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martedì 19 dicembre 2017

Ancora la storia di re Vittorio Emanuele III

Ringrazio l'amico e collaboratore Angelo Fazio dell'articolo de "La Stampa" che è intitolato "Grande Guerra e fascismo. Le scelte del re che chiudono le porte del Pantheon".
L'articolo è un'analisi del professore Giovanni Sabbatucci, uno storico.
Ora, io penso che re Vittorio Emanuele III abbia ancora lo stigma di non essere stato energico nel cercare di contenere il fascismo e le sue leggi.
Pensiamo alla firma delle Leggi Razziali del 1938.
Non avrebbe dovuto firmarle.
Al suo posto, io mi sarei rifiutato di firmarle.
Io penso che la sua salma debba riposare qui in Italia ma senza celebrazioni.
Il rispetto è cosa dovuta ma senza celebrazioni.
Fare seppellire a Vicoforte la salma del re e di sua moglie è da considerarsi come un atto di civiltà.
Dopodiché, io penso che questo sia un Paese di matti.
Ci si preoccupa tanto di un re morto tanti anni fa ma non ci si preoccupa dei novelli antisemiti, quelli vivi.
Inoltre, questo fu il Paese in cui il 5 marzo 1953 si fece lutto per un criminale come Stalin, in cui nel 1946 un gruppo di irrudicibili fascisti trafugò la salma di Benito Mussolini e in cui nel 1878 gli anticlericali cercarono di gettare la salma di Papa Pio IX nel Tevere.
Questo Paese è caratterizzato da eccessi e finché non supererà certe cose che la storia gli riservò tanti anni fa non avrà mai una pacificazione interna.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.