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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 15 febbraio 2019

Quando la storia è usata per dividere

Oggi, ho visto una puntata de "La casa nella prateria", in cui Mary Ingalls (impersonata da Melissa Sue Anderson) voleva trattare la storia della guerra civile americana senza pregiudizi e questo ha creato scompiglio nella classe, con un compagno nordista.

Nella puntata era presente (tra i personaggi) anche Jesse James ( 5 settembre 1847-3 aprile 1882).
Ora, questa cosa mi ha fatto riflettere.
Infatti, noi italiani non abbiamo una memoria condivisa.
Per esempio, quando si festeggia il 25 aprile, chi critica la Resistenza rischia di essere tacciato di "fascismo" e di "revisionismo".
In realtà, la "Resistenza" non fu tutta buona.
Ricordo (per esempio) l'eccidio di Porzûs, che avvenne nel fra il 7 ed il 18 febbraio 1945 e in cui i partigiani comunisti massacrarono quelli cattolici e socialisti.
Penso anche alle foibe, in cui i partigiani comunisti jugoslavi di Tito uccisero gli italiani di Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, con il placet dei colleghi (comunisti) italiani.
Ricordo anche gli italiani morti in Unione Sovietica.
Il caro "tovarish" Palmiro Togliatti avrebbe potuto fare qualcosa per salvarli.
Invece, non fece nulla.
Anzi, egli si vantò di essere cittadino sovietico e non un "miserabile mandolinista".
Tra gli italiani morti in Unione Sovietica ci fu anche un mio prozio, fratello di mia nonna.
Si chiamava Giacomo Campisi.
Purtroppo, parlare di queste cose, per alcuni, costa l'accusa di "revisionismo" e di "fascismo".
Questo è un cattivo uso della storia.
Certo, l'Italia non ha il monopolio di ciò.
Penso a quello che ha fatto nel 2015 l'allora presidente USA Barack Hussein Obama, il quale ha proposto di vietare di esporre la bandiera della Confederazione, a seguito della strage di Charleston, che è avvenuta il 17 giugno.
Vietare l'esposizione di una bandiera non avrebbe certo limitato i razzisti.
Anzi, li avrebbe motivati ancora di più.
Invece, serve il riconoscimento degli errori di tutti, per potere unire le persone, anziché dividerle.

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