto, contro Berlusconi era stata fatta una cosa che un ordinamento di uno Stato di diritto non prevede: applicare una legge (la "Legge Severino") in modo retroattivo.
Se questa non è una minaccia alla democrazia non si sa cos'altro sia,
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