Cosa stai facendo di così bello?
Cosa stai facendo di così lucente?
Faccio un mantello per il Dolore:
bello a vedersi io lo farò
agli occhi di chi lo guarderà…
un mantello per il Dolore
agli occhi di chi lo guarderà.
Cosa costruisci, dandogli vele?
Dandogli vele per volare?
Costruisco una barca per il Dolore:
chè giorno e notte veloce sui mari
vagabondo il Dolore va…
tutto il giorno, tutta la notte
il Dolore se ne va.
Che cosa tessi con quella lana?
Con quella lana così bianca?
Tesso le scarpe per il Dolore:
silenzioso sarà il suo passo
all’orecchio di chi lo ascolterà…
leggero il passo del Dolore,
improvviso e leggero.
W.B. Yeats
"Il Mantello, la Barca e le Scarpe"
(Adattamento di Luisa Zappa - Musica A. Branduardi)
In questi versi di Yeats, tradotti e adattati da Luisa, c'è poco spazio alla contemplazione, alla nostalgia dei ricordi e al rimpianto, tutti elementi che troviamo nelle altre poesie, almeno in quelle contenute in "Branduardi canta Yeats". Tuttavia non scompare l'aspetto visionario, tanto caro al poeta Irlandese e che caratterizza tutta la sua Poesia.
Una forma di 'visionarismo', in questo caso, più subdola che tende quasi a esorcizzare quello che tutto reputiamo il maggior responsabile delle nostre sofferenze, e della mancata felicità: il Dolore. Ovviamente non è solo il dolore fisico ma anche, e soprattutto, il Dolore morale, quello che spesso annienta l’individuo. Badate bene: Yeat tratta il Dolore con rispetto, con la D maiuscola. In questi versi il poeta costruisce un mantello che renda il Dolore più gradevole alla vista, costruisce delle vele affinchè possa volare e navigare e infine gli costruisce delle scarpe di lana pura, bianca, affinchè venga leggero e improvviso, senza l’ansia del preavviso.
Yeats sembra, in ogni caso, accettare quello che è il fato avverso, o se vogliamo la Natura così bella ma anche crudele, non cerca mai una soluzione ma un rifugio. L’aspetto visionario dei suoi versi diventa così potente e suggestivo che alla fine vince sulla stessa essenza delle cose. E quale esempio migliore di “Innisfree, l’isola sul lago” che, grazie a Yeats, da un semplice, triste, scuro e arido scoglio è diventata l’isola più bella del mondo, il nostro “paradiso personale” a cui tutti credono e “vedono, e quindi esiste.
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