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mercoledì 27 febbraio 2019

In politica, anche il Papa può essere criticato

Ringrazio l'amico Filippo Giorgianni che mi ha segnalato queste parole del "Praeclara summorum" di Papa Benedetto XV:

"Ma, si dirà, egli inveì con oltraggiosa ACRIMONIA contro i Sommi Pontefici del suo tempo. È vero; ma contro quelli che dissentivano da lui NELLA POLITICA [...]. Del resto, poiché la debolezza è propria degli uomini, e «nemmeno le anime pie possono evitare di essere insudiciate dalla polvere del mondo», chi potrebbe negare che in quel tempo vi fossero delle cose da RIMPROVERARE AL CLERO, per cui un animo così devoto alla Chiesa, come quello di Dante, ne doveva essere assai DISGUSTATO, quando sappiamo che anche uomini insigni per santità allora le riprovarono severamente?".

In politica, anche il Papa può essere criticato.
Certo, la critica non deve assolutamente trasformarsi in delegittimazione o in insulto.
Però, quando si tratta di questioni politiche, anche il Papa può essere criticato.
Mi viene in mente proprio Dante Alighieri (tra il 21 maggio ed il 21 giugno 1265-tra il 13 ed il 14 settembre 1321).
Egli attaccò duramente Papa Bonifacio VIII (1230-11 ottobre 1303), per via di una questione politica dovuta all'appoggio del pontefice ai Guelfi Neri, i quali erano contrapposti ai Guelfi Bianchi, la fazione del poeta.
Eppure, quando il re di Francia Filippo IV fece oltraggiare il Papa ad Anagni (1303),  Dante condannò il fatto.
Dunque, il discorso vale anche per Papa Francesco.
Quando egli parla di "porti aperti all'immigrazione" può essere criticato anche da noi cattolici.
Lo stesso dicasi quando difende la Palestina o non prende una posizione contro il dittatore venezuelano Nicolas Maduro.
Si può anche criticare l'accordo che egli ha fatto con la Cina, il quale rischia di complicare non poco la situazione dei cattolici cinesi.
L'unica cosa che non si deve fare è delegittimarlo o insultarlo.
Dall'insulto non nasce nulla di buono.






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