"Grazie, signora Presidente.
No, collega Fiano, non ci siamo proprio.
Non ci siamo in primo luogo perché è e resta illiberale, comunque la raccontiate, ritenere che delle opinioni che a voi e anche a me non piacciono – per il solo fatto di non piacere a voi e a me – non debbano circolare. Questo è illiberale.
È, invece, proprio di un ordinamento liberale ritenere che anche le opinioni aberranti debbano poter circolare. Che liberali siamo se abbiamo paura che, nel libero mercato delle idee, le buone idee non siano in grado di resistere alle idee cattive? Che liberali siamo se riteniamo che le idee che voi e magari anch’io riteniamo cattive debbano essere messe fuori circolazione? Davvero abbiamo così poca fiducia nelle nostre idee?
Secondo. Chi stabilisce – lo stato? voi? un politburo? un soviet del momento? il ministro dell’istruzione pro tempore? – cosa si possa e cosa non si possa dire, quali immagini sì e quali immagini no, quali gadget possano stare in commercio e quali no?
Terzo. La storia del comunismo (ovviamente escluso dalla vostra legge: quello si può sempre propagandare in Italia…) non la potete archiviare così, onorevole Fiano, e vale anche per la resistenza in Italia. Se siamo persone che hanno onestà intellettuale e memoria buona, anche in quella resistenza occorrerà ricordare che c’erano coloro che erano antifascisti in nome della libertà e c’erano – invece – coloro che erano sì antifascisti ma in nome di un’altra dittatura, cioè per imporre una dittatura di segno diverso. E non potete impedire di ricordare questa, che è una elementare verità storica.
E allora, la faccio breve, signora Presidente, la sostanza è questa: voi siete antifascisti, come tanta parte della storia comunista e della sinistra italiana, ma non siete antitotalitari.
Siete contro alcune lesioni della libertà, ma non siete contro tutte le lesioni e tutti gli attacchi alla libertà: è questo che fa la differenza tra voi e noi, tra comunisti (o oggi politically correct, che è il nuovo volto della sinistra che si crede “dabbene”), e chi era e resta liberale".
Non ci siamo in primo luogo perché è e resta illiberale, comunque la raccontiate, ritenere che delle opinioni che a voi e anche a me non piacciono – per il solo fatto di non piacere a voi e a me – non debbano circolare. Questo è illiberale.
È, invece, proprio di un ordinamento liberale ritenere che anche le opinioni aberranti debbano poter circolare. Che liberali siamo se abbiamo paura che, nel libero mercato delle idee, le buone idee non siano in grado di resistere alle idee cattive? Che liberali siamo se riteniamo che le idee che voi e magari anch’io riteniamo cattive debbano essere messe fuori circolazione? Davvero abbiamo così poca fiducia nelle nostre idee?
Secondo. Chi stabilisce – lo stato? voi? un politburo? un soviet del momento? il ministro dell’istruzione pro tempore? – cosa si possa e cosa non si possa dire, quali immagini sì e quali immagini no, quali gadget possano stare in commercio e quali no?
Terzo. La storia del comunismo (ovviamente escluso dalla vostra legge: quello si può sempre propagandare in Italia…) non la potete archiviare così, onorevole Fiano, e vale anche per la resistenza in Italia. Se siamo persone che hanno onestà intellettuale e memoria buona, anche in quella resistenza occorrerà ricordare che c’erano coloro che erano antifascisti in nome della libertà e c’erano – invece – coloro che erano sì antifascisti ma in nome di un’altra dittatura, cioè per imporre una dittatura di segno diverso. E non potete impedire di ricordare questa, che è una elementare verità storica.
E allora, la faccio breve, signora Presidente, la sostanza è questa: voi siete antifascisti, come tanta parte della storia comunista e della sinistra italiana, ma non siete antitotalitari.
Siete contro alcune lesioni della libertà, ma non siete contro tutte le lesioni e tutti gli attacchi alla libertà: è questo che fa la differenza tra voi e noi, tra comunisti (o oggi politically correct, che è il nuovo volto della sinistra che si crede “dabbene”), e chi era e resta liberale".
Sono completamente d'accordo con queste parole, che ho trovato su "Il Forcone del Diavolo".
Il ddl Fiano è illiberale.
Il principio del ddl Fiano non è l'antifascismo ma il totalitarismo.
Mandare in carcere una persona che in casa sua ha un busto raffigurante Benito Mussolini o qualche altro gadget fascista è totalitarismo.
In pratica, lo Stato vuole andare a comandare nelle case dei cittadini.
Un paradosso di questa storia è il fatto che coloro che si dicono per "l'antifascismo e la democrazia" sono coloro che oggi vogliono imporre il loro pensiero esattamente con i metodi totalitari del fascismo che essi contestano.
Un altro paradosso, invece, è il fatto che oggi lo Stato vada a controllare le case dei cittadini mentre (per esempio) non va a controllare le moschee ed i centri culturali islamici per vedere se c'è del materiale che inneggia al terrorismo.
Chi capisce questi "signori" del Partito Democratico è bravo.
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