leggete l'articolo scritto sul blog "Ribellione Nazionale" che è intitolato "Urge vendicare Ermes Mattielli! Urge difendere Sicignano a spada tratta e con la pistola in pugno!".
Incomincio nel modo in cui incomincia il succitato articolo:
"Questo bel signore sorridente e sereno si chiamava Ermes Mattielli.
Questo signore di Vicenza era un uomo buono, un uomo che per guadagnarsi da vivere faceva il rigattiere, un mestieraccio, umile, che ti permette di sopravvivere forse, un mestiere che quelli che hanno la puzza sotto il naso classificano come un mestiere infimo, da gente che vale poco".
Ora, vado avanti con le parole mie.
Per avere sparato a dei ladri che erano entrati nel suo magazzino per rubare, Ermes è stato denunciato, processato e condannato a cinque anni di carcere e a pagare un risarcimento (che non avrebbe mai potuto pagare) di 135.000 Euro.
Qualche giorno fa quel poveretto è morto di crepacuore.
Ora, era evidente che (oltre ad essere stata sproporzionata) quella condanna fosse stata ingiusta perché Ermes stava difendendo sé stesso, la sua famiglia e le sue cose.
Io penso che difendere sé stessi, i propri cari ed i propri beni sia un diritto.
Certi buonisti hanno fatto di lui il mostro.
Ora, l'articolo di "Ribellione Nazionale" fa il paio con l'editoriale scritto da Giorgio Mulè su "Panorama" ed intitolato "Brutto il Paese che non conosce le scuse".
Non hanno chiesto scusa coloro che hanno condannato Ermes, come coloro che hanno fatto di lui un mostro.
Questo sarebbe un Paese civile?
Lo stesso discorso vale per i casi di persone che vengono indagate e sbattute sulle pagine dei giornali come delinquenti incalliti e poi (magari) assolte.
Chi ha responsabilità importanti deve avere anche l'umiltà, e la grandezza, di presentarsi in pubblico e ammettere di aver sbagliato.
Sbagliare è umano e noi siamo tutti uomini.
Invece, nessuno di coloro che hanno sbagliato si è mai scusato.
Se questo è un Paese civile io sono il re d'Inghilterra.
Cordiali saluti.
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