Fino al 1702, quell'edificio fu una moschea.
Infatti, esso fu costruito dai Turchi tra il 1543 ed il 1543, al posto di un'antica chiesa gotica, la quale fu demolita.
Anche la cattedrale della città, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, fu convertita in moschea.
Quest'ultima fu riconvertita al culto cristiano solo nel 1687.
Dunque, noi dobbiamo stare attenti.
Nell'Islam è insita l'idea della conquista di un territorio, spingendo la popolazione locale a convertirsi ad esso.
Sia ben chiaro, non è affatto detto che la conversione venga imposta con la forza.
Nei secoli passati, infatti, quando l'Islam conquistava un territorio, ebrei e cristiani erano costretti a vivere da dhimmi.
Essi potevano praticare il culto ma dovevano pagare una tassa e non avevano tutti i diritti di cui godevano i musulmani.
Inoltre, non potevano fare proselitismo.
Alla fine, a meno che non ci fosse stata una riconquista cristiana, tanta parte della gente non musulmana si convertiva per avere quei diritti di cui godevano i musulmani.
Penso, per esempio, alla "mia" Sicilia.
Dall'827 al 1091, la Sicilia fu terra in mano all'Islam, per la conquista araba.
Gli Arabi fecero esattamente ciò che descritto prima.
Ebbene, in circa due secoli di sottomissione, l'Islam divenne la religione della metà della popolazione della Sicilia occidentale.
Nella Sicilia orientale, invece, il Cristianesimo rimase maggioritario.
L'eventuale conversione del "siciliano non arabo" (latino o bizantino) comportava la restituzione dello status di uomo libero (Mawlā) e, per un artificio giuridico non esente da implicazioni sociali di una certa importanza, egli veniva affiliato giuridicamente alla tribù araba d'appartenenza di quanti avevano combattuto nell'area e l'avessero conquistata.
Infatti, il non arabo convertito all'Islam veniva completamente eradicato dalla sua famiglia, poiché non era previsto tenere traccia delle origini e del nome da non musulmano.
Dunque, l'Islam punta a soverchiare gli altri.
Qui sta il fatto.
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