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giovedì 21 dicembre 2017

Invece di criticare USA ed Israele, il Vaticano pensi ai cristiani perseguitati

Questa è la nota di Giulio Meotti che ho trovato su Facebook:
"Il cardinale Pietro Parolin, ministro degli Esteri del Vaticano, oggi rilascia una fitta intervista al Corriere della Sera su Israele: "Gerusalemme è una città unica e sacra per ebrei, cristiani e musulmani. Dovrebbe avere uno statuto speciale che ne faccia una 'città aperta', offra assicurazioni di libertà religiosa per i membri delle tre religioni che condividono i luoghi santi e permetta l’accesso ai pellegrini. Il cuore della proposta, quindi, è quello di uno statuto speciale garantito internazionalmente". Quante bugie e omissis in poche righe (ma le aveva ripetute anche l'ineffabile Donatella di Cesare sul Corriere e le ridice il furbo Barenboim). Prendiamo la Spianata/Monte del Tempio: gli ebrei ci possono mettere piede soltanto come infedeli, guardati a vista, arrestati se pregano, oltraggiati, da turisti. I musulmani con la violenza hanno impedito che venissero installati persino dei metal detector dopo che avevano violato i luoghi santi. La Tomba di Rachele è un bunker angosciante a causa del terrorismo palestinese. La Tomba di Giuseppe è stata data alle fiamme più volte dai palestinesi e gli ebrei possono andarci soltanto come ladri di notte, assieme a un battaglione dell'esercito. La Tomba dei Patriarchi a Hebron è un ghetto diviso a metà e ogni giorno Israele ferma qualche palestinese con delle armi. Parlo con cognizione perché ho visitato più volte tutti questi luoghi. Il cardinale Parolin si faccia spiegare bene come stanno le cose in Israele. Quest'anno ci sarà un boom senza precedenti di pellegrini cristiani. Gli unici discriminati, gli unici che rischiano, sono gli ebrei nell'accesso ai loro luoghi santi. Un diritto che si sono dovuti conquistare con la forza e la volontà, contro l'Onu, il jihad, l'Europa e tutta la brava gente che conta. Nessuno, non certo il Vaticano e tanto meno i palestinesi, avrebbe mai concesso loro quel diritto. Il Vaticano si occupasse dei cristiani di Mosul, del Sinai, di Aleppo, che alla libertá religiosa a Gerusalemme Israele ci pensa alla grande per tutti. Il cardinale Parolin lo chiedesse ai conventi cristiani a Gerusalemme est, che hanno chiesto a Israele di essere inglobati nella parte israeliana della barriera antiterrorismo. Ma quand'è che avranno il coraggio di dirla, la verità?".

Invece di storcere il naso per il fatto che il presidente USA Donald Trump abbia riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, il Papa e tutti coloro che stanno in Vaticano dovrebbero preoccuparsi di più dei cristiani perseguitati in ogni dove.
Lo scrivo senza volere essere malevolo nei confronti del Santo Padre.
Però, il problema esiste.
Penso ai cristiani perseguitati, per esempio, a Cipro Nord.
In Israele, invece, i cristiani vivono in pace.
Come capitale di Israele, Gerusalemme può essere per davvero la città della pace per tutte e tre le religioni monoteistiche.
Io penso che alla fine anche il Santo Padre ringrazierà Trump di quest'opera.

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