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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 8 febbraio 2019

Una risposta a chi sostiene il mito della Palestina

Queste sono le parole dello storico Moshe Gil nella sua opera History of Palestine:
"Agli inizi dell’VIII secolo settanta pellegrini cristiani provenienti dall’Asia Minore furono messi a morte dal governatore di Caesura, tranne sette che acconsentirono a convertirsi all’islam. Di lì a non molto, altri sessanta pellegrini, sempre provenienti dall’Asia Minore, furono crocifissi a Gerusalemme. Verso la fine dell’VIII secolo i musulmani attaccarono il monastero di San Teodosio, nei pressi di Betlemme, massacrarono i monaci e distrussero due chiese vicine. Nel 796 i musulmani misero al rogo venti monaci del monastero di Mar Saba. Nell’809 vi furono molteplici assalti a un gran numero di chiese sia entro le mura di Gerusalemme sia attorno alla città, con stupri e uccisioni di massa. Gli attacchi si ripeterono nell’813. Il giorno della Domenica delle Palme del 923 esplose una nuova ondata di violenze con distruzioni di chiese e uccisioni".

Ringrazio l'amico e collaboratore Angelo Fazio di questo spunto.
Questa è l'ennesima dimostrazione della questione del problema islamico.
La questione è molto semplice: l'Islam vinse in quelle terre nel 636, sconfiggendo i Bizantini nella battaglia dello Yarmuk.
Da lì, essi presero il comando di quelle terre, riducendo i cristiani a dhimmi, ossia a gente con diritti minori e costretta a pagare la yiza, una tassa.
Ora, i cristiani subirono persecuzioni di ogni, per essere costretti a convertirsi all'Islam.
Soltanto dopo il 1048, Bizantini ed Arabi trovarono un'intesa. La basilica del Santo Sepolcro fu ricostruita ed i pellegrinaggi cristiani ripristinati.
Il problema, però, si ripresentò dopo il 1071, anno in cui i Turchi sconfissero i Bizantini a Manzicerta ed arrivarono a Gerusalemme.
In quel momento, nel mondo cristiano si iniziò alle Crociate.
Dunque, chi sostiene la Palestina sostiene quell'idea dei cristiani visti come dhimmi.



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