Dell'articolo, riporto questo passaggio:
"L’editoriale di Francesco Cancellato mi induce ad ulteriori riflessioni. Non, questa volta, in contraddizione con le sue ma in aggiunta. Sono convinto da decenni che i flussi umani da/per l’Italia siano, al contempo, il miglior indicatore del declino (come lo chiamammo su noiseFromAmerika dal 2006 in avanti) ed uno dei suoi motori principali.
Francesco riporta una frase del presidente del Ciad: «Perdiamo persone, perdiamo braccia valide» notando che Gentiloni avrebbe potuto dire altrettanto. Vero, ma con un distinguo importante: avrebbe dovuto sostituire “braccia” con “cervelli”. Ed è lì che sta il punto: l’Italia importa braccia ed esporta cervelli. Dove, meglio chiarirlo subito, con “cervelli” non si intende solo (neanche principalmente) ricercatori o aspiranti professori universitari ma, invece, persone dotate di capacità professionali e motivazioni superiori alla media in ogni campo di attività, dalla medicina all’architettura, dalla ristorazione all’ingegneria e financo al giornalismo, passando ovviamente per l’accademia".
Sono perfettamente d'accordo.
L'Italia è un Paese malato e questa malattia si chiama mediocrità.
Per proteggere interessi particolari consolidati, il nostro Paese si sta suicidando.
Per esempio, le cooperative godono di privilegi fiscali, frutto di un compromesso con il Partito Comunista Italiano.
Se non ci fossero questi privilegi, si potrebbe abbassare un po' il gravame di tasse sulle imprese e favorire un po' l'imprenditori privata, la ricerca e l'industria.
Invece, per proteggere gli interessi di bottega di alcuni, questa cosa non è stata fatta.
Inoltre, manca il trait d'union tra istruzione e mondo del lavoro.
Per esempio, negli USA, le aziende e le fondazioni finanziano i progetti delle università.
Oltre a ciò, le aziende seguono i percorsi di quegli studenti da esse scelti per inserirli un domani nei suoi organigrammi.
Nell'istruzione si fa troppa materia umanistica mentre non si valorizza a sufficienza la scienza.
Per andare avanti, un Paese non deve avere solo avvocati e filosofi ma anche medici, scienziati ed ingegneri, oltre che operai specializzati e tecnici.
Inoltre, non si riescono a fare le infrastrutture.
Appena si fa partire un progetto, ecco che arriva il primo movimento (come quello dei No TAV) che punta a fare un gran casino e a bloccare i lavori.
Senza infrastrutture non si fa impresa e senza impresa scappano anche i cervelli.
Così, ci si deve accontentare delle braccia che arrivano da fuori.
I diplomati ed i laureati che restano qui sono penalizzati.
So di che parlo, dato che (come diplomato specializzato) non riesco ad avere una posizione lavorativa stabile.
Noi ci stiamo suicidando.
Questo è un dato di fatto.
Ci stiamo suicidando per avere scelto di essere prigionieri dei veti dei sindacati, delle cooperative e di tutti questi gruppi che negli anni ci hanno frenati.
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